L’innocenza, recensione: il bullismo secondo Kore’eda

L'innocenza - Soya Kurokawa ed Eita Nagayama
L'innocenza - Soya Kurokawa ed Eita Nagayama

La nostra recensione de L’innocenza, il nuovo film di Kore’eda presentato in concorso a Cannes lo scorso anno: un film brutale e assieme delicato che scandaglia i fondali della colpa e della vergogna, parlandoci della tragedia della crescita di fronte al bullismo

Non si è aggiudicato premi a Cannes 2023 L’innocenza, il nuovo film di Kore’eda uscito a 6 anni da Un affare di famiglia, ma di certo ha consolidato l’arte del racconto di grande delicatezza e umanità del maestro giapponese. Un racconto che qui si sposta dalle coordinate tipiche del cineasta nipponico, prevalentemente basate sui legami familiari, per andare a toccare il tema del bullismo e argomenti altrettanto spinosi come quelli legati alla disinformazione, al lato oscuro della società del Sol Levante e alla dolorosa tragedia della crescita. Un film che si apre a strati disvelandosi nella sua complessità, forse anche un po’ compassato ma sicuramente in grado di toccare certe corde emotive.

L'innocenza - Soya Kurokawa ed Eita Nagayama
L’innocenza – Soya Kurokawa ed Eita Nagayama

Una nuova amicizia

Preadolescente silenzioso e riservato, Minato (Soya Kurokawa) ha perso il padre quando era piccolo e vive con la madre Saori (Sakura Ando), impiegata in una stireria. Vittima a scuola di un professore eccessivamente severo, Minato è difeso dalla madre, la quale si scontra duramente con la preside dell’istituto. Eppure qualcosa non torna: Minato dice la verità o il suo professore è innocente? E se si sbagliasse anche quest’ultimo a considerare il suo alunno un bullo? Perché a guardar la storia da vari punti di vista la realtà cambia e il vero soggetto diventa l’amicizia nascosta tra Minato e un suo compagno di scuola, preso di mira perché effemminato.

L'innocenza - Sakura Ando
L’innocenza – Sakura Ando

Bullismo e bugie

Chissà come mai in Italia si è scelto un titolo opposto all’originale giapponese Kaibutsu (怪物), che letteralmente significa mostro e che anche nei paesi anglosassoni è stato mantenuto (Monster). Perché sarebbe stata una scelta opportuna, persino necessaria, se Kore’eda avesse deciso di infondere questa storia con l’ironia ma qui d’ironia ce n’è molto poca e se c’è non è così esplicita. Invece L’innocenza è un racconto di mostri, di quelli creati dalla rigidità morale della società giapponese, dalle sue regole ferree ma anche dall’animo umano coi suoi demoni, con le sue contraddizioni e con le sue debolezze. 

E in fondo nella parabola di Hori e Minato si avverte il sentore di una tragedia in atto, una lenta e inesorabile discesa in un abisso di bugie e bullismo, ricatti morali e sopraffazione che vengono man mano sbrogliati attraverso vari punti di vista. Un multistrand del punto di vista che fa il paio con i celebri Rashomon, Snake Eyes o il più recente The Last Duel ma anche un’opera che gioca con la sua stessa linearità diegetica, andando avanti e indietro di continuo fino a permettere allo spettatore di avere un quadro esaustivo della vicenda. Vicenda che si apre con un incendio in una casa, a cui assistono lo stesso Minato e sua madre Saori, per poi invece diventare fluviale, acquosa, inafferrabile.

Kore’eda sposta il focus dalla famiglia, e quindi dall’inferno privato, alla società nipponica tutta e quindi ad un inferno pubblico, mettendo in mezzo il tema del bullismo assieme ad argomenti come quello della crescita, dell’importanza della verità e della sua sfuggevolezza, del rapporto tra nuove e vecchie generazioni. Una pellicola stratificata e piena di anime, che si disvela lentamente con tempi rari nel cinema contemporaneo e che richiede una dose maggior di sensibilità e, perché no, anche di pazienza per essere fruita al meglio.

L'innocenza - Akihiro Kakuta ed Eita Nagayama
L’innocenza – Akihiro Kakuta ed Eita Nagayama

Raccontare il lato oscuro

Se il Giappone per Kore’eda ha sempre rappresentato la cartina da tornasole di un racconto più universale, non c’è dubbio che ne L’innocenza la chiave di lettura sia molto più a fuoco sulla società nipponica che in passato. Se abbiamo già accennato di bullismo e conflitto generazionale trovano anche molto spazio la descrizione di una certa tossicità nelle relazioni interpersonali e lavorative, oltre che una critica neanche troppo velata all’inflessibilità del pensiero giapponese. Lungi però dal voler offrire una visione documentaristica, Kaibutsu punta sulla dimensione umana dei suoi personaggi imperfetti e frastagliati, senza però esagerare mai ma restando appena oltre i margini del pudore.

Se il cast è di primissimo livello ( e d’altronde i nomi coinvolti sono ben conosciuti ai fruitori del cinema dell’estremo Oriente) e la sceneggiatura granitica, sono le musiche del compianto Ryuichi Sakamoto e la regia stessa a puntellare, con poche note e curatissimi movimenti di macchina, i beat emotivi di una storia straziante, terribile e meravigliosa assieme. L’innocenza è la dimostrazione di come il cinema più autentico e potente sia composto dal quanto che basta, né più e né meno. Solo che in pochi possono permettersi di raccontare questa storia con questa sensibilità, e Kore’eda è uno di questi.

TITOLO L’innocenza
REGIA Kore’eda Hirokazu
ATTORI Sakura Andô, Eita, Soya Kurokawa, Hinata Hiiragi, Mitsuki Takahata, Shido Nakamura, Yuko Tanaka
USCITA 22 agosto 2024
DISTRIBUZIONE Bim Distribuzione

 

VOTO:

Quattro stelle

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