La nostra recensione de L’ultima vendetta, revenge movie a metà tra thriller e western con Liam Neeson già passato l’anno scorso a Venezia: opera granitica e tesa che si regge sulle spalle di una brava e spietata Kerry Condon, anche se poco sorprendente nello sviluppo
L’ultima vendetta è l’ultimo di una lunga serie di thriller con protagonista Liam Neeson in questa fase della sua carriera, spesso costellata da titoli non proprio indimenticabili. Per l’occasione l’attore nordirlandese torna a collaborare col regista Robert Lorenz, a tre anni da Un uomo sopra la legge, ma soprattutto si trova davanti la Kerry Condon de Gli spiriti dell’isola nel ruolo inedito di una terrorista spietata. Quello di Lorenz è un thriller che danza quasi col western senza rinunciare ad un lato intimista, in cui violenza e umanità s’incontrano per scontrarsi e in cui ogni personaggio sembra dover ritrovare la propria identità. Non tutto funziona ma la tensione tiene botta e Neeson si conferma una certezza.
Un torto da riparare
Irlanda, anni Settanta. Ansioso di lasciarsi alle spalle il proprio oscuro passato, Finbar Murphy (Liam Neeson) conduce una vita tranquilla nella remota cittadina costiera di Glencolmcille, lontano dalla violenza politica che attanaglia il resto del Paese. Quando arriva una minacciosa banda di terroristi, guidata da una donna spietata di nome Doireann (Kerry Condo), Finbar scopre presto che uno di loro ha abusato di una ragazzina del posto e perciò si ritrova a dover decidere se rivelare la sua identità segreta, o difendere la sua comunità e i suoi amici. Perché nella terra dei santi e dei peccatori ci sono peccati che non possono essere sepolti.
Santi e peccatori
In fondo il senso di un film come L’ultima vendetta è già nel titolo, perlomeno non nel discutibile adattamento italiano. Nella terra dei santi e dei peccatori recita il titolo originale, una terra quindi di opposti e contraddizioni, di bene e male, di giusto e sbagliato. L’Irlanda dell’ambientazione temporale è quella della metà degli anni ’70, in piena furia dei Troubles e ancora segnata dalla guerra civile di inizio secolo. Eppure il film affronta solo di striscio le tensioni dell’arena e invece preferisce rifugiarsi in una storia da revenge thriller abbastanza classica, sia nello sviluppo diegetico che nella messa in scena senza particolari guizzi d’inventiva.
In questo mondo segnato da violenza e sopraffazione si muove il Finbar Murphy di un Liam Neeson nella sua versione da giustiziere dolente, una delle più gettonate di questa fase della sua carriera, ma l’esplosione che mette in moto la storia e la ricerca di vendetta è letterale e spaventosa. Un pub salta in aria, muoiono anche dei bambini e una militante dell’Ira di nome Doireann decide di vendicarli cercando anche, allo stesso tempo, di lanciare un messaggio inequivocabile di lanciare un messaggio al governo irlandese. Le strade di Finabr e di quest’ultima si intersecano in più momenti, ma non si scontrano davvero fino al teso terzo atto in cui il titolo originale è destituito da ogni ambiguità.
Santi e peccatori appunto, perché nel film di Lorenz ogni donna e ogni uomo combatte per una propria ideologia, è da una parte precisa della barricata ma è anche spietato, capace di tutto pur di portare avanti le proprie istanze. Certo, L’ultima vendetta non fa della sottigliezza psicologica, etica o morale il suo punto di forza perché Lorenz punta tutto sull’attesa di uno scontro imminente, raccogliendo l’intera storia attorno ad un teso inseguimento reciproco destinato a risolversi in un vero e proprio regolamento di conti.
Tutto in Irlanda
L’ennesimo progetto thriller di Neeson può comunque dirsi fondamentalmente riuscito, sicuramente più di altri suoi confratelli, perché è il contesto storico a fare la differenza oltre ad una gestione migliore dei conflitti sia esterni che interni. L’ultima vendetta ha ritmo, si appoggia in maniera palese all’Eastwood de Gli spietati, ha un’anima cupa e anche un po’ oscura e soprattutto sfrutta bene gli spazi ariosi irlandesi, le sue distese erbose, i suoi piccoli villaggi caratteristici e il folklore dei pub, delle pinte di birra sui tavoli, della parlata caratteristica di Belfast.
È quindi un’opera profondamente irlandese e per questo dotata di un’anima e di un’identità molto più precise e riconoscibili, anche quando lo sviluppo non riserva particolari sorprese. Ed è soprattutto un film arido ma nella sua algidità, sferzato dai venti gelidi del Nord che intaccano sopratutto i cuori e le anime dei suoi personaggi. Forse è questo il suo fascino maggiore, perché alle volte le storie meno calde sono comunque capaci di restituire un brivido, un soffio, un colpo di tormenta al cuore. Non così forte magari, ma presente.
TITOLO | L’ultima vendetta |
REGIA | Robert Lorenz |
ATTORI | Liam Neeson, Kerry Condon, Ciarán Hinds, Sarah Greene, Jack Gleeson, Colm Meaney, Conor MacNeill, Desmond Eastwood, Niamh Cusack, Seamus O’Hara |
USCITA | 17 luglio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Vertice 360 |
Tre stelle