Alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 conferenza della miniserie Rai Leopardi – Il poeta dell’infinito, con il regista Sergio Rubini e il cast, da Leonardo Maltese a Cristiano Caccamo, da Giusy Buscemi ad Alessandro Preziosi: ecco cosa hanno raccontato
Leopardi – Il poeta dell’infinito è la nuova miniserie Rai presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024. Alla conferenza ufficiale sono intervenuti il regista Sergio Rubini, i produttori Maria Pia Ammirati e Beppe Caschetto, e il cast composto da Leonardo Maltese, Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi, Alessio Boni, Valentina Cervi, Fausto Russo Alesi e Alessandro Preziosi.
Maria Pia e Beppe, in che modo questa serie è in grado di dialogare con i giovani?
M.Ammirati: «La domanda è molto interessante. Leopardi è sempre stato un poeta vicino ai giovani, perché è il poeta del dissidio, della rottura, sempre nuovo, un grande pensatore oltre che poeta. Il suo pessimismo è sempre stato in dissidio con la sua anima vitale che viene fuori in questa serie. Il regista è riuscito a tirare fuori questo vitalismo, di contro allo stereotipo di un Leopardi sempre triste e ammalato, è sempre stato un poeta del quotidiano che si scontra con l’universo».
B.Caschetto: «Mi limito a dire che l’idea di lavorare ad un progetto del genere è venuta a Sergio più di 20 anni fa. Volevamo lavorare sulla figura di questo uomo, superando lo stereotipo scolastico di un Leopardi attorcigliato nel dolore, e abbiamo legato questo racconto a degli sviluppi drammaturgici tipici della fiction. È stato un progetto difficile con una fase di produzione di oltre 13 settimane».
Sergio il racconto delle passioni politiche di Leopardi colpisce particolarmente…
S.Rubini: «Con gli sceneggiatori abbiamo approfondito, stupendoci, la figura di questo pensatore ed intellettuale multiforme, così diverso da quello imparato sui banchi di scuola. Hanno spesso cercato di catalogarlo, il suo pensiero era così innovativo che tutti cercavano di tirarlo alla propria parrocchia, ma lui era un artista libero e spregiudicato, dal pensiero sempre giovane. Noi abbiamo voluto fare un Leopardi senza gobba, volevamo raccontare la morfologia del suo pensiero e non del suo corpo. La mia stella polare è stata il film “Amadeus” di Milos Forman, in quel film si raccontava il mozartismo più che la vita di Mozart; ecco, noi abbiamo cercato di raccontare il pensiero di Leopardi, farlo conoscere sotto una nuova luce. Sono un regista di cinema… ma ho puntato sulla Rai e sulla televisione».
Gli attori come hanno costruito questi personaggi in grado di dialogare con il pubblico odierno?
L.Maltese: «Leopardi è un poeta giovane, ed era una persona giovane. I suoi sono temi comuni a tutti gli adolescenti. Lui amava la vita e voleva avvicinarcisi il più possibile, sentiva la bellezza intorno a sé ma non riusciva ad afferrarla… Mi relaziono molto a questa inadeguatezza, e credo sia lo stesso per molti giovani».
C.Caccamo: «Sergio aveva tutto molto chiaro, è bastato parlarci una volta e avevi donata l’idea del personaggio. La cosa su cui ci siamo concentrati è un senso d’amore, fraterno… ma anche qualcosa in più. Questo è un film sull’amore, e ho cercato di concentrarmi su questo sentimento nel rapporto. Lavorare con Sergio è facilissimo, mi sentivo in colpa se non ero super preparato. Sergio era lì con noi che si emozionava».
V.Cervi: «Quando Sergio mi chiama so già che mi proporrà un personaggio scomodo. Mi fece leggere un passo dello “Zibaldone” dove Leopardi raccontava di sua madre… Mi chiesi, da “dove lo prendo questo personaggio”? Una donna schiava della cristianità bigotta, lei era vittima di questa dimensione e ho provato una profonda tenerezza. Ringrazio Sergio per questi personaggi…orribili (risate), che mi fa interpretare».
A.Boni: «Sergio mi ha chiamato che ero in tournée, quando ho letto la sceneggiatura mi ha conquistato. La capacità di toccare il classico, nella figura giovanile e innovativa di Leopardi. Lui cercava la verità, una cosa ostile, la sua coerenza ha sempre dato fastidio».
G.Buscemi: «Fanny è stata consegnata alla storia da Leopardi come Aspasia, una donna che si è presa gioco di lui. Per me è stato bello scoprirne l’afflato romantico. La novità è il tema del rifiuto, rifiutare Giacomo e amare Antonio. C’è un desiderio molto malinconico in lei, un desiderio di desiderare».
A.Preziosi: «Io sono grato a Sergio per il personaggio che mi ha affidato, durante un percorso anche mio personale verso la fede, che ho capito essere fiducia in se stessi. Don Carmine si è inserito in una coincidenza molto interessante. Sul set ho cercato di raccontare il mistero di una domanda banale, il “chi sono io e come posso confrontarmi con il sistema della chiesa di allora?”. Ho passato la notte a guardare la serie e ne sono stato commosso, i giovani scopriranno chi ha aperto la via della parola».
F.Russo Alesi: «Io sono stato incendiato di passione da Sergio per questo personaggio meraviglioso. Lavorando su Giordani ho provato a raccontare un uomo completamente devoto al talento, perché davanti al talento si alzano le mani, si fa tutto per alimentarlo, era un padre libero dal possesso per Leopardi. Insieme a Sergio ho provato a raccontare l’indispensabilità dell’essere liberi. Tramite la poesia possiamo riprenderci dalle nostre miserie».