Tante le prove in esterna in luoghi ricchi di fascino quali la Laguna di Marano, il Mart di Rovereto, il ristorante Quattro Passi di Nerano con 3 stelle Michelin e la Costiera Amalfitana. Numerosi anche gli ospiti, tra chef nostrani e chef internazionali tra cui Davide Oldani, Andrea Berton, Franco Pepe, Hélène Darroze, Pía León, Amanda Eriksson e Rasmus Munk. Ecco cos’hanno raccontato i protagonisti
Entusiasta la dirigenza Sky, rappresentata da Roberto Pisoni (Sky Entertainment Channels Senior Director): «MasterChef è una pietra miliare del palinsesto di Sky: siamo partiti con la finale da record di MasterChef 13, poi la rinascita di X-Factor, la serie Hanno ucciso l’uomo Ragno che ha raggiunto i migliori risultati dai tempi di Gomorra. Come chiudere una stagione perfetta se non con il programma più atteso dell’anno? Per qualcuno MasterChef è la rappresentazione della commedia umana, racchiude speranze e sogni, descrive l’Italia».
«Il segreto della longevità di MasterChef parte dai giudici amatissimi del programma, ma ogni anno cerchiamo di aggiungere qualche novità che speriamo appassioni il pubblico. Quest’anno ci sarà la presenza di un ingresso misterioso che affiancherà i tre chef nelle scelte ai Live Cooking, una sorta di “vedetta” che aiuterà i giudici. Poi, per i concorrenti più intrepidi, sicuri di sé o pazzi ci sarà la modalità All In: avranno 5 minuti in più per cucinare, quindi 10 minuti anziché 5, ma non avranno la possibilità del grembiule grigio: o saranno nella MasterClass o saranno fuori definitivamente. Infine il Blind test: uno dei giudici non vedrà il piatto ma lo assaggerà e si affiderà solamente alle sue papille gustative», ha raccontato poi per Endemol la curatrice del programma Stefania Rosatto.
Bruno Barbieri: «Ogni anno diciamo di aver alzato l’asticella… ma dov’è finita questa asticella? Mai come quest’anno i concorrenti sono molto preparati. La fisionomia dei concorrenti è cambiata molto. Se penso alle prime edizioni il cambiamento è stato incredibile. Oggi la gente sa cosa’è la materia prima, cosa sono i prodotti, da dove arrivano. MasterChef ha fatto questo, ha fatto evolvere il mondo della gastronomia in modo incredibile.
Ci ha dato la possibilità di raccontarlo in modo diverso, far capire alle persone che mangiare non è solo riempirsi la pancia, ma dietro ci sono delle storie, delle persone che producono e lavorano per anni dentro le cucine. MasterChef 14 sarà un’edizion al femminile, avremo ospiti importanti, perché e donne anche in cucina hanno il loro grande perché».
Antonino Cannavacciuolo: «Quando erano rimasti solo 6-7 concorrenti in gara ancora non c’era nessun vincitore. Siamo arrivati alla finale chiedendoci: chi vincerà? Gli altri anni invece già tra gli ultimi 10 potevamo ipotizzare un probabile vincitore. Il percorso è stato bello, caratterizzato da ragazzi sani, si sono divertiti e ci siamo divertiti».
Giorgio Locateli: «Noi ci siamo di sicuro divertiti a farlo e credo che questo faccia parte del programma perché lo trasmettiamo al pubblico. MasterChef è un punto di start and stop importante per i concorrenti, per fare qualcosa nella loro vita, non per forza in tv. Questo ispira anche noi».
C’è qualche concorrente delle passate edizioni che vi è rimasto particolarmente nel cuore?
Antonino Cannavacciuolo: «Provo tanta simpatia per un ragazzo che non è entrato a causa del mio no. Ora però lavora nel mio ristorante, ha molto talento».
Bruno Barbieri: «Non posso dimenticare Rachida, che si è presentata con prosciutto e melone! Ricordo quando siamo partiti per l’esterna in Marocco, lei si sentiva già una star. Tutti stanchi ed assonnati abbiamo vediamo una persona tutta leopardata con un grosso cappello in testa: era Rachida! E in effetti, arrivati in Marocco, abbiamo constatato che davvero era già diventata una star».
Giorgio Locatelli: «Tracy e Monir mi hanno preso davvero. Avevano una storia di migrazione e rivincita, quindi mi sono identificato molto con loro e siamo ancora in contatto».
Ci sono state storie di concorrenti di origine non italiane che hanno portato qualcosa di quelle origini nei loro piatti e che hanno stimolato anche voi?
Giorgio Locatelli: «Tracy è l’esempio eclatante di cucina italiana che comincia a fondersi con quella estera. È ciò che succederà anche nei prossimi anni, alla seconda-terza generazione, con l’amalgama di diverse cucine. In questa edizione ce ne sono un paio molto bravi, provenienti da estrazioni culturali molto differenti.
La cosa interessante è che parlando di Tracy con l’ambasciatore della Nigeria, mi ha detto che era tornata nel suo Paese ed era diventato un personaggio importante per i giovani, un punto di riferimento. Vedere e avere questi concorrenti all’interno del programma è stato importante anche per il mio lavoro».
Antonino Cannavacciuolo: «Anche quest’anno ci ha hanno dato tanto e noi gli abbiamo dato tanto. Ma secondo me in cucina non ci sono provenienze».
Se poteste tornare indietro fareste da concorrenti a MasterCher?
Antonino Cannavacciuolo: «Bisogna vedere se hai dei sogni. MasterChef non ti regala niente ma è un ottimo trampolino. Devi fare il tuo percorso, non devi sparare le tue cartucce nelle prime puntate solo per fare buona impressione. Devi essere te stesso, il percorso è lungo. Poi bisogna fare attenzione a chi ci si affida fuori, per non bruciarsi».
Giorgio Locatelli: «È quasi impossibile immaginare di far qualcosa attraverso la tv, la nostra carriera si è sviluppata in un periodo in cui non c’era tutta questa attenzione mediatica sulla nostra professione».
Antonino Cannavacciuolo: «È cambiato il mondo!».
Bruno Barbieri: «Sarebbe stato bellissimo. Non solo l’avrei fatto, l’avrei pure vinto! Il mestiere dello chef oggi è una bella cosa anche grazie a MasterChef».
Nella prima puntata avete detto che non cercate un aspirante chef amatoriale ma “una persona che ha un disperato bisogno di cucinare”: è cambiato il paradigma del programma? Il focus è sulla vicenda umana?
Bruno Barbieri: «Cerchiamo gente che ha un sogno, che sa che si tratta di un mestiere difficile. Gente che ha voglia di raccontarsi anche in cucina».
Giorgio Locatelli: «Come dice Antonino la sincerità è importante per noi perché c’è spazio di crescita. Forse è questo il nuovo senso di MasterChef».
Antonino: «Mi sono avvicinato a questo mestiere per il racconto che c’è dietro. Noi cerchiamo la storia, il perché, le origini anche nei concorrenti perché una ricetta senza racconto è banale. Noi assorbiamo, per questo per me MasterChef è una palestra. Ci portano una nonna, un territorio, una storia».
Quest’anno, inoltre, ci sarà una puntata speciale di MasterChef Italia dedicata al grandissimo Chef Gualtiero Marchesi
Antonino Cannavacciuolo: «Quando sono andato nel suo ristorante, ho avuto un’emozione così forte che non ho più provato nella mia vita. Mi è mancato proprio il fiato. Vedere Maradona non mi ha emozionato allo stesso modo, anche se ovviamente ero emozionatissimo; ha dato tanto ai napoletani, ma Marchesi è stato qualcosa di luminoso. Avere questa giornata per lui a MasterChef è stato emozionante».
Bruno Barbieri: «Marchesi non era solo uno chef, ma un filosofo, un artista, una persona molto, molto colta. Ha legato anche il design dei piatti e dell’organizzazione della tavola a quell’epoca. Lui era un punto di riferimento. Ha introdotto una cucina che non era più quella della nonna, della mamma o della zia, ma moderna, contemporanea, con delle cotture e lavori estremamente interessanti. Piatti inventati 50 anni fa che oggi sono ancora attuali e moderni».
Quale rapporto di amicizia vi lega?
Bruno Barbieri: «Antonino lo sfrutto molto come analista, mi liberò, mi aiuta. Giorgio ci serve perché si mette in mezzo con il suo aplomb inglese e tiene tutto organizzato. Stiamo molto bene. La vera forza è che noi ci sentiamo anche fuori da MasterChef. Ci sentiamo al telefono per le cose nostre, ci parliamo, “Come stai?”. Credo che questo serva molto per unire il gruppo e il nostro stare insieme. Ci amiamo, dai! C’è un’amicizia vera. Io ho lavorato anche con altri giudici, ma come ho chiamato loro, non ho mai chiamato Cracco e Bastianich. Ma anche per cose che non riguardano la cucina, cose di cui parlano le persone normali. Con gli altri non l’ho mai fatto».