È morto alla soglia dei 94 anni il grande attore e regista teatrale Glauco Mauri, che aveva appena annullato il suo spettacolo al Vascello per motivi di salute: celebre il suo sodalizio artistico con Roberto Sturno, durato oltre 40 anni, e la scena con il pupazzo nel film Profondo rosso
È morto Glauco Mauri. Il decano del teatro italiano si è spento nella notte alla soglia dei 94 anni (li avrebbe compiuti il 1° ottobre). Proprio in questo weekend Mauri avrebbe dovuto aprire la Stagione del Teatro Vascello di Roma con il De Profundis di Oscar Wilde, ma qualche giorno fa si è sentito poco bene e lo spettacolo era stato annullato. L’ultima volta in scena, venerdì scorso 20 settembre, al Teatro Rossini di Pesaro, sua città natale.
Mauri se n’è andato ad un anno di distanza da Roberto Sturno, suo compagno in scena per 40 anni, col quale aveva fondato la Compagnia Mauri-Sturno, portando in scena decine di spettacoli.
Glauco Mauri, la carriera
Glauco Mauri è stato uno dei più grandi attori e registi del teatro italiano, conosciuto per la sua interpretazione di opere classiche e moderne. Nato a Pesaro il 1° ottobre 1930, Mauri si è formato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, dove ha sviluppato una forte passione per il teatro classico, in particolare per i lavori di William Shakespeare e Luigi Pirandello. Il suo debutto teatrale avviene negli anni ’50, e da quel momento inizia una carriera brillante che lo porterà a collaborare con i più grandi nomi del teatro italiano.
Oltre a Shakespeare, Mauri ha interpretato opere di Luigi Pirandello come Tutto per bene ed Enrico IV. Pirandello, con la sua riflessione sull’identità e sulla maschera sociale, ha trovato in Mauri un interprete capace di dare voce alla complessità e alle sfumature dei suoi testi.
Nel 1981, Mauri fonda insieme a Roberto Sturno la Compagnia Glauco Mauri, divenuta poi Mauri-Sturno, con la quale mette in scena numerose produzioni di successo, molte delle quali tratte dai classici della letteratura teatrale. Tra le opere più significative interpretate dalla sua compagnia vanno ricordate Faust, Edipo, Don Giovanni, Beethoven, Il mercante di Venezia e Finale di partita di Samuel Beckett. Questi spettacoli hanno dimostrato non solo la sua bravura come attore, ma anche la sua sensibilità come regista, capace di leggere i grandi testi teatrali in maniera innovativa e contemporanea.
Negli ultimi anni, Glauco Mauri ha continuato a recitare e a dirigere, mostrando una passione immutata per il teatro. Anche oltre i novant’anni, l’attore non ha smesso di portare sul palco la grandezza della drammaturgia mondiale, facendo vibrare il pubblico con interpretazioni profonde e commoventi, sempre con accanto il fido Roberto Sturno.
Il 26 maggio 2021, alla riapertura dei teatri dopo il Covid 19, i due portano sul palcoscenico del Teatro Strehler di Milano Variazioni enigmatiche di E.E. Schmitt, in un nuovo allestimento con la regia di Matteo Tarasco. Poi a settembre 2023 la scomparsa di Sturno e la decisione di continuare senza di lui la seconda stagione di Minetti – ritratto di un artista da vecchio e infine questo nuovo De Profundis che purtroppo non potremo ammirare.
La carriera di Glauco Mauri non si è limitata al solo teatro. Ha infatti lavorato anche in televisione e al cinema, sebbene sia noto principalmente per i suoi ruoli sul palcoscenico. Pochi i film a cui ha partecipato, giusto una manciata, ma quasi tutti divenuti di culto: da La Cina è vicina di Marco Bellocchio (1967) a L’ospite di Liliana Cavani (1972), da Profondo rosso di Dario Argento (1975) a Ecce bombo di Nanni Moretti (1978). In particolare, nel film di Argento, in cui interpreta il professor Giordani, si ricorda per la celebre scena del pupazzo meccanico, che culmina con la sua morte, mentre di Moretti impersonava il padre.
Nella sua ultima intervista, rilasciata pochi giorni fa al Corriere Adriatico, raccontava della volontà di portare in scena il De Profundis di Oscar Wilde, cosa che gli è riuscita per l’ultima volta proprio nella sua Pesaro: «Ho ritrovato in casa la prima edizione italiana del 1948 di questo testo e ho deciso di metterla in scena: sarò un pazzo, ma voglio recitarla da solo. Il primo comandamento di questi miei lunghi anni di carriera è sempre stato quello di fare le cose in cui si crede davvero, anche a costo di rinunce importanti. Inoltre tenevo moltissimo che questo mio progetto debuttasse proprio a Pesaro».