La nostra recensione di L’esorcismo – Ultimo atto, debutto registico dello sceneggiatore Joshua John Miller con protagonista Russell Crowe, ormai abbonato allo scontro con il Maligno: un paio di buone idee non salvano un horror fiacco e pigro, nonostante David Hyde Pierce
Russell ci è ricascato. Non gli bastava l’essere diventato L’esorcista del Papa, ci voleva L’esorcismo – Ultimo atto per farlo tornare nell’arena a sfidare il Signore dell’Oscurità, il Grande Anniversario o almeno, in questo caso, uno dei suoi tanti sottoposti. Questa volta il campo da battaglia è il set (pensate un po’?) di un horror a sfondo demoniaco, in cui Crowe veste i panni di un attore alle prese con problemi di depressione e alcool chiamato a rimettere in sesto la propria carriera e la propria vita. L’esordiente dietro la macchina da presa Joshua John Miller (co-autore anche dello script) ci mette un paio di buone idee potenziali e un David Hyde Pierce sprecato, ma tutto il resto è da dimenticare. Persino Satana merita di più.
Un set maledetto
Anthony Miller (Russell Crowe) è un attore ormai alla deriva, tormentato dai demoni del suo passato. Quando finalmente ottiene un ruolo da protagonista in un film horror sugli esorcismi, Anthony sembra riprendere contatto con la realtà, ricucendo persino il rapporto complesso con la figlia Lee . Durante le riprese, però, inquietanti fenomeni iniziano a susseguirsi sul set del film, trascinando Anthony in un baratro di follia. Scena dopo scena, il comportamento dell’uomo si fa sempre più sinistro, rendendolo una pericolosa minaccia persino per sua figlia. Quale terrificante mistero aleggia sul set del film e sui suoi protagonisti? Quale oscuro segreto si cela nel passato di Anthony? Ma soprattutto, potrebbe esserci un demone che vuole impossessarsi di lui?
Lasciate in pace il Diavolo
Che L’esorcismo – Ultimo atto non fosse esattamente rivoluzionario nell’approccio al sottogenere dell’horror demoniaco, lo si poteva intuire già nel cold open iniziale. Siamo su un set e un uomo sta provando delle battute in latino, o meglio delle preghiere per un esorcismo, le luci d’improvviso si spengono, qualcosa nell’oscurità attacca l’uomo che precipita dall’ultimo piano della casa di scena. Apertura che più classica non si può, ma poi un piccolo scarto sembra arrivare quando capiamo che il tempo filmico coinciderà in parte con quello extra-filmico e che l’opera prima di Joshua John Miller vorrebbe esplorare le dinamiche orrorifiche reali che si creano nel e per dare vita all’orrore romanzato.
Per farlo quindi Miller e il suo-sceneggiatore e marito M.A. Fortin lavorano sul più classico dei traumi pregressi nella backstory del protagonista Anthony, vedovo di moglie e in perenne conflitto con la figlia adolescente Lee. Siccome però il diavolo fa le pentole e nel cinema fa anche i coperti apprendiamo che Anthony è una star in declino verticale a causa di certi comportamenti tossici, ma anche per aver abbandonato figlia e moglie durante la terribile malattia di quest’ultima spassandosela in giro e spendendo un patrimonio. È interessante in questo senso notare come la parabola del personaggio non si allontani poi moltissimo da quella che è la parabola dell’attore, ed è forse l’elemento su cui il film avrebbe dovuto spingere.
Se infatti l’intero L’esorcismo – Ultimo atto è costruito su un immaginario meta-cinematografico ormai grezzo e sovraccarico (specialmente per un genere come l’horror) l’intuizione di lavorare su Russell Crowe come specchio filmico dei suoi demoni interiori (problemi d’alcool, scatti improvvisi di violenza) rimane l’unico vero motivo d’interesse del film, anche aiutato da una performance molto fisica e sofferta da parte del divo neozelandese. Negli istanti in cui Anthony si fa Russell e Russell si fa Anthony la pellicola sembra giocare davvero bene con la sua dimensione metafilmica, ma il tutto poi viene annacquato da una gestione narrativa davvero troppo ingenua e sconsiderata.
I soliti problemi
L’esorcismo – Ultimo atto si porta purtroppo appresso la solita sequela di cliché e trucchetti volti allo spavento, tra apparizioni improvvise, aumenti esponenziali di decibel, jumpscare più o meno prevedibili/previsti e un utilizzo delle luci che solo in un paio di sequenze ben fotografate da Simon Duggan rivela la profondità e la rotondità dell’orrore possibile al di là dello sguardo filtrato dalla macchina da presa. Purtroppo il problema principale sta nella scrittura, abbozzata e incapace di costruire tensione o angoscia nello spettatore o di tridimensionalizzare il rapporto tra Anthony e Lee. Questo aspetto nuoce a catena su tutto il resto del film, dalla recitazione o troppo enfatica o troppo piatta dei comprimari (si salva solo David Hyde Pierce) alla messa in scena un po’ troppo scolastica e patinata.
Un paio di buone idee in fase di concept non salvano quindi questo horror demoniaco dall’inferno delle opere sciatte e senz’anima, oltre che senza una identità filmica precisa. La certezza è che a Hollywood si continua a pensare agli horror come film di paura ma rassicuranti, come se l’oscurità finisse con l’accendersi delle luci in sala allo scorrere dei titoli di testa. Invece il genere horror deve turbare, angosciare, rimanere dentro lo spettatore a lungo, avendo il coraggio di spingersi fin dentro all’oscurità che racconta senza paura dei mostri che potrebbe trovarvici. Si sa però che, alla fine, l’unico demone che i produttori temono è quello del botteghino.
TITOLO | L’esorcismo – Ultimo atto |
REGIA | Joshua John Miller |
ATTORI | Russell Crowe, Ryan Simpkins, David Hyde Pierce, Adam Goldberg, Samantha Mathis, Sam Worthington, Chloe Bailey, Adrian Pasdar |
USCITA | 30 maggio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Eagle Pictures |
Due stelle