La nostra recensione di Muori di lei: il film di Stefano Sardo è un thriller sentimentale in cui Riccardo Scamarcio, Maria Chiara Giannetta e Mariela Garriga danno vita ad un pericoloso triangolo amoroso durante il lockdown
Muori di lei è un film che gioca con i generi e le prospettive, intrecciando passione, desiderio e tradimento in un racconto ambientato durante la pandemia da Covid-19. Tutti questi temi vengono trattati attraverso gli schemi tipici della commedia sentimentale e del thriller, assumendo a tratti sfumature noir. Questa è l’impresa in cui si è cimentato Stefano Sardo, al suo secondo film da regista, per il quale ha contribuito anche alla produzione insieme a Ines Vasiljevic e alla sceneggiatura (campo in cui vanta anni di esperienza, da 1993 a L’arte della gioia) insieme a Giacomo Bendotti.
Protagonista Riccardo Scamarcio, reduce dal ruolo di Amedeo Modigliani nel Modi – Tre giorni sulle ali della follia di Johnny Depp. Lo affiancano le talentuose Maria Chiara Giannetta, nota per il ruolo da protagonista nella serie di successo Blanca, e la cubana Mariela Garriga, attualmente occupata con le riprese di Mission Impossible – The Final Reckoning accanto a Tom Cruise.

Un triangolo pericoloso
Il film è ambientato a Roma nel mese di marzo 2020, periodo ormai entrato nella storia e tristemente famoso per l’inizio del lockdown a causa della pandemia da Covid. Luca (Riccardo Scamarcio) è un insegnante di filosofia del liceo che non è mai riuscito a terminare la tesi di dottorato. È sposato con Sara (Maria Chiara Giannetta), medico e figlia di un famoso ginecologo (Paolo Pierobon) esperto di fecondazione assistita, con la quale sta cercando di avere un figlio attraverso il supporto del suocero. Il padre di Sara non fa altro però che ricordare al protagonista la delusione per i suoi fallimenti e il rimpianto per le occasioni sprecate.
Questo aspetto e il senso di solitudine che attanaglia Luca durante la quarantena, con la moglie impegnata in turni massacranti in ospedale, fanno sì che l’uomo inizi a fantasticare sempre più spesso sull’attraente nuova vicina, la latina Amanda (Mariela Garriga). Come immaginabile, la relazione con la femme fatale causerà non pochi inconvenienti allo sprovveduto protagonista, soprattutto dopo aver assistito dalla sua finestra ad una scena violenta nella casa della vicina…

Questione di prospettiva
Ogni avvenimento può apparire diverso in base alla prospettiva da cui lo si osserva e questo Sardo lo sa bene. Il regista tratta il tema del voyeurismo attraverso un uso sapiente delle inquadrature e i movimenti della macchina presa, in un continuo palleggio tra una finestra e l’altra, da quella di Luca a quella dell’amante. Lo spettatore viene dunque trasformato in un osservatore privilegiato, proprio come il personaggio principale. L’uomo subisce durante la narrazione un’evoluzione, dapprima appare un timido e schivo osservatore che si imbarazza quando scoperto a spiare, successivamente viene dipinto come un rubacuori che passa all’azione e non si lascia sfuggire la preziosa occasione del lockdown e dell’assenza della moglie per conquistare Mariela.
Gli appartamenti degli amanti sono l’uno di fronte all’altro ma non potrebbero essere più lontani: il mondo che conosce il protagonista è infatti molto meno complicato di quello della ragazza cubana, cresciuta senza un padre e ricattata da uno spasimante violento. Mariela non ha tutti i torti quando si insinua con sempre più insistenza in casa di Luca, anche quando l’uomo vorrebbe tenere separata la sua relazione sessuale dal luogo in cui convive con la moglie. Ma le cose non sono mai come sembrano, forse non si sta osservando dal punto giusto e forse non si sa nemmeno cosa guardare, con l’immagine che si capovolge generando sempre più confusione nello spettatore.

Fotografia e colonna sonora
Stefano Sardo trasmette con abile maestria l’effetto di spaesamento e smarrimento evocati dalla pandemia, ma anche la consapevolezza che si tratti ormai di un lontano ricordo. Lo aiuta una fotografia in grado di catturare efficacemente l’atmosfera claustrofobica del lockdown, attraverso luci e ombre che enfatizzano l’isolamento dei personaggi.
Notevole la colonna sonora, adeguato accompagnamento alle scene più significative, dalle canzoni rock dei Verdena (tra cui Muori Delay, che possiamo ascoltare durante i titoli di testa e da cui prende spunto il titolo del film) al sound tribale e caraibico dei Sudan Archives, utilizzato per accompagnare le scene di desiderio e passione. Una menzione speciale va agli splendidi e particolari titoli animati di Donato Sansone, con i quali si apre il film.

Un film dalle molteplici facce
Muori di lei esplora la fragilità delle relazioni umane in circostanze straordinarie, contando su un cast che regala delle interpretazioni efficaci a delineare la complessità dei personaggi. I vari elementi trattati sono mescolati in modo abbastanza soddisfacente, anche se non si può fare a meno di chiedersi se sarebbe stato meglio mettere meno carne al fuoco, in modo da riuscire a trattare esaustivamente le profonde tematiche del film. Nel complesso, la visione risulta godevole soprattutto grazie alla solida performance degli attori e all’attenta regia di Stefano Sardo, che riesce a giocare abilmente con lo sguardo dello spettatore.
TITOLO | Muori di lei |
REGIA | Stefano Sardo |
ATTORI | Riccardo Scamarcio, Mariela Garriga, Maria Chiara Giannetta, Giulio Beranek, Francesco Brandi, Paolo Pierobon, Federico Mancini |
USCITA | 20 marzo 2025 |
DISTRIBUZIONE | Medusa Film |
3 stelle