La nostra recensione di Omen – L’origine del presagio, il prequel che racconta gli eventi che hanno portato alla nascita di Damien, il figlio dell’Anticristo: disturbante e d’atmosfera, anche se non troppo spaventoso, con un terzo atto sospeso tra body horror e conspiracy thriller
Non è proprio un prequel come gli altri questo Omen – L’origine del presagio, o almeno non è il prototipo di prequel che siamo stati abituati a vedere negli ultimi anni. Perché l’horror diretto dalla giovane Arkasha Stevenson, qui al suo primo film importante dopo tanta gavetta, e interpretato tra gli altri da Nell Tiger Free, Bill Nighy e Sonia Braga miscela echi e riferimenti altissimi e dimostra un’ambizione non comune, anche quando fatica un po’ ad ingranare nel secondo, pastoso, atto.
Il diavolo nell’acqua santa
Margaret (Nell Tiger Free) è una giovanissima novizia che parte alla volta di Roma per dare inizio a una nuova vita a servizio della Chiesa, sotto la tutela del potente cardinale Lawrence (Bill Nighy). La ragazza inizierà a lavorare nell’orfanotrofio Vizzardeli, gestito dalla badessa suor Silvia (Sonia Braga), prima di prendere il velo definitivamente.
Una volta giunta le cose cominciano a diventare sempre più strane e disturbanti e Margaret viene trascinata nell’oscurità, portandola a mettere in discussione la sua fede. La donna scoprirà tramite Padre Brennan (Ralph Ineson) una terribile cospirazione interna alla Chiesa, volta a far rinascere il male incarnato attraverso il figlio dell’Anticristo.
Il problema del male
Da sempre l’horror, specialmente quello a sfondo religioso, s’interroga sulla natura del male attraverso le sue manifestazioni, siano esse fisiche o metafisiche. Nella saga di Omen questo male assumeva le sembianze all’apparenza innocenti di un bambino, Damien, arrivando perfino a chiedersi e chiederci fin dove ci spingeremmo pur di annientare l’incarnazione mefistofelica del maligno una volta per tutte, e con essa tutte le sue implicazioni morali, etiche, umane. Ora, qui di bambini non ve ne sono perché Damien non è ancora nato, ma l’interrogativo resta eccome.
Perché in Omen – L’origine del presagio il problema del male assume una dimensione di natura ancora più apocalittica, connessa al destino dell’anima della Chiesa stessa e di tutti i suoi rappresentanti spirituali. Sì, poiché il peccato questa volta non è esterno, la contaminazione malefica è all’interno delle sacre mure vaticane e non può non far pensare a qualche riferimento extra-filmico, specialmente per i numerosi scandali che hanno colpito la Santa Sede negli ultimi decenni tra abusi sessuali, corruzione, infiltrazioni criminali misteri irrisolti. In questo prequel è una cospirazione del Vaticano a smuovere le acque torbide, preoccupato della sempre più crescente mancanza di fedeli.
L’affidarsi ad un Male purissimo per tentare di riavvicinare le persone a Dio diventa quindi un aut aut estremamente pericoloso e instabile, in cui si viene a contatto con forze che non si conoscono e che non si è in grado di controllare. È l’intuizione più interessante, sia a livello diegetico che tematico, di Omen – L’origine del presagio ed è anche la svolta narrativa in grado di smarcarlo da gran parte dei film a sfondo demoniaco, inclusi i riferimenti altissimi a cui per forza di cose deve rifarsi come Rosemary’s Baby o lo stesso The Omen del 1976. Certo, non sempre la Stevenson riesce a maneggiare con cura le tante implicazioni orrorifiche di un concept così scomodo, ed è il motivo per cui questo prequel fatica un po’ nel secondo atto a trovare un fuoco definito.
Più tensione, meno paura
Se però Omen – L’origine del presagio ha un ulteriore merito sta proprio nella gestione della sua stessa tensione drammaturgica, che qui rinuncia quasi completamente a dei comodi jumpscare per provare invece a costruire un microcosmo in cui il male possa annidarsi nel sacro e nell’inviolabile divino. Rispetto però ad un The Nun, Omen non è interessato a mostrare l’orrore reale ma a celarlo nelle pieghe del corpo in attesa della sua nascita, e quindi si “accontenta” di giocare con l’orrore della violenza, dell’intolleranza, degli anni di piombo italiani che qui vengono curiosamente utilizzati come sfondo politico per intensificare la sensazione di squilibrio, di turbamento, di pericolo incombente.
Ed è alla fine un buon uso delle atmosfere malsane, unite ad un terzo atto in cui il body horror esplode in tutta la sua pulsante visceralità con richiami espliciti a Cronenberg e Gordon, a rendere Omen – L’origine del presagio un prequel interessante e coinvolgente, anche quando sembra guardare dalle parti di Dan Brown e del conspiracy thriller di grana non propriamente finissima. Tutti elementi che però si miscelano più che discretamente nel complesso, allontanando i timori di un ennesimo cadavere filmico diseppellito e spolpato per mancanza di idee, o per non aver avuto sufficiente coraggio nel portarle avanti. Il Maligno, a questo giro, non ha granché di cui preoccuparsi.
TITOLO | Omen – L’origine del presagio |
REGIA | Arkasha Stevenson |
ATTORI | Nell Tiger Free, Bill Nighy, Ralph Ineson, Sonia Braga, Tawfeek Barhom, Andrea Arcangeli, Ishtar Currie-Wilson |
USCITA | 4 aprile 2024 |
DISTRIBUZIONE | The Walt Disney Company Italia |
Tre stelle e mezza