Little Joe, recensione: un inquietante ritratto delle pulsioni sociali

Little Joe, recensione: un inquietante ritratto delle pulsioni sociali

Recensione di Little Joe, diretto dall’austriaca Jessica Hausner: una piantina che può realizzare i desideri di chi la possiede mostra con una freddezza agro-dolce gli aspetti più orridi degli impulsi umani

Una nuova bottega degli orrori

Alice (Emily Beecham, premiata a Cannes come Miglior attrice) è una madre single che lavora come esperta di genetica vegetale in un’azienda che si occupa dello sviluppo di nuove specie di piante. Qui arriva a progettare un tipo di fiore molto particolare, dall’intenso e affascinante colore rosso vermiglio, esteticamente molto bello. Ma le sue doti non si limitano all’aspetto esteriore: tenuta ad una temperatura ideale, se la si nutre correttamente e le si parla regolarmente, la pianta è in grado di donare felicità al suo proprietario. Trasgredendo alla politica aziendale, Alice decide di regalare uno di questi fiori a Joe, suo figlio adolescente, dando come nome alla pianta quello di “Little Joe”. È l’inizio di una spirale terribile: man mano che la pianta cresce, la donna comincia a capire che forse il fiore non è così innocuo come credeva.

Un limbo carico di tensione

Little Joe incarna uno dei peggiori difetti dell’uomo: l’incapacità di sapersi accontentare di ciò che si ha. È questo desiderio a far perdere il controllo ai protagonisti, tra cui spicca Alice: sempre più invischiata in una spirale angosciante, uscirne e tornare ad un vita normale apparirà via via impossibile. Pur non arrivando al vero e proprio horror, la pellicola regala diversi scossoni e congela in un limbo carico di tensione. Difficile rimanere sereni di fronte ad una pellicola che rispetta gli intenti del genere in modo attento e coscienzioso, senza mai diventare grossolano.

Emily Beecham - Little Joe
Emily Beecham – Little Joe

Primo film in inglese per Jessica Hausner

Il cast, guidato egregiamente dalla Beecham, accompagna lo svolgersi dei fatti con la giusta freddezza. In linea generale la recitazione è coerente con le scelte registiche di Jessica Hausner, attenta a mantenere un certo rigore formale. I colori freddi e una staticità di fondo danno un senso di distacco che ben si adatta alla storia, alla sua visione pessimistica e alle punte di ferocia che pur non mancano. La vera protagonista resta tuttavia la piantina: una volta venuta a galla la sua vera natura, la Hausner tende a valorizzare il contrasto tra il suo aspetto magnetico e la disperazione che può portare nelle persone che le si avvicinano troppo.

Un cattivo che affascina

In fondo molti horror e thriller, nella storia del cinema, si sono affidati a cattivi dall’aspetto accattivante: è proprio così che le vittime vi si avvicinano fiduciose, per poi accorgersi – troppo tardi – dell’errore fatto (basti pensare a Hitchcock e al suo Norman Bates). Per quanto riguarda la visione di Little Joe, la scelta risulta azzeccata qualora si cerchi un brivido leggero o una tensione continua che non sfoci nel terrore. La pellicola beneficia e viene penalizzata al tempo stesso dal suo essere “ibrida”: chi è alla ricerca del nuovo Sesto senso non troverà ciò che cerca. Tuttavia, chi vuole fermarsi un passo prima (ma sempre senza accomodarsi troppo serenamente in poltrona!) apprezzerà la storia di una piantina che sa farsi notare.

Little Joe è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2019. Arriva nelle sale italiane il 20 agosto 2020 distribuito da Movies Inspired. Nel cast anche Ben Whishaw e Lindsay Duncan.

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