È morta Shelley Duvall, icona di Shining, Olivia di Braccio di Ferro, musa di Robert Altman

Shelley Duvall
Shelley Duvall

È morta l’attrice Shelley Duvall, iconica Wendy in Shining, Olivia in Popeye – Braccio di Ferro, e musa di Robert Altman, premiata a Cannes per il suo Tre donne

Shelley Duvall, attrice celebre per il suo ruolo di Wendy in Shining e di Olivia in Popeye – Braccio di Ferro è morta all’età di 75 anni, compiuti appena quattro giorni fa.

Il suo compagno Dan Gilroy ha raccontato al The Hollywood Reporter che la Duvall è morta nel sonno a causa di complicazioni del diabete nella sua casa di Blanco, in Texas: «La mia cara, dolce, meravigliosa compagna di vita e amica ci ha lasciati. Troppa sofferenza ultimamente, ora è libera. Vola via, bellissima Shelley».

Shelley Duvall, la carriera: da Robert Altman a Shining

Shelley Duvall era nata e cresciuta in Texas. Nel 1970 incontra il regista Robert Altman ad una festa e lui le chiede di recitare nel suo film Anche gli uccelli uccidono, che sarà il suo debutto sul grande schermo, con lei che poi dichiarò «Semplicemente ho preso un aereo e l’ho fatto. Sono stata travolta…».

La Duvall diventa così una vera e propria musa per Altman, che la vuole anche nei successivi I compari, Gang, Nashville, Buffalo Bill e gli indiani e 3 donne, film grazie al quale viene premiata come miglior attrice al Festival di Cannes 1977 e nominata ai BAFTA. In un’intervista dell’epoca aveva parlato della sua collaborazione con il regista: «Mi offre ruoli dannatamente buoni. Nessuno di loro è stato simile agli altri. Ha una grande fiducia in me e una stima e rispetto per me, e non mi impone restrizioni né mi intimidisce, e io lo amo».

La Duvall appare poi in Io e Annie di Woody Allen, ma il suo ruolo più iconico e che la segnerà per sempre è quello di Wendy, moglie di Jack Torrance (Jack Nicholson) nell’horror psicologico di Stanley Kubrick Shining. Uscito nel 1980 il film è diventato uno dei più celebri del genere e la scena della Duvall chiusa in bagno con Nicholson che tenta di sfondare la porta a colpi di accetta è indubbiamente una delle più conosciute della storia del cinema.

Lei poi raccontò di «Ho pianto dodici ore al giorno per settimane di fila» durante le riprese del film «Non darò mai più così tanto. Se vuoi entrare nel dolore e chiamarlo arte fai pure, ma non con me» aveva chiosato. Più recentemente ha raccontato le difficoltà delle riprese dell’esigente Kubrick: «Lui non stampa nulla fino almeno alla 35ª ripresa. Trentacinque riprese, correre, piangere e portare in braccio un bambino, diventa difficile. Una performance completa fin dalla prima prova. È difficile», rivelando anche che per prepararsi alle scene ascoltava canzoni tristi o pensava a brutti momenti della sua vita, ma che a un certo punto il suo corpo di “ribellava” a questo continuo stress.

Torna quindi a lavorare con Altman per il suo Popeye – Braccio di Ferro, in cui accanto a Robin Williams interpreta la mitica Olivia, ma il film tratto dal celebre fumetto risulta un flop.

Negli anni successivi dirada le sue interpretazioni, partecipando a cult come I banditi del tempo di Terry Gilliam (1981), il corto Frankenweenie di Tim Burton (1984), Roxanne di Fred Schepisi (1987) e lavorando con registi come Steven Soderbergh in Torbide ossessioni (1995), Jane Campion in Ritratto di signora (1996), e in alcuni film di genere come Talos – L’ombra del faraone di Russell Mulcahy (1998) e Il mistero del quarto piano di Josh Klausner (1999) per poi ritirarsi dalla recitazione nel 2002 dopo Manna from Heaven di Gabrielle Burton. 20 anni di assenza dalle scene, conditi da diversi problemi anche mentali (nel 2016 disse che erano conseguenza di Shining), poi lo scorso anno era tornata a recitare nell’horror indipendente The Forest Hills, accanto ad altre glorie del genere.

Legata per due anni a Paul Simon, prima che le fosse “scippato” dall’amica Carrie Fisher, la Duvall è stata anche produttrice televisiva, guadagnandosi due candidature agli Emmy, nel 1985 per Tall Tales & Legends come miglior programma per bambini e nel 1992 per Shelley Duvall’s Bedtime Stories come per il miglior programma animato.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome