Peripheric Love, recensione: Fabio Troiano protagonista di un’opera gentile su amore, fede e cambiamento

Peripheric Love - Fabio Troiano e Iazua Larios
Peripheric Love - Fabio Troiano e Iazua Larios

La nostra recensione di Peripheric Love, diretto da Luc Walpoth con protagonisti Fabio Troiano e Iazua Larios: un film di grande delicatezza e sensibilità, supportato da un racconto che si spiega lentamente attraverso il mistero dell’amore, della fede e del cambiamento

Dopo anni di cortometraggi e di lavori televisivi premiati in giro per il mondo, il regista svizzero Luc Walpoth ha esordito sul grande schermo con Peripheric Love, family drama dalle note delicate e intimiste nel segno del trio interpretato da Fabio Troiano, Iazua Larios e Christina Andrea Rosamilia. Un’opera prima di grnde sensibilità che affronta il tema del cambiamento, declinandolo attraverso il mistero dell’amore, della fede (in Dio ma non solo) e persino della nascita, senza mai essere stucchevole o peggio ricattatorio.

Peripheric Love - Christina Rosamilia e Fabio Troiano
Peripheric Love – Christina Rosamilia e Fabio Troiano

La nascita di un figlio

Giorgio (Fabio Troiano) e Maria (Iazua Larios) sono una coppia all’apparena solida e unita, nonostante i problemi economici continui che li attanagliano. Un giorno la loro unione entra in crisi perché Maria si scopre incinta di un bambino, che però non può essere di Giorgio in quanto affetto da sterilità. In questa situazione entrambi sono spinti a cercare altrove la tenerezza e l’ascolto perduti, e si dischiudono quindi a relazioni con nuovi confidenti: Maria nel conforto di padre Salvatore (Alessio Lapice), un giovane sacerdote affascinato dal suo candore e dalla “miracolosa” gravidanza e Giorgio, dopo un’iniziale ostilità, nell’affetto di Arlette (Christina Rosamilia), una prostituta transessuale.

Peripheric Love - Alessio Lapice
Peripheric Love – Alessio Lapice

La forza di un cambiamento

Peripheric Love è uno di quei film piccoli e contenuti, sia nella forma della messa in scena che nel contenuto tematico, ma che portano con sé la voce di migliaia di derelitti, di uomini e donne ai margini della società in cui vivono e dalla quale sono spesso esclusi. Uomini e donne come Guido e Maria, il primo custode di una fabbrica e la seconda babysitter per conto dei proprietari di quella stessa fabbrica, in un cortocircuito socio-economico infinito e spaventoso. Finché nella loro vita non germoglia il seme di un cambiamento, che all’inizio  si tramuta in un sospetto sempre più atroce (Maria ha davvero tradito Guido portando in grembo un bambino non suo?).

Un cambiamento che però non riguarda solo le dinamiche relazionali di una coppia ma che abbraccia l’intero argomento dell’amore, per poi assumere quasi dei contorni messianici parlando di fede in Dio e in un possibile miracolo ma anche della fede negli uomini e nella loro capacità di ascolto, di comprensione: Maria la trova in un sacerdote disposto ad accogliere le sue paure, Guido in una prostituta transessuale. Delle vite ai margini che cercano di essere salvate, ancora una volta. Peripheric Love si fa allora portatore di questa spinta al cambiamento, attraverso una narrazione che mescola tensione drammaturgica e realismo onirico, privilegiando la componente psicologica e la precisione dialogica.

Peripheric Love - Fabio Troiano
Peripheric Love – Fabio Troiano

Simbolismo e umanismo 

Che Peripheric Love sia un film improntato verso un certo tipo di simbolismo è chiaro dal parallelismo che contrappone la sequenza d’apertura al finale, in cui il viaggio di Maria e Giorgio come coppia, come genitori in fieri e come umani capace di amore si conclude anche in modo abbastanza prevedibile. Quello che però interessa di più dell’opera prima del (bravo) autore svizzero Luc Walpoth sta proprio in quell’aspetto periferico, lontano perciò dal centro, che è insito già nel titolo. Le figure di padre Salvatore (nome omen?) e Arlette sono infatti propedeutiche al viaggio di riconnessione e di riconquista di una speranza perduta da parte dei due protagonisti, ma anche simboliche di una componente umana fortissima.

L’arco di trasformazione di Maria e Giorgio perciò si scompone e si ricompone secondo delle coordinate narrative che tendono, sempre e comunque, alla ricerca di una nuova felicità possibile. E però è anche nella dimensione di contrasto rappresentato dalle due diverse arene, quella della Torino di Barriera con la sua povertà e l’emarginazione e quella della Torino ricca e altoborghese, che Peripheric Love tenta di affondare il colpo di una denuncia sociale comunque presente anche se non prioritaria e di sottotesto. Nel restare attaccato con il giusto garbo e la giusta dose di voyeurismo ai suoi protagonisti, Walpoth non straborda mai nell’autocommiserazione nel facile pietismo e questo, viste le premesse da melodramma, non era così scontato.

Pur peccando di un leggero autocompiacimento in certi passaggi, Peripheric Love resta un film d’esordio di buona intelligenza e fattura che disegna due parabole speculari e congiunte di due relazioni e due mondi all’opposto con precisione millimetrica: quella di Giorgio e Maria fatta sì di silenzi e difficoltà economiche ma anche di grande solidità affettiva, e quella dei Brandt ormai impantanata nell’apparenza e nella tenuta sociale di una felicità che forse non è mai esistita. Solo uno dei due mondi è destinato a sopravvivere, l’altro può solo soccombere e diventare un punto distinto nel cosmo. Periferico, lontano dal centro delle cose, appunto.

TITOLO Peripheric Love
REGIA Luc Walpoth
ATTORI Iazua Larios, Fabio Troiano, Alessio Lapice, Christina Andrea Rosamilia, Bruno Todeschini
USCITA 11 gennaio 2024
DISTRIBUZIONE Casa delle Visioni

 

VOTO:

Tre stelle e mezza

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