La recensione di Mummie – A spasso nel tempo, film d’animazione spagnolo per tutta la famiglia dal buon ritmo, pieno di canzoni e attento alla questione dell’emancipazione femminile: i bambini si divertiranno
Arriva oggi nei cinema Mummie – A spasso nel tempo, un altro esempio di animazione europea dopo il francese Argonuts – Missione Olimpo. Il regista spagnolo Juan Jesús García Galocha ci conduce in un viaggio a cavallo tra un’antica città sotterranea piena di mummie viventi in Egitto e la Londra dei nostri tempi, con un film dal ritmo sostenuto, debitore della slapstick comedy più pura e che non rinuncia ad affrontare il tema molto attuale dell’emancipazione (femminile ma non solo), ma senza rischiare mai.
Walk like an Egyptian
Nel sottosuolo di una città segreta in Egitto vive un’intera società composta da mummie, le quali parlano, mangiano, fanno shopping e in generale sono più vive che mai. Tuth (Joe Thomas) è un ex auriga che ha da tempo lasciato il mondo delle corse dei carri a causa di un incidente e che ora si prende cura solo del suo fratellino Sekhem. Un giorno, dopo che un’araba fenice gli piomba letteralmente addosso, scopre di dover prendere in moglie Nefer (Eleanor Tomlinson), la figlia del Faraone (Sean Bean), la quale è stata costretta dal padre a trovare marito; per suggellare la loro unione verrà affidato a Tuth un preziosissimo anello nuziale. Peccato che il perfido archeologo Sylvester Carnaby (Hugh Bonneville), dopo aver casualmente scoperto l’esistenza della città insieme ai suoi due scagnozzi Danny e Dennys (Dan Starkey), si metta in testa di rubare l’anello per portarlo a Londra, avendo intenzione di esporlo come pezzo pregiato di una mostra sull’Antico Egitto. Tuth, Nefer e Sekhem sono quindi costretti ad inseguirlo fino a Londra dove affronteranno una serie di avventure per riportare l’anello a casa, e far sì che Carnaby non riveli al mondo la loro esistenza.
Un divertissement perfetto per i piccolini
Mummie – A spasso nel tempo appartiene ad una cerchia ristretta di film d’animazione vecchio stampo ma contaminati da una sensibilità tutta contemporanea; la pellicola di Juan Jesús García Galocha è infatti in gran parte costruita su numeri musicali che spezzano la narrazione, un ritmo forsennato che non lascia molto respiro allo spettatore, colori accesi e sgargianti anche quando il film si sposta nella pur grigia Londra, scontri tra personaggi e inseguimenti che sembrano venire dalla slapstick comedy più autentica e tanta, tantissima ironia volta a stemperare i (pochi) momenti più intensi. In questo senso il film scorre piuttosto piacevolmente e, complice una durata che non arriva all’ora e mezza di visione, si rivela essere un buon divertissement per i più piccoli tra una scatola di popcorn e una coca-cola in questi freddi pomeriggi invernali.
Tra antico e moderno
Nonostante la storia del film non abbia nulla a che vedere con un vero e proprio viaggio nel tempo (a dispetto del titolo italiano), c’è comunque una contrapposizione evidente tra la città sotterranea in Egitto e Londra e di conseguenza tra il pensiero reazionario della città dei morti viventi e la modernità sociale della capitale inglese. Mummie – A spasso nel tempo non si spinge mai nell’analisi di questa contrapposizione, limitandosi soltanto ad accennarla in un paio di battute che Nefer e Thut si scambiano. È però evidente come l’arco narrativo e di caratterizzazione della principessa si rifaccia molto a tutta una corrente attuale di women empowerment, sebbene il film proprio nel finale decida curiosamente di tirare i remi in barca e riservare a Nefer un epilogo piuttosto classico che sembra quasi voler contraddire il suo stesso percorso. Ed è da questo punto di vista che ci si poteva e doveva aspettare molto più coraggio da questo Mummie – A spasso nel tempo, proprio perché la sensazione che resta è quella di un film che cerca di tenere il piede in due scarpe diverse.
Fattura discreta, ma manca qualcosa
A livello di world building e di qualità dell’animazione Mummie – A spasso nel tempo se la gioca con gran parte delle produzioni continentali, e anche la costruzione dei personaggi principali è funzionale al tipo di storia raccontata e al target della pellicola. Ciò che invece un po’ stranisce è la mancanza di cura nella costruzione dell’antagonista, il quale rimane sempre estremamente monodimensionale e mai davvero minaccioso, e in generale nella sensazione plastificata e poco genuina che il film lascia allo spettatore non più bambino. Prima si parlava di mancanza di coraggio ed è effettivamente un elemento che manca in questo Mummie – A spasso nel tempo, perché ormai anche e soprattutto il mondo dell’animazione sta rischiando sempre di più sia nella capacità di raccontare storie e sia nello sguardo che assume nei confronti di un determinato tema o nel racconto del mondo contemporaneo. Tutte cose che, purtroppo, a questo film sembrano mancare perché preferisce appoggiarsi su schemi narrativi già fin troppo rodati e su un modo di concepire il racconto un po’ datato. Ed è un peccato, perché il talento visivo c’è e con una maggior consapevolezza lo si potrebbe mettere la servizio di una storia che sappia osare davvero.
Mummie – A spasso nel tempo. Regia di Juan Jesús García Galocha con le voci originali di Joe Thomas, Eleanor Tomlinson, Sean Bean, Hugh Bonneville e Dan Starkey, in uscita il 23 Febbraio nelle sale distribuito da Warner Bros Italia.
Tre stelle