La nostra recensione di One Life, opera prima dell’inglese James Hawes con un gigantesco Anthony Hopkins nei panni del salvatore di bambini Nicholas Winton: una storia toccante e più che mai necessaria sul senso dell’umanità e della responsabilità nel fare la cosa giusta
Ci sono uomini le cui azioni cambiano il corso della Storia, anche se in apparenza sembrano meno appariscenti o significative. Ecco, nel caso delle azioni eroiche di Nicholas Winton è mancata forse l’appariscenza, ma non certo il significato. La sua storia era finora stata raccontata soltanto in un programma televisivo di fine anni ’80 e da un libro scritto da sua figlia Barbara, finché l’esordiente James Hawes non è riuscito a trasporlo sullo schermo grazie anche ad un cast di lusso che comprende Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter e Jonathan Pryce. One Life è un film di grande potenza emotiva, che unisce il savoir faire britannico ad una sensibilità più europea.
Storia di un eroe
Sir Nicholas Winton (Johnny Flynn / Anthony Hopkins) è un giovane broker londinese che nel dicembre del 1938 si reca a Praga, trovandovi migliaia di famiglie fuggite dalla Germania e dall’ Austria, in condizioni disperate, con poco riparo e cibo e sotto la costante minaccia dell’invasione nazista. Si rende subito conto che deve salvare quanti più bambini possibile prima che le frontiere si chiudano, grazie anche all’aiuto della madre Babi (Helena Bonham Carter) e di un team di coraggiosi volontari. Cinquant’anni dopo Nicholas vive ancora nel ricordo della triste sorte di quei bambini che non ha potuto portare in salvo in Inghilterra, ma il destino gli riserverà un incontro inaspettato.
Due sensibilità
Nel cercare di adattare al gusto cinematografico una storia tanto edificante quanto spinosa, come quella vera di Nicholas Winton, One Life sceglie saggiamente di non calcare troppo su un sentimentalismo spinto, lasciando melodramma e lacrimoni alla porta. Lo fa perché sa bene che comunque questi ultimi sarebbero arrivati in ogni caso, vista la natura stessa della narrazione e delle sue ramificazioni diegetiche ed extra-diegetiche, e quindi riduce al minimo ogni possibile tentazione in proposito. Ne viene fuori un film rigorosissimo ma mai freddo, che combina lo sguardo austero del cinema britannico con la temperatura emotiva di quello europeo.
Due sensibilità diverse che si fondono in maniera armoniosa, mai sovrastandosi a vicenda, e che si appoggiano su un canovaccio molto semplice sia nell’intreccio che nella fabula. Saltando continuamente tra passato e presente One Life è tutto nello sguardo di Nicholas (un meraviglioso Anthony Hopkins da anziano e un bravo Johnny Flynn da giovane), nelle sue paure, nella sua determinazione e risolutezza quando all’alba del secondo conflitto mondiale rischia la galera o peggio per salvare quasi 700 bambini da morte certa, ma anche nei suoi dolorosi rimpianti quando cinquant’anni dopo è costretto a fare i conti con la propria fallibilità.
Il viaggio dell’eroe
Beato un popolo che non ha bisogno di eroi, recitava una massima di Brecht. La verità, però, è che in questo mondo di persone straordinarie ce ne sono tante e, molto spesso, le loro storie passano sotto silenzio perché sommerse dal peso e dallo scorrere implacabile della Storia. E se ad alcune di queste il cinema ha riservato gloria sempiterna – il riferimento più immediato è lo Schindler di Spielberg – attraverso una narrazione dai forti connotati epici e celebratori, con altre è stato sicuramente meno tenere. Certo, qui siamo abbastanza lontani dal biopic del regista di Cincinnati; One Life lavora su toni intimi, non allarga mai lo sguardo sull’universalità delle conseguenze del conflitto imminente ma sulla loro dimensione privata.
In questo senso la pellicola di Hawes non ha una costruzione ambiziosa, né un respiro particolarmente ampio, ma fonda la propria esistenza sul pathos della materia drammaturgica e delle interpretazioni attoriali tutte di ottimo livello, quasi a volersi in qualche modo sganciare da un profluvio di aspettative e di responsabilità probabilmente troppo gravose. Rimane perciò un film di grande intelligenza emotiva che rispetta la sensibilità del pubblico senza voler essere ricattatorio, e che trova sempre un giusto taglio o lo sguardo più onesto nel raccontare una storia che è prima di tutto umana, prima ancora che politica o ideologica.
Pur non essendo destinato a cambiare o a sconvolgere gli equilibri del biopic, One Life miscela assieme lacrime, rabbia e incredulità di fronte alla malvagità di una certa umanità e all’ingiustizia di un conflitto le cui prime vittime sono stati i bambini, ieri come oggi. Perché è difficile, se non impossibile, non pensare a ciò che sta avvenendo nel mondo tuttora, come se il grande lavoro di Nicholas Winton e della sua squadra non fosse servito neanche a svegliare qualche coscienza in più. Qui ci viene ricordato, ancora una volta e con ancora più urgenza, che è necessario mettere sempre davanti la sacralità dell’esistenza rispetto al bieco interesse. Chi salva una vita, salva il mondo.
TITOLO | One Life |
REGIA | James Hawes |
ATTORI | Anthony Hopkins, Johnny Flynn, Lena Olin, Romola Garai, Alex Sharp, Jonathan Pryce, Helena Bonham Carter |
USCITA | 21 dicembre 2023 |
DISTRIBUZIONE | Eagle Pictures |
Tre stelle e mezza