Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di Modì – Tre giorni sulle ali della follia, diretto da Johnny Depp con Riccardo Scamarcio e Al Pacino: la personalità e la pazzia di Modigliani si riflettono in un film caotico e imperfetto, e a suo modo vivo e vibrante
Arriva al RoFF19 Modì – Tre giorni sulle ali della follia, opera seconda di Johnny Depp che per l’occasione ritirerà anche il prestigioso Premio alla Carriera. Un film fortemente voluto e cercato dall’attore e regista americano, il quale si è affidato al nostro Riccardo Scamarcio e ad Al Pacino (in una piccola parte) per traslare sullo schermo i dolori, i demoni, i tormenti ma anche il talento sconfinato, il carattere turbolento e la follia creativa di Amedeo Modigliani. Lo ha fatto con un semi-biopic sconnesso, squarciato da lampi di cinema di genere, caotico, imperfetto e frustrante soprattutto quando si appoggia ai canoni usuali del genere, ma anche vivo e vibrante nei suoi momenti migliori.
Chi è Amedeo?
72 ore nella vita dell’artista bohémien Amedeo Modigliani (Riccardo Scamarcio) in cui si susseguono un vortice di eventi nella Parigi del 1916, dilaniata dalla guerra. In fuga dalla polizia, il suo desiderio di porre fine alla sua carriera e abbandonare la città è ostacolato dai suoi colleghi Maurice Utrillo (Bruno Gouery) e Chaim Soutine (Ryan McParland) e dalla sua musa Beatrice Hastings (Antonia Desplat).
Amedeo chiede così consiglio al suo amico e mercante d’arte Leopold Zborowski (Stephen Graham), colui che ha dato inizio alla sua carriera credendo forse in lui per primo. Tuttavia, dopo una notte di allucinazioni, il caos nella mente di Modigliani raggiunge il culmine quando si trova di fronte a un collezionista americano, Maurice Gangnat (Al Pacino), che ha il potere di cambiare la sua vita.
Tra poco coraggio…
L’ultimo biopic su Modigliani uscì esattamente vent’anni fa, venendo poi (giustamente) stroncato ed etichettato come uno dei peggiori esempi di cinema biografico mai realizzati. Cos’abbia spinto allora Johnny Depp ad un secondo tentativo non ci è dato saperlo, sebbene lui abbia dichiarato che è un progetto a cui corre dietro da anni, fatto sta che la sua regia numero due si immerge in tre giorni folli, deliranti e decisivi della vita dell’incompreso e geniale artista livornese. C’è da dire che potrebbe esserci più di un’affinità tra la vita di Johnny e quella di Amedeo, poiché entrambi dipendenti dagli eccessi e dalle tentazioni pericolose della bella vita.
Eccessi che li hanno portati ad una sorta di autodistruzione più o meno consapevole, quasi ad un auto-sabotaggio delle rispettive carriere oltre che ad un gogna pubblica (specialmente nel caso di Depp) difficile da digerire. Questo parallelismo ritorna, anche se strisciante sotto la superficie, nei momenti migliori di Modì – Tre giorni sulle ali della follia, perché è proprio in quei frangenti più sconnessi, meno lucidi e più coraggiosi che quest’opera seconda sembra restituire quel delirio creativo e vitale attraverso la forza del cinema di genere. Ed ecco che Depp si butta addirittura quasi nell’horror, nel film lisergico e disturbante, in cui i presagi di morte si fanno vividi, presenti, minacciosi tramite le maschere della peste.
Sono propri quegli sprazzi incoscienti a destare il maggior interesse di un biopic che altrimenti procede per vie troppo dritte, senza avere neanche la forza di scrittura tale da poterne sostenere le ambizioni. Forse la chiave per raccontare questa storia da una prospettiva più laterale e intrigante, seppure con le sue debolezze drammaturgiche, era proprio quella dell’eccesso, del coup de theatre, di un cinema più anarchico che trovi nella disconnessione il punto di accesso verso la verità del proprio oggetto narrativo, in questo caso la mente, lo spirito e le contraddizioni di Modì.
Modì – Tre giorni sulle ali della follia – Riccardo Scamarcio, Luisa Ranieri, Bruno Gouery e Ryan McParland
… e troppo conformismo
Perché, tolti appunto quei momenti di caos revitalizzante e qualche intuizione di scrittura (come la cena/scontro tra Modigliani e il Maurice Gangnat di un ritrovato Al Pacino) il film cede ad un incomprensibile conformismo di scrittura, messa in scena e intenzioni che lo appiattisce, senza approfondire alcuni degli aspetti o delle motivazioni alla base della personalità frammentaria del proprio protagonista. La stessa Beatrice Hastings (che brava Antonia Desplat) è un personaggio sulla carta esplosivo, conflittuale e perfettamente speculare a quello di Modigliani ma la sua figura rimane troppo sullo sfondo, tra l’altro istigando una curiosa dissertazione sul senso della critica dell’arte rispetto all’arte stessa.
Sembra infatti che Depp voglia mettere da subito le mani avanti, anche perché nel film chiunque osi mettere in discussione Modigliani e il suo talento viene presentato sotto una curiosa luce negativa. Purtroppo la sensazione che pervade sul nero dei titoli di coda è quella di una pellicola che fa fatica ad aprirsi, troppo preoccupata di piacere a tutti e quindi troppo timida nel seguire le proprie intuizioni fino in fondo. E Riccardo Scamarcio si dimostra una scelta tutto sommato felice per il ruolo, se non altro perché evita il pietoso e si mantiene su un terreno di elegante sfacciataggine, specialmente nelle scene con Antonia Desplat. Peccato che il film non abbia le stesse qualità.
TITOLO | Modì – Tre giorni sulle ali della follia |
REGIA | Johnny Depp |
ATTORI | Riccardo Scamarcio, Luisa Ranieri, Al Pacino, Antonia Desplat, Bruno Gouery, Ryan McParland, Stephen Graham, Benjamin Lavernhe, Sally Phillips, Eva-Jane Willis |
USCITA | 21 novembre 2024 |
DISTRIBUZIONE | Be Water Film |
Due stelle e mezza