È morto Gianni Minà, celebre giornalista, protagonista di tanti storici programmi come Blitz, amico e intervistatore di personaggi come Diego Maradona e Fidel Castro
Gianni Minà, tra i più apprezzati giornalisti italiani e protagonista per tanti anni della tv italiana, è morto all’età di 84 anni.
Ad annunciarlo un post sulla sua pagina Facebook, che recita: «Gianni Minà ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità».
AGGIORNAMENTO: La camera ardente del giornalista, scrittore e conduttore televisivo sarà allestita domani, mercoledì 29 marzo, in Campidoglio nella Sala della Protomoteca, con l’apertura dalle ore 10 alle ore 19.
Chi era Gianni Minà
Ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli storici dell’epoca di Muhammad Ali. Ha anche realizzato una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro e sudamericana (come ad esempio “Caccia al bisonte” con Gianni Morandi) e una storia sociologica e tecnica della boxe in 14 puntate, intitolata Facce piene di pugni. È stato tra i fondatori de L’altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Nel 1976, dopo 17 anni di precariato, è stato assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato e ha incominciato a raccontare la grande boxe e l’America dello show-business, ma anche i conflitti sociali delle minoranze. Sono cominciati in quegli anni anche i reportage dall’America Latina che hanno caratterizzato la sua carriera. Nel 1978, mentre seguiva come cronista il campionato mondiale di calcio 1978, venne ammonito e poi espulso dall’Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos al capitano di vascello Carlos Alberto Lacoste (capo dell’ente per l’organizzazione del mondiale) durante una conferenza stampa, e aver cercato poi di raccogliere informazioni. Nel 1981 il Presidente Sandro Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Nello stesso periodo, dopo aver collaborato a due cicli di Mixer di Giovanni Minoli, dal 1981 al 1984 ha esordito come autore e conduttore di Blitz, un programma innovativo di Rai 2 che occupava tutta la domenica pomeriggio e nel quale intervennero fra gli altri Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Betty Faria, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari, Léo Ferré e Tito Schipa Jr..
Nel 1987 intervistò una prima volta per 16 ore il presidente cubano Fidel Castro, in un documentario dal quale è stato tratto un libro pubblicato in tutto il mondo. Da quello stesso incontro è stato tratto Fidel racconta il Che, un reportage nel quale il leader cubano per la prima e unica volta racconta l’epopea di Ernesto Guevara. L’intervista fu ripetuta nel 1990, dopo il tramonto del comunismo. I due incontri sono riuniti nel libro Fidel. Il prologo alla prima intervista con Fidel Castro è stato scritto da Gabriel García Márquez; quello alla seconda, dallo scrittore brasiliano Jorge Amado. Nel 1991 ha realizzato il programma Alta classe, una serie di profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollanda. Nello stesso anno ha presentato La Domenica Sportiva e ideato il programma di approfondimento Zona Cesarini, che seguiva la tradizionale rubrica riservata agli eventi agonistici. Tra gli altri programmi realizzati: Un mondo nel pallone, Ieri, oggi… domani? con Simona Marchini ed Enrico Vaime e due edizioni di Te voglio bene assaje, lo show ideato da Lucio Dalla e dedicato un anno alle canzoni di Antonello Venditti e l’altro a quelle di Zucchero Fornaciari.
- Storia di Rigoberta sul Nobel per la pace Rigoberta Menchú (premiato a Vienna in occasione del summit per i diritti umani organizzato dall’ONU),
- Immagini dal Chiapas (Marcos e l’insurrezione zapatista) presentato al Festival di Venezia del 1996,
- Marcos: aquí estamos (un reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con un’intervista esclusiva al Subcomandante realizzata insieme allo scrittore Manuel Vázquez Montalbán) e
- Il Che quarant’anni dopo ispirato alla vicenda umana e politica di Ernesto Che Guevara.
Nel 2001 Minà ha realizzato Maradona: non sarò mai un uomo comune un reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell’anno più sofferto per la vita dell’ex calciatore. Nel 2004 ha realizzato un progetto inseguito per undici anni e basato sui diari giovanili di Ernesto Guevara e del suo amico Alberto Granado che, nel 1952, attraversarono in motocicletta l’America Latina, partendo dall’Argentina e proseguendo per il sud del Cile, il deserto di Atacama, le miniere di Chuquicamata, l’Amazzonia peruviana, la Colombia e il Venezuela. Dopo aver collaborato alla costruzione del film tratto da questa avventura e intitolato I diari della motocicletta diretto da Walter Salles e prodotto da Robert Redford e Michael Nozik, Minà ha realizzato il lungometraggio In viaggio con Che Guevara, ripercorrendo con l’ottantenne Alberto Granado quell’avventura mitica.