La nostra recensione di Oh, Canada – I tradimenti, il nuovo film del maestro Paul Schrader con Richard Gere, Uma Thurman e Jacob Elordi: un po’ meno rigoroso del solito, ma ancora ossessionato dal rapporto tra colpa e redenzione in un Paese (gli Usa) devastato
Il cinema ha ancora bisogno di Paul Schrader? Oh, Canada – I tradimenti, pur lontano dall’Olimpo delle sue opere più compiute, è forse la risposta. A due anni da Il maestro giardiniere il regista e sceneggiatore del Michigan – a cui dobbiamo film come Taxi Driver, Toro scatenato e Mosquito Coast (tra i tanti) – torna con un film un po’ meno rigoroso e aspro rispetto ai suoi lavori precedenti, ma che riflette ancora sul rapporto tra colpa e redenzione, su come passato e presente dialoghino l’uno con l’altro influenzandosi a vicenda, sul declino della cultura americana (e forse occidentale tutta). E se stavolta la scrittura latita un po’ troppo, ci pensano gli attori (Gere, Thurman, Elordi) a tenere botta.
Intervista col regista
Leonard Fife (Richard Gere) è un noto e stimato documentarista che alla fine dei suoi
giorni, decide di raccontare la sua vita, senza filtri. Come regista di documentari d’inchiesta
ha molto di cui essere fiero ma la fuga in Canada, la diserzione durante la guerra del
Vietnam e alcune delle sue relazioni passate nascondono scomode verità. Quando Leonard
rilascia l’ultima intervista ai suoi ex studenti, con l’attuale moglie Emma (Uma Thurman)
in ascolto, le storie travagliate degli anni in cui era giovane (Jacob Elordi) rivelano l’uomo
che si è nascosto dietro il mito.
Ancora una volta il passato
Colpa, redenzione, passato, presente. La filmografia intera di Paul Schrader può essere riassunta in quattro parole e non c’è neanche bisogno di scavare a fondo per accorgersi di come questo filo rosso perduri da 50 anni, seppur talvolta declinato in modalità o generi differenti. Quattro concetti che si ripropongono fortissimi nella confessione, lunghissima, che accompagna Oh, Canada – I tradimenti e il suo protagonista Leonard Fife. La storia, tratta dall’omonimo romanzo di Russell Banks, è poco più che un pretesto che serve alla pellicola e al suo leading man per snocciolare verità inconfessabili, tradimenti, bugie, segreti ed esplicitare quel senso di colpa fondativo del cinema schraderiano.
Il passato torna con i suoi tentacoli a tormentare Fife e lo costringe a rinunciare alla manipolazione della propria vita attraverso il filtro del documentario, quello stesso filtro che lo ha reso mitologico agli occhi dei democratici americani e dei progressisti canadesi e che lo ha consacrato regista di culto. È un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, in cui il Richard Gere di ora e il Jacob Elordi di allora (Gere monumentale, Elordi discreto) sono la proiezione lunga quasi cinque decenni del percorso di costruzione e distruzione di un uomo. Grazie al montaggio e alla struttura diegetica lo schermo passa dal colore al bianco e nero, dal passato al presente quasi senza soluzione di continuità.
Ed è in questo momento che diviene centrale, quasi salvifico, il ruolo di sua moglie Emma (un graditissimo ritorno di Uma Thurman, qui al suo meglio da anni) la quale viene in verità un po’ snobbata dalla sceneggiatura, ma che si dimostra indispensabile nel percorso di redenzione di Leonard, nella sua fase di accettazione degli inciampi, delle malefatte e degli errori. Perché si ha la sensazione che Oh, Canada – I tradimenti non abbia nessuna intenzione di redimere, né tantomeno di giustificare, la codardia, l’infedeltà e la manipolazione continua di Leonard, ma che anzi cerchi nella sua impossibilità di redenzione il nocciolo diegetico e quindi tematico.
Non il miglior Schrader possibile
Attori e intenzioni a parte, però, è evidente come nel processo di scrittura diverse cose non abbiano funzionato così bene. La durata una volta tanto rimane troppo esigua rispetto alle ambizioni e alla portata narrativa del film, in molti momenti sembra che i salti temporali e di arena non abbiano consecutio dando l’idea di una frammentarietà non voluta che alle volte affascina, proprio perché si fa specchio dell’animo e della coscienza a pezzi di Leonard, ma più spesso irritano. Si ha quasi l’impressione che il cinema di Schrader stia perdendo un po’ di quel rigore formale, che però dava senso anche alla scrittura che rimaneva compatta, lasciandosi andare a qualche sperimentazione in più-
Potrebbe essere il limite maggiore di una pellicola per sua stessa natura non ancora del tutto compiuta, in grado però di regalare qualche lampo o intuizione grazie ad un graduale tuffo negli abissi di una mente e di un’anima disarticolate, sfuggenti e quasi inaccessibili. Ed è per questo che la prova di Gere basta, da sola, a tenere su il film nonostante le mancanze di scrittura; Oh, Canada – I tradimenti si muove sui sentieri sinuosi dell’ambiguità di ciò che mostra, in bilico continuo tra vita e morte, tra ricordo e menzogna, tra un passato che ritorna e un presente da ricostruire. E poi, ça va sans dire, c’è la colpa e c’è la redenzione.
TITOLO | Oh, Canada – I tradimenti |
REGIA | Paul Schrader |
ATTORI | Richard Gere, Uma Thurman, Jacob Elordi, Victoria Hill, Michael Imperioli, Caroline Dhavernas, Penelope Mitchell, Kristine Froseth, Megan MacKenzie |
USCITA | 16 gennaio 2025 |
DISTRIBUZIONE | Be Water Film |
Due stelle e mezza