L’eroe, opera prima di Cristiano Anania con protagonista Salvatore Esposito, racconta la parabola della debolezza umana divisa tra etica e interesse. Un ambizioso giallo dalle tinte noir, che però non convince del tutto.
L’eroe di provincia
«Che cos’è un eroe? Un eroe è qualcuno che serve per sentirci migliori, qualcuno a cui chiedere un sacrificio quando noi non abbiamo più il coraggio di rischiare. È un simbolo che ci aiuta ancora a sperare nel prossimo e in noi stessi e a credere che, alla fine, il bene trionferà sempre sul male», questo è l’incipit dell’opera prima di Cristiano Anania, L’eroe. La storia racconta del giornalista e scrittore mai pubblicato Giorgio Pollini che, relegato dal direttore del quotidiano per cui lavora in una sonnolente redazione di provincia, riesce a raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi grazie a un importante fatto di cronaca, che vede coinvolto il giovanissimo nipote della potente imprenditrice vinicola locale Giulia Guidi.
Da Andrea Molaioli a Donato Carrisi
Anania, dopo aver collaborato come assistente con i grandi del cinema come Avati, Tognazzi e Caselli, e dopo aver realizzato diversi spot pubblicitari e cortometraggi, giunge al suo primo film, di cui cura sceneggiatura e regia. Chiarissimi sono i modelli a cui fa riferimento per la stesura del suo giallo a tinte noir, contornato da personaggi ambigui e misteriosi, basti pensare a prodotti italiani di alta qualità come La ragazza del lago di Andrea Molaioli o La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi.
Una parabola sulla debolezza umana
Infatti, proprio come nei modelli di riferimento, quella che ci viene illustrata in questo lungometraggio è una vera e propria parabola sulla debolezza umana, sulla difficoltà di far coincidere etica e interessi personali. Sulla facilità con cui i media e la società riescano a esaltare o a distruggere un individuo soltanto con poche parole, inserite nel posto giusto al momento giusto, senza dar loro troppo peso, o forse gravandole talmente da renderle peggiori di ciò che vogliono realmente comunicare. Una parabola sulla meschinità che mette in scena la peggiore versione di se stessa, poiché allontanata dai suoi scopi, e che accusa l’ingenuo, il “diversamente uguale” di atti mostruosi, innalzandosi a giudice supremo, ricordandoci che in fondo, in questo mondo, il bene raramente vince contro il male.
Un cast di livello
Il punto forte de L’eroe è decisamente il cast, infatti Anania si affida a Salvatore Esposito e a Cristina Donadio, il Genny Savastano e la Scianel di Gomorra, per i ruoli principali, e le loro eccellenti interpretazioni impreziosiscono la pellicola. Inoltre Esposito, dopo la divertente commedia Puoi baciare lo sposo, dimostra ancora una volta un’estrema versatilità attoriale, impersonando un personaggio completamente lontano e differente dal boss camorrista televisivo. Bravi anche Marta Gastini, Vincenzo Memolato ed Enrica Guidi, rispettivamente nei ruoli della dolce e ingenua Marta, del disabile Francesco e di Costanza Guidi, figlia di Giulia e madre del bambino rapito.
Si poteva fare di più
Lo stile registico è effettivamente buono, ma alcuni buchi nella sceneggiatura non rendono L’eroe un film all’altezza delle ambizioni del suo autore e delle aspettative dei suoi spettatori. Lo sviluppo di determinate situazioni è visibilmente superficiale, e il profilo psicologico dei vari personaggi non è adeguatamente approfondito, errore che rischia di abbandonarli alla mercé della più classica stereotipizzazione. Ma è assolutamente chiaro che essendo un film indipendente e a basso costo, soffre di tutte quelle conseguenze che ne derivano. Ovviamente ciò non intacca il valore di Anania, che sicuramente farà meglio con il secondo lavoro, e che riuscirà a farsi largo tra i giovani registi italiani da tenere d’occhio.
L’eroe è un film scritto e diretto da Cristiano Anania, con Salvatore Esposito, Marta Gastini, Vincenzo Nemolato, Enrica Guidi e Cristina Donadio, al cinema dal 21 marzo, distribuito da Mescalito Film.