La recensione di No Time to Die: Cary Fukunaga dirige Daniel Craig nel film che chiude un’era e lo accomiata definitivamente dal personaggio di 007
Dalla pensione all’azione
James Bond (Daniel Craig) ha lasciato il servizio attivo e si gode una vita tranquilla in Giamaica. La quiete però viene interrotta quando il suo vecchio amico della CIA Felix Leiter (Jeffrey Wright) va a fargli visita per chiedergli aiuto. La missione consiste nel trovare e liberare lo scienziato Waldo Obruchev (David Dencik) dai suoi sequestratori, il che si rivela molto più rischioso del previsto. Bond si ritrova sulle tracce di Lyutsifer Safin (Rami Malek), un misterioso criminale armato di una nuova e pericolosa tecnologia basata sul DNA e potenzialmente pericolosa per l’intera popolazione mondiale. Una figura che viene direttamente dal passato della donna che ama, ovvero la psicologa Madaleine Swann (Léa Seydoux). Ad aiutarlo il nuovo agente 007 Nomi (Lashana Lynch) e i vecchi amici dell’MI6: M (Ralph Fiennes), Q (Ben Whishaw), Bill Tanner (Rory Kinnear) e Eve Moneypenny (Naomie Harris).
Un unico arco narrativo
Ciò che ha caratterizzato sin dal principio il ciclo di 007 targato Daniel Craig è la serialità. Una novità, visto che in passato ogni film di James Bond raccontava un’avventura a sé stante, separata da tutte le altre. Sin da Casino Royale e Quantum of Solace (rispettivamente del 2006 e del 2008), però, è apparso chiaro un intento ben differente: quello di seguire un unico arco narrativo. No Time to Die riprende – e conclude – questo filone cercando di conciliare due elementi che appaiono fondamentali per la saga, giunti a questo punto: l’azione e la storia d’amore. Entrambi avevano lasciato degli spazi da colmare e la sceneggiatura di Neal Purvis, Robert Wade, Cary Joji Fukunaga e Phoebe Waller-Bridge va proprio ad inserirsi in quegli spazi per colmarli e dare una degna conclusione ad un ciclo fondamentale per il personaggio creato da Ian Fleming.
Uno 007 moderno, che si innamora
Daniel Craig è apparso sin dal principio come uno 007 moderno. A partire dall’aspetto fisico ma senza trascurare l’azione, molto più dinamica e rocambolesca, impossibile non notare un certo taglio col passato. James Bond resta affascinante, ironico e strafottente, ma ha compiuto un passo in avanti e si è innegabilmente evoluto. Tale evoluzione ha coinvolto anche i sentimenti: più che le classiche “Bond Girls” con le quali concedersi fugaci avventure, l’agente segreto si è innamorato profondamente. Lo ha fatto in un primo momento di Vesper Lynd (Eva Green), ma quella sofferenza non gli ha impedito di darsi una nuova possibilità con la bella Madeleine. È attraverso queste due donne che si affrontano i temi del tradimento e della fiducia, della devozione e del sacrificio.
Un viaggio emotivo
È così che No Time to Die diventa un viaggio nell’emotività e nel sentimento, pur senza dimenticare l’azione e l’avventura. Quest’ultima, tuttavia, non esisterebbe senza la sopracitata emotività. È l’amicizia per Felix Leiter a convincere Bond a ritornare in azione (accanto a lui, in questa prima missione cubana, l’affascinante e abilissima Paloma interpretata in modo incantevole da Ana de Armas) ed è l’amore per Madeleine a fare il resto del lavoro. Difficile da credere se si pensa ai film del passato, ma una considerazione necessaria se si pensa ai film interpretati da Craig.
Un’uscita di scena gloriosa
Alla luce di tutto ciò, la lunga pellicola diretta in modo egregio da Fukunaga ha molto da dire e altrettanto da dimostrare. È chiaro l’intento di spianare la strada ad un’uscita di scena gloriosa per un interprete come Craig, che ha saputo dare tanto a 007 ma dalla quale è riuscito a prendere ancora di più. Man mano che si procede verso il gran finale i riflettori vengono puntati più sull’uomo che non sull’agente segreto, chiudendo il cerchio in un modo talmente spettacolare da lasciare il segno, nel bene e nel male. Il giudizio finale potrebbe dividere il pubblico, in un film che archivia definitivamente un’era. Una simile svolta romantica sarebbe apparsa stonata per gli 007 del passato, ma al contrario non tradisce minimamente l’animo mostrato negli ultimi 15 anni da Craig. Resta da capire chi raccoglierà la sua eredità: l’augurio è che il moderno femminismo, il Me too e l’influenza del Black Lives Matter non facciano la loro irruzione – fuori luogo – anche nell’universo della spia britannica più amata di sempre.
No Time to Die, dopo numerosi slittamenti causati dall’emergenza Coronavirus, arriva finalmente nelle sale il 30 settembre 2021 distribuito da Universal Pictures. Nel cast anche Christoph Waltz, che torna ad interpretare il ruolo del perfido Blofeld. La canzone d’apertura è interpretata da Billie Eilish.