La recensione di Pacifiction – Un mondo sommerso del regista spagnolo Albert Serra, un film fluviale nella durata ma ammaliante nella messa in scena con un eccezionale Benoît Magimel: qual è il prezzo del Paradiso terrestre?
Una location mozzafiato nel bel mezzo della Polinesia francese, un intrigo su dei possibili test nucleari condotti su una delle isole, un alto commissario della Repubblica chiamato ad indagare: Pacifiction – Un mondo sommerso dello spagnolo Albert Serra si muove sinuoso, lento e ipnotico tra oniricità e sospetto, idilio e minaccia con un Benoît Magimel immenso nel suo saper condensare e misurare la propria performance.
Intrigo in Paradiso
Sull’isola di Tahiti, nella Polinesia francese, l’Alto Commissario della Repubblica De Roller (Benoît Magimel) e rappresentante dello stato francese è un uomo calcolatore, ma dai modi impeccabili. Nei ricevimenti ufficiali, così come negli ambienti più equivoci, misura costantemente il polso di una popolazione locale la cui collera può manifestarsi in qualsiasi momento. Soprattutto da quando circola una voce insistente: l’avvistamento di un sottomarino, presenza spettrale che annuncerebbe una ripresa dei test nucleari francesi. Nel frattempo De Roller deve vedersela con un Ammiraglio (Marc Susini) che passa tutte le sue notti nella discoteca gestita da Morton (Sergi Lopez), un Capitano (Michael Vautor) dalla personalità indecifrabile che potrebbe nascondere più di un segreto e da un gruppo di attivisti locali che minacciano continue manifestazioni di protesta, potendo contare sull’amore di una responsabile dell’accoglienza e coreografa transessuale di nome Shannah (Pahoa Mahagafanau) e l’appoggio di Matahi (Matahi Pambrun).
Non è tutto oro ciò che luccica
Come già esplicitato dall’ingombrante sottotitolo italiano, quello di Pacifiction – Un mondo sommerso è un universo paradisiaco, dai colori sgargianti e dai tramonti mozzafiato, dalle acque cristalline e incontaminate e dalla bellezza impareggiabile, ma che sotto la sua superficie nasconde un cuore nero, nerissimo. Soprattutto però è un mondo in cui non c’è nessuna tensione narrativa evidente, in cui lo sviluppo strutturale di storia e personaggi è inesistente o quasi (tolti un paio di spunti da spy story che però vengono abbandonati in poche scene) e in cui le domande alla fine dei 165 minuti di visione abbondano. Paradossalmente, però, è questa la maggiore forza di Pacifiction – Un mondo sommerso. Il regista spagnolo Albert Serra (di cui chi scrive consiglia caldamente gli ultimi Liberté e Roi Soleil) non è infatti minimamente interessato al cosa vediamo o al perché lo vediamo, ma al come. Il suo è un cinema esperienziale che si fregia del mezzo filmico come strumento di indagine sensoriale, la sua macchina da presa cattura momenti estremamente spettacolari (come la sequenza della gara di surf o quella del pedinamento notturno) per restituirli come parte stessa della diegesi e non come un semplice contorno, pur avendo chiaramente in mente a quali lidi far approdare la storia. È un paradiso che nasconde un inferno in divenire quello che Serra racconta, un mondo tanto meraviglioso quanto sul punto di collassare su stesso, la cui bellezza ci appare perciò ancora più tragica e dolorosa.
Un uomo alla fine
La stessa parabola decadente e destinata alla deflagrazione del mondo narrativo è ben rappresentata dal personaggio di De Roller, che Benoît Magimel interpreta con una compostezza, una capacità di non strabordare e un’intensità magistrali. Cinico, disilluso, profondamente arrabbiato con il mondo che lo circonda ma anche capace di dissimulare quasi totalmente quella rabbia e di tirare fuori un’inaspettata quanto morbida ironia, il De Roller di Maginet si piega allo scorrere degli eventi senza dare mai l’impressione che voglia provare a controllarli; in un film che non mostra una sola goccia di sangue, eppure a suo modo violento quanto i racconti di De Roller stesso, la sua figura è una metafora perfetta di una certa condizione umana che si fa ancora più piccola e insignificante di fronte al Caos, ma che lo accetta come parte naturale delle cose. Un uomo languido e imperturbabile anche quando accenna ad un impeto di gelosia verso Shannah, un uomo che ha imparato a sotterrare i sentimenti dietro una facade di sorrisi stirati e impenetrabili e che è in grado di dirigere un’opera teatrale o chiedere a chiunque consigli e supporto, ma non di raccoglierli. Una figura astrusa e illeggibile quella protagonista di Pacifiction – Un mondo sommerso, ma perfetta per raccontare meglio di tanti dialoghi l’inconsistente apatia della Vita di fronte ad una Morte incombente.
Tra thriller e spy story, senza essere nulla di ciò
Come già detto in apertura Pacifiction – Un mondo sommerso è una pellicola fluviale nella durata e nella gestione del ritmo, estremamente rarefatta e che richiede tanta pazienza e tanta capacità di entrare nel mondo narrativo da parte dello spettatore. È un film che perciò richiede necessariamente lo spazio della sala cinematografica per essere goduto al meglio, sia per via delle larghe panoramiche e del formato arioso fatto di campi lunghi che Serra ha scelto per raccontare Tahiti e le sue spiagge, sia per via della sua atmosfera sospesa tra paranoia e tensione costante. Si avverte continuamente la sensazione che qualcosa di terribile stia per succedere anche se forse non succederà, perché tutto il film è immerso in una cappa asfissiante che ricorda quella di certi thriller di spionaggio anni ’70 o dei romanzi di le Carré. Certo, Serra non è tanto interessato a sventare complotti globali o a darci delle risposte circa l’autenticità o meno di questa paranoia, quanto piuttosto a rendercene partecipi, a farci ubitare, a tenerci sulla corda sospesa su di un mondo che sta per esplodere anche se non sapremo mai il perché. Ed è questa la cosa più terrificante di tutte; stare ad un passo dal baratro e continuare lo stesso a camminare ignari, mentre ammiriamo l’infinito del mare che si staglia all’orizzonte.
Pacifiction – Un mondo sommerso. Regia di Albert Serra con Benoît Magimel, Marc Susini, Sergi Lopez, Michael Vautor, Pahoa Mahagafanau, Matahi Pambrun e Montse Triola, in uscita oggi 18 maggio nelle sale distribuito da Movies Inspired.
Quattro stelle