Noi: la recensione del nuovo incubo del regista di Scappa – Get Out

A due anni dal folgorante Scappa – Get Out Jordan Peele alza la posta in gioco e, con Noi, firma un horror esemplare che riflette sull’America di oggi – o meglio sul suo lato più oscuro – dove la distinzione principale non è più quella tra neri e bianchi, ma piuttosto tra noi e loro.

Un horror diverso è possibile

Pensate per un attimo a tutti i trucchetti più abusati nell’horror contemporaneo. Escamotage fatti apposta per il salto sulla sedia a comando, tipo gli stacchi di camera improvvisi o i repentini saliscendi sonori, tanto per intenderci. Ecco, adesso immaginate un film che, pur ponendosi comunque come obiettivo primario quello di “fare paura”, lo faccia però senza ricorrere a nessuno di questi espedienti. Difficile dite? Eppure chiunque, due anni fa, abbia visto ScappaGet Out sa che è possibile. Basta la capacità di identificare il perturbante in contesti o dinamiche che reputiamo ordinari. In una parola, basta che ci sia la sostanza.

Il dopo Scappa – Get Out

Che, nel caso dell’esordio alla regia di Jordan Peele – uno che, lo ricordiamo, è passato nel giro di pochi mesi dall’essere un misconosciuto comedian a vincere l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale – significava una riflessione acutissima sull’essere neri oggi in America, capace di non sfociate mai nel pamphlet fine a se stesso. Giunto al secondo film, l’autore afroamericano non abbandona quel tipo di istanze, ma anzi, se possibile, rilancia la posta allargando in maniera considerevole il raggio d’azione e lasciando emergere dal sottosuolo, non solo metaforicamente, un ingombrante rimosso sociale.

Noi - Lupita Nyong'o
Una combattiva Lupita Nyong’o in una scena del film

Il sottotesto sociale

Noi diventa così una sorta di Invasione degli ultracorpi 2.0 attraverso la quale riflettere su tutta l’America di oggi, o meglio, sul suo lato più oscuro. Un’America dove la distinzione principale non è neanche più tra bianchi e neri, bensì quella tra dei molto più generici “noi” contrapposti a dei “loro”. “Noi siamo americani” dice a un certo punto il doppelgänger della protagonista –  una straordinaria Lupita Nyong’o – e in quella (amarissima) rivendicazione identitaria risuona l’eco di tutta la crudeltà insita in una stato sociale fondato, piuttosto che sul principio di eguaglianza, sul benessere di taluni a scapito di tutti gli altri.

La storia

Tutto nasce da un trauma subito da Adelaide (Lupita Nyong’o) quando era bambina e che ne condiziona l’intera esistenza. Anche adesso che è felicemente sposata e ha due figli, la donna continua a percepire una forte inquietudine e la sensazione che, da un momento all’altro, quel fragile equilibrio conquistato a fatica possa venire a mancare. Questo timore si fa ancora più forte quando, insieme alla famiglia, Adelaide torna per una vacanza sulla stessa spiaggia in cui, anni prima, ha vissuto quell’esperienza che l’ha segnata così profondamente.

Noi
Gli altri “noi” in un’inquietante scena del film

Un film tutto giocato sul dualismo

Se della trama è meglio non dire altro, è importante sottolineare come Peele sia nuovamente riuscito a costruire un meccanismo che lavora su più livelli distinti e paralleli, intrattenendo con estrema abilità e conoscenza del genere ma, allo stesso tempo, affrontando un tema delicato (e assai poco cinematografico) come il classismo dominante e l’infinita arbitrarietà della visibilità sociale. È un film tutto giocato sul dualismo Noi. Tra luci e ombre, giorno e notte e sì, ancora una volta tra il bianco e il nero. E l’inquietante sospetto che ognuno di noi possa essere il peggior nemico di se stesso.

In conclusione

Talmente pieno di particolari significanti da richiedere una seconda visione per essere apprezzato appieno, Noi spaventa e affascina in egual misura, costringendoci a guardare proprio in quegli angoli dove quasi mai volgiamo lo sguardo. Servendosi di una grammatica simbolica potentissima – le tute dei cattivi, così simili a quelle dei galeotti e il gangsta rap dei N.W.A. decontestualizzato ad arte in una delle scene più inquietantemente comiche del film – Peele si concede anche il lusso di un twist finale à la Shyamalan, che arriva in un momento in cui si è talmente appagati dalla visione da non sentirne neanche il bisogno. E che, forse anche per questo, funziona a meraviglia. E regala ancora un po’ di senso a un’opera già fino ad allora incredibilmente densa e complessa.

Noi, diretto da Jordan Peele e interpretato da Lupita Nyong’o, Winston Duke, Elisabeth Moss e Tim Heidecker, sarà in sala da giovedì 4 aprile distribuito da Universal Pictures.

VOTO:

 

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