La nostra intervista a Mille, la frontman dei Moseek, band con un passato a X Factor, che ha intrapreso un percorso solista parallelo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Mille è il nuovo progetto della frontman dei Mooseek, band con un passato a X Factor. Ci ha raccontato da cosa deriva il nome d’arte, un suo parere sui talent, ci ha descritto il nuovo singolo Animali e abbiamo parlato dell’attuale situazione di emergenza. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Elisa, come è nato il progetto Mille e come è stato accolto dalla tua band, i Moseek.
Il progetto Mille nasce dalle canzoni. Il tour dei Moseek era finito e avevo nel cassetto diversi brani da far ascoltare agli altri della band, complice la calma post turbinio dei concerti: il tempo necessario per far sedimentare le idee. Ho sempre pensato che aggiungere virtù fosse fondamentale per la crescita di ognuno e ho così cominciato ad aggiungere parole in italiano alle melodie che componevo. In inglese ero abituata a fare una media col resto della band e col suono che volevo dare, quanto a storie, immagini. La
lingua italiana mi ha obbligata a seguire solo la mia faccia, le canzoni che ho scritto in italiano mi hanno indicato un percorso, ed è stato molto naturale per tutti e tre prenderne atto.
Come mai il nome d’arte Mille?
Lo devo al mio papà che mi considerava la “garibaldina” di casa. Ogni volta che mettevo in scena qualche spettacolino utilizzando tutta casa, gridava a mia mamma: «Eccola, è arrivata la spedizione dei Mille», ma anche definendomi l’armata Brancaleone. Però quest’ultima suonava male.
Di cosa parla il nuovo singolo Animali? Ne seguiranno altri in italiano?
Tra tutte le canzoni che ho scritto in italiano Animali ha messo d’accordo tutta la squadra, era giusto fosse il mio primo singolo. Ha un grande valore per me, è a cavallo tra istinto e ragione non solo per la storia d’amore che racconta, anche per il momento in cui l’ho scritta, quando l’istinto mi metteva in bocca parole nuove in una lingua che usavo solo per parlare e la ragione mi faceva ricordare che avevo paura di uscire fuori alla mia zona di comfort.
Mi sono laureato in discipline dello spettacolo e della comunicazione con una tesi dal titolo “Talent show: la musica al servizio dello spettacolo” in cui ho criticato questi programmi in quanto illudono gli artisti e non consentono loro di far emergere la personalità artistica. Molti finiscono nel dimenticatoio e sono presto abbandonati dalle case discografiche. Sei d’accordo con questa mia visione apocalittica di tali programmi o giudichi questi come un enorme possibilità?
Sono d’accordo con te quando dici che “la musica è al servizio dello spettacolo”. X Factor è per definizione un programma televisivo che fa uno show incentrato sulla musica, ma anche fa della musica uno show. Ho sempre pensato che determinati contesti vadano vissuti con estrema intelligenza, i talent ne richiedono tanta, e devono essere considerati esclusivamente “mezzi” per fare virtù, proprio perché il post trasmissione non fa parte del format. Parto dal presupposto che quello che di positivo e di negativo riesco ad ottenere, lo devo principalmente alla mia volontà, perché il talento è difficile che il mondo te lo riconosca, ma con la volontà il mondo puoi cambiarlo.
Francesco Guccini ha dichiarato in questi giorni: «Non credo che dopo l’emergenza saremo migliori. Anche dopo l’11 settembre si diceva che sarebbe cambiato tutto ma non è cambiato nulla. Sono abbastanza cinico da questo punto di vista. Nella natura umana è insito il dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre.» Il tuo parere a riguardo?
Credo che le due crisi abbiano una natura diversa. Questa pandemia toglie le cose semplici paradossalmente, perché si attribuisce un grande valore all’impossibilità di andare a prendere un caffè. Naturalmente teniamo a conteggio la perdita di vite umane, ma l’umore generale è l’insofferenza da distanza col mondo, si parla di malinconia per le cose più banali, quando spesso ci è passato di mente di approfondire cosa succede a pochi chilometri dall’Italia o che la plastica va differenziata dal vetro. Ecco, probabilmente ce lo ricorderemo perfettamente, proprio perché pare a volte che le cose importanti siano altre. Ma, in cuor mio, spero sempre in un mondo migliore.
Quando pensi che potranno ricominciare i concerti dal vivo?
A questa domanda non so proprio rispondere. Mi auguro non sia un evento del secolo… prossimo.
Per salutarci ti chiediamo uno o più motivi, anche insoliti, per convincere chi ci legge ad ascoltare la tua musica. In bocca al lupo per il proseguimento della tua carriera.
Il business non è il mio forte e non sono a mio agio a convincere le persone, quindi se dovessi provare a farlo rischieremmo scie chimiche e reazioni nucleari. Ci facciamo bastare la pandemia per il momento aggiungendo l’augurio che più persone possibili vogliano ascoltare le canzoni che scrivo. Viva il lupo!