Ligabue, il racconto del disco Dedicato a noi track by track

Luciano Ligabue_ph. Maurizio Bresciani
Luciano Ligabue_ph. Maurizio Bresciani

A poche ore dall’attesa uscita, ecco il racconto delle undici canzoni che compongono Dedicato a noi, il nuovo disco di Luciano Ligabue

Venerdì 22 settembre esce Dedicato a noi (Warner Music Italy), il quattordicesimo album di inediti di Luciano Ligabue e che sarà disponibile in digitale e nei formati fisici CD, CD deluxe, vinile, box numerato (in esclusiva per Warner Music Italy Shop), doppio vinile blu (in esclusiva per Amazon.it), doppio vinile giallo (in esclusiva per la Discoteca Laziale), doppio vinile rosso (in esclusiva per Feltrinelli) e doppio vinile verde (esclusiva Indie). Ecco il racconto delle undici tracce che lo compongono.

Così come sei

“Lui e lei hanno quel destino scritto da altri, altre vite fa è l’unica cosa che hanno o almeno è l’unica cosa in eredità”. Apriva con queste parole Lambrusco, coltelli, rose e pop corn, il secondo album di Luciano. Una strofa che introduceva la storia di una coppia di ventenni che scappavano da un paese, dalle loro famiglie e da un destino che sembrava inevitabile.
La canzone era (ed è) Salviamoci la pelle. Adesso, più di trent’anni dopo, Luciano ha voluto aprire questo suo nuovo album, andando a vedere come stanno oggi i protagonisti di quella canzone. Anche in questo pezzo la ritmica marcia a un bpm alto, come se la “velocità di vita” dei due non fosse mai calata. Su questa base musicale scopriamo che, a quanto pare, in questi trent’anni i due si sono “salvati la pelle” a modo loro e soprattutto insieme. E che ora, a cinquant’anni suonati e con i figli già indipendenti – e anche senza il pretesto di un anniversario o una ricorrenza particolare – hanno ancora la libertà e la voglia di festeggiare se stessi quando vogliono. Raggiungono una collina che evidentemente conoscono molto bene. Da lì, ancora una volta, dominano sulla loro città. E dopo l’amore c’è spazio anche per la tenerezza. Poi, alla faccia dei cambiamenti del corpo, come se fosse un rito di rinnovamento dei propri voti: da sempre e per sempre ti voglio così come sei.

La parole Amore

Una linea ipnotica di basso accompagna una donna verso chi la sta aspettando. È un rincontro che avviene dopo chissà quanti anni. La visione di lei – che mentre si avvicina sembra attraversare diverse fasi temporali – si carica di sentimenti divisi fra ricordi e
tempo reale. Si tratta senz’altro, per entrambi, di una relazione importante, finita evidentemente in modo brusco tempo prima. È comunque una complicità che si riallaccia velocemente permettendo con facilità di superare gli imbarazzi. E ora, andando oltre le malinconie del tempo, quasi come due vecchi amici. La memoria continua a sovrapporsi all’attimo presente. Dalla scena sembra che mentalmente ognuno dei due si stia immaginando come sarebbe potuta andare se la loro storia fosse continuata. È lei a uscire dall’impasse cercando di sdrammatizzare. Gli stati d’animo continuano ad accavallarsi, a confondersi.

E ci scappa da ridere
delle nostre parole
senti come ci cambia tutto
sotto sotto
la parola amore

La metà della mela

In una fase sociale così difficile come questo inizio anni ’20 ognuno ha, se non altro, l’occasione di fare i conti con le proprie priorità. Luciano con questo album sembra davvero aver fatto i conti con ciò che gli sta a cuore e nonostante abbia spesso sostenuto che “le canzoni d’amore sono forse le più difficili perché ne sono state scritte miliardi, molte delle quali bellissime” ne ha scritta una, evidentemente molto sentita, in cui ripercorre:
una splendida storia
che non finisce mai più
abbiamo avuto giorni strani
e giorni molto più normali
ci siamo presi tutto il tempo
che c’era e che c’è

Su un tempo in tre – su cui Luciano altre volte si è sentito a suo agio – si svela che il loro incontro sembra quello fra due diverse solitudini su due binari paralleli tenuti dalle traversine ci siam sentiti meno soli davvero io e te. Una convivenza fatta anche di momenti duri ma resa forte dalla consapevolezza di “essersi trovati” E ancora la coscienza di quanto ognuno abbia investito nel rapporto – l’impegno richiesto, gli adattamenti, le rinunce – ma
anche del premio ricevuto.

Dedicato a noi

“La cosa che più ci accomuna è la diversità individuale.” Luciano ha spesso sentito il bisogno di ricordare quanto il percorso di ognuno di noi sia unico e irripetibile. “La somma di esperienze, avvenimenti, sensazioni, credenze, successi e fallimenti, letture, visioni, ascolti, convinzioni, scuole fatte, genitori avuti, traumi subiti, relazioni, insomma tutto ciò che si imprime nelle nostre menti e nei nostri corpi, non solo rende ognuno di noi senza uguali ma ne rende unica anche la visione delle cose. Sì, credo proprio che, come le
impronte digitali e il suono della voce, anche la visione delle cose di ognuno sia unica.”

Ripensando a questa convinzione di Luciano è come sentire dietro a ogni frase di una sua canzone un’altra sua frequente affermazione: “così è come la vedo io. Ancora meglio: come la vedo io in questo momento”. Tutto questo non ha mai scalfito in lui il bisogno di sentirsi parte di un insieme. Di quel “noi” che ogni tanto fuoriesce nella sua produzione. Quel “noi” che a volte pare raccontare l’unione fra lui e il suo pubblico, a volte rappresentare la sua cerchia d’amici, altre volte, invece, sembra mettere insieme chi condivide le stesse priorità.
Un “noi” non recintato né troppo definito, che sembra piuttosto avere dietro un grande “ci siamo capiti”, lasciando così all’ascoltatore la libertà di riconoscersi o no. Il “noi” a cui Luciano fa riferimento in questa canzone – che non a caso dà il titolo all’album – è probabilmente lo stesso di quello cantato in “Non è tempo per noi” ma con una minore amarezza. Un “noi” che sembra meritare una ricompensa: anche solo quella di essere dalla stessa parte. È un lavoro che non finisce mai, quello della ricerca di un senso e di qualcuno insieme a cui cercarlo. Il pezzo, cominciato con una delicata frase di piano, via via prende un piglio più aggressivo fino al momento in cui Luciano quasi urla, all’interno della riflessione generale, un pensiero specifico e commosso su Luciano Ghezzi, bassista dei
ClanDestino e morto qualche tempo fa.

Musica e parole

Il pezzo più ironico dell’album. La base musicale, robusta, è fatta di piccole esplosioni e frammenti e va di pari passo col testo. Come se si dicesse che ci sono dei pezzi da mettere insieme. L’ironia è rivolta soprattutto verso certi comportamenti collettivi. Luciano comincia confessando il suo spaesamento rispetto a molti degli atteggiamenti sociali diffusi.

Poi, però, ancora una volta l’incontro con l’”altra” diventa salvifico, come un nuovo punto di partenza. L’ironia riprende verso chi non vuole vedere la crisi climatica. Quindi, come al suono di una sveglia o di una carica:

è tempo di guarire
spegnersi o bruciare
musica e parole
è tempo di smaltire
sciogliere il dolore
musica e parole
è tempo di applaudire
prendere o lasciare
musica e parole
è tempo di sentire
siamo ancora insieme
musica e parole

Una canzone senza tempo

Lo stesso ristorante romano in cui lui e lei sono già stati anni fa. È tutto uguale, come sospeso nel tempo, anche le stesse reliquie sportive appese ai muri perché se è vero che Roma è la citta eterna, allora è proprio lì che il tempo ha un altro valore, nonostante i cambiamenti a essere la cornice più giusta per una storia senza tempo

e siamo dentro una canzone senza tempo
come se il tempo rimanesse fermo qui
nella città che non finisce
c’è qualche bacio che guarisce
e non c’è niente che sia meglio di così

Ligabue
Ligabue

Quel tanto che basta

Durante il tour europeo Luciano ha contratto il covid e la malattia lo ha costretto a rimanere recluso per circa una settimana nella camera d’albergo di Parigi dove alloggiava.
Le giornate erano molto lunghe ma Maioli è riuscito a recuperare una chitarra acustica e a fargliela avere. Quel tanto che basta è la canzone che Luciano ha scritto in uno di quei pomeriggi. La traccia è la numero 7 dell’album e, come ormai Ligabue ci ha abituato, le canzoni con quel numero nelle tracklist dei suoi dischi hanno sempre un sapore particolare.
Questa, all’interno di Dedicato a noi sembra essere il corrispettivo dell’occhio del ciclone: la calma inattesa. In una vera e propria atmosfera come di “pacificazione”, testo e musica parlano di normalità. Un giorno fatto di piccoli gesti quotidiani, che non sembra avere nulla di speciale E in questa canzone apparentemente “piccola” ma in realtà centrale rispetto ai contenuti del disco Luciano chiude cantando:

mi chiedi a cosa sto pensando
“finalmente a niente” ti rispondo

Niente piano B

Subito dopo la quiete di Quel tanto che basta parte la canzone più dura dell’album che sembra cominciare con un andamento folk-rock ma poi marcia spedita, tirata da una ritmica trascinante. Il curioso vocalizzo di Luciano a inizio pezzo (deng-deng-deng-dong) evoca il suono di una campana, come se si trattasse di una chiamata generale. Poi, vengono fissate le condizioni richieste per potersi muovere. La frustrazione e la disillusione verso diversi aspetti che ci riguardano, fanno presagire ombre cupe sul “futuro in
costruzione”. Fra guerre e questione dei migranti, disuguaglianze sociali, negazionismo climatico, la direzione è fortemente intrapresa e non sembra prevedere curve, ma a fine pezzo la chiamata all’impegno individuale diventa esplicita.

Chissà se Dio si sente da solo

I primi anni di questo decennio sono stati (e sono) durissimi: la pandemia, la guerra in Ucraina, i disastri dovuti alla crisi climatica e tutte le conseguenze sociali prodotte, la cronaca nera e il tasso di femminicidi, non hanno lasciato (e non lasciano) tregua. Più i tempi sono difficili più aumentano anche le angosce individuali. Luciano prova a raccontare la nostra fragilità facendo un elenco di paure in cui in diversi si riconosceranno. La cosa più curiosa, ci fa notare, è che si possa soffrire non solo la paura di un tema, un soggetto, una condizione, ma anche del suo contrario.

Un tranquillo ostinato di piano elettrico fa da sottofondo per l’elenco delle paure ma, al momento del ritornello, Luciano – quasi a commento della sua stessa fragilità – sente il bisogno di “umanizzare” la figura di Dio, come per sentirlo più vicino. Allo stesso tempo il centro del pezzo ha tutto l’aspetto di un’invocazione

chissà se Dio si sente solo
qui sotto la paura rende soli più che mai
chissà se Dio si sente solo
se gli bastiamo
se gli manchiamo

Stanotte più che mai

Abbiamo visto che l’album si apre con la storia di una coppia ritrovata trent’anni dopo la loro prima apparizione (in “Salviamoci la pelle”). Ora, a chiusura disco, Luciano vuole raccontare un’altra storia di diciottenni, ma in questo caso un lui e una lei dei giorni
nostri. Due ragazzi con l’adolescenza segnata dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali.

a diciott’anni è già fin troppo stanca
di quei diciotto gliene han rubati due
ha fatto stare il mondo in una stanza
ma quella almeno era sua
lui nel display ha una foto di Bukowski
e tira avanti a xanax e caffè
gli han sempre detto di stare un po’ al suo posto

se solo sapesse qual è
un incontro al centro commerciale, forse con poche aspettative, senonché
non sai mai perché succede
puzza quasi di magia
può sembrare un film già visto
può sembrare fantasia
ma uno stacco temporale
e “dove andiamo?” “dove vuoi”
se scommetti su una notte
è stanotte più che mai
la loro conoscenza approfondisce velocemente fra insicurezze e nervosismo
lei torna in bagno si controlla il trucco
come se quello le bastasse mai
lui ha la gamba che gli balla troppo
ordina un altro tocai

Riderai, il primo singolo estratto

Il primo singolo è anche il pezzo che chiude l’album. E l’album si chiude, appunto, con un incitamento alla “speranza che deriva dal buon senso”. Quante volte ci siamo sentiti dire: “di tutto questo un giorno riderai”? Quante volte le nostre preoccupazioni si sono rivelate infondate? Quante volte, nonostante averlo visto sulla nostra pelle, passiamo ad altre preoccupazioni che a loro volta si dimostreranno inutili? Luciano non ha voluto svelare a chi si sta rivolgendo in questa canzone (la moglie? la figlia? il figlio? un’amica? un amico? se
stesso?), ma a questo punto della sua vita ha voluto confermare che sì, è proprio così: certo non di tutto, ma di molte delle cose che ci stanno tediando arriveremo a ridere.

Luciano Ligabue - Una canzone senza tempo cover
Luciano Ligabue – Una canzone senza tempo cover

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