Intervista a Liliana Fiorelli, artista emergente che si è fatta notare al cinema, in tv, sul web e anche nel mondo della musica: Giorno Zero è il suo singolo d’esordio, un brano che lei stessa definisce “orgogliosamente pop”
Liliana Fiorelli ha lavorato al cinema (Confusi e Felici, Fortunata, Bentornato Presidente, I Predatori, Il regno), in tv (sia come autrice che come attrice) e sul web (come creator e interprete nel gruppo Le Coliche). Alla lista si è appena aggiunta la musica con l’uscita del suo primo singolo Giorno Zero, un brano pop che invita a conquistare ciò che si ama e ad appropriarsi della propria felicità una volta per tutte. Il lockdown ha dato la spinta che serviva, ma Giorno Zero è solo l’inizio di questa nuova avventura che Liliana ci ha voluto raccontare.
Giorno Zero (disponibile su Spotify) segna il tuo esordio musicale e nasce in un periodo in cui si sente davvero il bisogno di “ripartire”: il tuo progetto parte dal lockdown o ha radici più profonde?
L’aver passato la quasi totalità del lockdown a pulire casa ha assunto per me e per molti di noi un significato metaforico. Tagliare i rami secchi, scrostare macchie antiche, eliminare chi non ci è necessario. Non mi sono data per vinta e mi sono concessa di sperimentare su carta ciò che per troppo tempo era rimasto nell’aria, incompiuto. Forse mi mancava il coraggio, forse il tempo. Ma nel cassetto avevo già scritto molte canzoni, più o meno complete, e piano piano vedranno la luce. Giorno Zero ha radici profonde: segna per me il momento in cui scelgo di seguire l’istinto, di ripartire da me. L’inizio della vera felicità. Le immagini che racconto sono una conquista essenziale che spesso mi nego nel turbinio di questa quotidianità tecnologica. Smartworking, workout, sexting… a volte è bello scoprire il bello di questa vita analogica. Ho un rapporto conflittuale con la virtualità e la tecnologia – nel videoclip distruggo persino un laptop e un iPhone!
Si tratta di un brano pop, è un genere che ti rappresenta al 100? Ce ne sono altri nei quali vorresti cimentarti?
Adoro il pop perché è un genere che ben si combina ad una pluralità di direzioni. Va oltre la musica – diventa storia, moda, stile. Sono un’ascoltatrice famelica ed eclettica, ma mi sento una degna figlia del pop anni ’90. Quando sono sola canto canzoni di Nina Simone o Billie Holiday. Preziose sono state le “eredità” di ascolto dei miei genitori. Fin da piccola ho ascoltato – e tutt’ora ascolto – i vinili di cantautorato italiano anni ’60 e ’70. Gaber, Mina, Dè Andrè, Patty Pravo, Ivano Fossati, Loredana Bertè, Bruno Lauzi: identità musicali carismatiche e preziosissime nelle quali affondo le radici.
Nel brano si sente la voglia di uscire, di ripartire: che sensazioni vorresti suscitare nel pubblico che ti ascolta?
Il sorriso, la gioia spontanea, i commenti felici e sollevati che ricevo: “Avevo proprio voglia di una canzone così, di un video così”. Ricevo messaggi davvero incoraggianti sia dai miei colleghi, sia da attivisti della comunità LGBT. Non c’è soddisfazione più grande.
Cinema, tv, web, musica: ci dici una cosa in particolare che ami di ognuna di queste cose che fai?
Con piacere. Del cinema amo ogni singolo passaggio. I provini, in questo periodo spesso in selftape, che tengono in allenamento, l’analisi del testo, la scoperta di nuove scritture e stili, il set, meravigliosa conquista di un percorso lunghissimo che in pochi conoscono. Per quelle poche settimane di set c’è un lavoro che dura anni, precedenti e successivi. Il cinema contiene e conterrà spesso un mistero magico, per me un luogo sacro in cui poter lavorare con un tempo organico al proprio personaggio, alla propria creatura. Della TV adoro il lavoro di squadra. Nelle mie esperienze ho trovato gruppi che sono diventati quasi delle famiglie. La Gialappa’s e Quelli che il Calcio, con i loro autori, conduttori, colleghi, mi hanno insegnato davvero un mestiere, mi hanno messa alla prova. In TV, nell’intrattenimento, sei sempre chiamata in causa. Con “la diretta” poi, non ci sono inganni. Pensa, alla fine della prima diretta della mia vita sono caduta a piangere, tanta era l’adrenalina!
Del Web adoro la libertà, il senso di gioco che si crea come in una bottega. I prodotti migliori sul web, a mio parere, nascono da una componente di intuizione e genuinità. Mezzi semplici, qualche talento e una freschezza che compiscono nel segno anche milioni di persone. Il Web, in questo, ha una componente unica rispetto a tutti gli altri media: la “costumer care”, le opinioni, i commenti, sono diretti e non filtrati. Se un prodotto piace, lo vedi in maniera palpabile. Ogni utente è come se si sentisse responsabile del tuo successo “condivido tra i miei amici perché tutti devono conoscere questo video!”: questo è il lato bellissimo e luminoso, il passaparola. Può portare a grandissimi risultati. La musica per me rappresenta l’ambito più intimo e puro. Non ho strategia, non ho nulla da dimostrare. Sono io, con le mie parole, nella squadra di lavoro di cui mi fido, e uno studio in cui lavorare tra mille strumenti, grandi silenzi, e pause di decompressione. Mi diverto moltissimo. Un mondo tutto da esplorare in cui dimenticarmi del mio corpo, ragionare solo attraverso le onde sonore.
Al cinema hai partecipato ad un progetto che è piaciuto molto, ovvero Il regno: che esperienza è stata e come ti sei trovata sul set?
Molto divertente! Un set che ti trasportava davvero indietro nel tempo. Osservare al lavoro Stefano Fresi e Max Tortora, geniacci della commedia e non solo, per me stato molto importante.
Di recente hai ricevuto il Premio Giuseppe De Santis come attrice emergente: cos’hai provato nel sentire il tuo nome portato a modello per il talento femminile nel cinema?
Se esiste qualche video si potrà vedere la mia incontenibile emozione. Mi è stato consegnato direttamente dalle mani della sig.ra De Santis, Gordona. Sulla targa c’è scritto “per una carriera che possa durare decenni” – spero di non deludere. La strada sembra essere giusta.
Musicalmente, invece, che premio sogni di vincere in particolare?
Non penso ai premi, penso ai prossimi pezzi! E lo dico con la massima umiltà: voglio rimanere concentrata sul lavoro.
Immagina che qualcuno, parlando di te, ti paragoni ad un’artista del passato: a chi vorresti essere accostata?
La sparo grossa? Cher.