Limonov, recensione: neanche Ben Whishaw può salvare quest’opaca trasposizione di Carrère

Limonov - Ben Whishaw
Limonov - Ben Whishaw

La nostra recensione di Limonov di Kirill Serebrennikov con Ben Whishaw protagonista, in concorso a Cannes 77 e liberamente adattato dal romanzo omonimo di Emmanuel Carrère: una trasposizione opaca e senza un baricentro che spreca la potenza del materiale originale

Tra i grandi titoli di Cannes 77 Limonov era, almeno sulla carta, quello con il potenziale d’interesse più alto sia per la natura del materiale di partenza, lo splendido romanzo omonomo di Emmanuel Carrère, e sia perché dietro la macchina da presa ci sarebbe stata la mano di Kirill Serebrennikov 0che per l’occasione dirige Ben Whishaw. Per questo la delusione è tanta per un film così opaco, così inutilmente pomposo e barocco, istrionico nel senso peggiore del termine e incapace di trovare un baricentro, un focus di qualunque tipo che non sia il fascino del proprio protagonista.

Limonov - Viktoria Miroshnichenko e Ben Whishaw
Limonov – Viktoria Miroshnichenko e Ben Whishaw

L’uomo che ha visto il mondo

Un militante rivoluzionario, un delinquente, uno scrittore underground, il maggiordomo di un miliardario a Manhattan. Ma anche un poeta, un amante delle belle donne, un guerrafondaio, un attivista politico e un romanziere che ha scritto della propria grandezza. La storia della vita di Eduard Limonov (Ben Whishaw) è un viaggio attraverso la Russia, l’America e l’Europa durante la seconda metà del XX secolo.

Limonov - Ben Whishaw
Limonov – Ben Whishaw

Tanta forma, poca sostanza

Non si capisce come mai Serebrennikov, che magari non sarà l’autore del secolo ma che ha dimostrato in passato di possedere una certa mano, abbia potuto sbagliare così tanto l’equilibrio di toni, intenzioni e anime che costellano questo Limonov. Un film macedonia che miscela l’anima dandy e quella ribelle del protagonista, sacro e profano, lusso e merda, paradiso e inferno senza però avere la capacità di compattare la propria narrazione. La vita del protagonista Eduard, ispirato si dice alla figura dello scrittore, poeta e militante russo  Ėduard Veniaminovič Savenko, diventa un pastiche che privilegia la bulimia della forma sulla sostanza senza però neanche riuscire a lasciare un momento visivo memorabile.

Purtroppo non aiuta la causa un Ben Whishaw imbolsito, incredibilmente spento e quasi svogliato il cui Limonov è costantemente preda di una sbruffonaggine gigionesca che nulla ha a che vedere con il dolente trasformismo del personaggio originale, mutaforma costretto a nascondersi di continuo per scappare da una vita piena di orrori, oggetto inafferrabile e discontinuo modellato da tanti mondi diversi. Qui invece si assiste alla fulminea decomposizione di un’idea di cinema (e prima ancora di letteratura) che ha nello studio dello Zeitgeist contemporaneo il suo punto fermo, senza gli inutili orpelli di un film girato male, scritto male e troppo vicino a certi bassi standard televisivi.

Limonov - Ben Whishaw
Limonov – Ben Whishaw

Depotenziare Carrère

Il problema maggiore però sta nell’operazione di estremo depotenziamento del romanzo da cui tutto nasce, poiché Limonov è un’opera monocorde, sciatta, preoccupata del suo essere cool più che della sua dimensione cinematografica. Se Carrère dipingeva il suo anti-eroe come una figura violenta e contraddittoria, detestabile a amabile allo stesso tempo, idealista e menefreghista e soprattutto se in lui fotografava le rovine del Novecento  franate su tutta la società russa (e dell’Europa orientale), il film che ha anche contribuito a sceneggiare in qualità di consulente commette l’errore di appiattire il suo stesso protagonista e di contro tutti gli altri personaggi, le città, gli eventi e la vita che lo circondano.

Non basta l’apporto di una brava Viktoria Miroshnichenko nel ruolo della moglie Elena, lei sì molto più a fuoco e vicina al personaggio cartaceo ma sottoutilizzata purtroppo, né un paio di discrete intuizioni registiche (l’arrivo a New York che sembra preso da un gangster movie) a salvare un film auto-parodistico, ridicolo in certe scelte (perché prendere un attore inglese per interpretare un russo?) e troppo pavido in altre. Quella che manca a Limonov è l’anima martoriata, imperfetta, sospesa tra farsa e tragedia, tra carne e sangue della narrazione di Carrère, della quale purtroppo porta solo i diritti di trasposizione.

TITOLO Limonov
REGIA Kirill Serebrennikov
ATTORI Ben Whishaw, Viktoria Miroshnichenko, Tomas Arana, Corrado Invernizzi, Evgenij Mironov, Andrej Burkovskij, Maša Maškova
USCITA 5 settembre 2024
DISTRIBUZIONE Vision Distribution

 

VOTO:

Due stelle

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