Da Venezia 80 la nostra recensione dell’attesissimo Povere Creature!, il nuovo film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Willem Dafoe e Mark Ruffalo: una riflessione potente ed esilarante sull’emancipazione, femminile e non
Cinque anni fa La favorita arrivò in laguna per poi far man bassa di candidature agli Oscar con il premio a Olivia Colman, quest’anno Yorgos Lanthimos ed Emma Stone tornano a Venezia con un progetto ancor più ambizioso: Povere creature!, una rivisitazione del Frankenstein di Mary Shelley in chiave femminile e femminista a sua volta ispirata dall’omonimo libro di Alasdair Gray, sebbene il seminale romanzo inglese serva solo da spunto per poi allontanarsene sia nel tono che negli intenti: spesso esilarante, alle volte toccante, sempre ben a fuoco e con una gigantesca Emma Stone in odore di grossi premi.
Una seconda vita
Finalmente libera
È un senso di liberazione quello che pervade lo spettatore quando i titoli di coda di Povere creature! cominciano a scorrere sullo schermo, ma non è quel sentimento di sollievo misto a gratitudine che si prova dopo che un brutto momento è passato. È invece una liberazione positiva, una vera e propria catarsi che arriva improvvisa dopo che, per più di ore, siamo stati immersi in un mondo in cui il colore incontra il bianco e nero, la realtà della Londra vittoriana si scontra con un’Alessandria (d’Egitto) infernale che sembra uscita quasi da un quadro di Bosch e in cui l’oppressione del maschile viene soppiantata dal desiderio di libertà femminile.
La parabola di Bella Baxter, in fondo, non è che un irto cammino di rinascita e riappropriazione della propria voce, della propria intelligenza e del proprio corpo. Resuscitata da un Doctor Frankenstein sui generis e dal grande cuore paterno, interpretato da Willem Dafoe con estrema grazia e sensibilità, Bella si muove in un mondo che deve imparare a conoscere di nuovo per la seconda volta, prima apprendendo di nuovo la parola (e quindi l’utilizzo della stessa), poi man mano i comportamenti sociali fino ad arrivare all’autodeterminazione di sé che prima non aveva mai avuto.
Sboccato e selvaggio
Libero da qualsiasi vincolo Lanthimos non si contiene e non contiene la propria protagonista, la quale sputa il cibo appena mangiato davanti a tutti, non ha praticamente filtri o riguardi di alcun tipo, si disinteressa bellamente di ogni protocollo o imposizione sociale per poterli così prendere in giro e depotenziare fino a demolirli del tutto. Povere creature! fa esattamente la stessa cosa scegliendo di mostrare il sesso (tanto e piuttosto grafico nella sua rappresentazione), di prendere in giro gli stereotipi di genere o il patriarcato ma lo fa con una grazia e con una capacità sintetica di lavorare sul sottinteso e sul sottotesto che ad altri film recenti è mancata.
Il risultato è un lungometraggio selvaggio e totalmente sboccato, esilarante anche quando lavora su dei furbi doppi sensi o sulle allusioni e capace di passare con invidiabile facilità dalla commedia a piccoli momenti di dramma più intimo, richiamando tutto il cinema di Lanthimos e in particolare proprio La favorita. Ci vuole intelligenza per affrontare di petto un tema come quello dell’emancipazione(femminile ma non solo) senza risultare ricattatori o pedanti, e Povere creature! di intelligenza ne ha da vendere. Coraggiosa e straziante, con una vena dissacratoria ma anche una sensibilità nello sguardo davvero invidiabile, la pellicola del cineasta greco comincia dalla morte per aprirsi alla vita, nel viaggio di Bella alla scoperta di sé e del mondo che sarà difficile da dimenticare.
Una nuova consapevolezza
Per poter ricostruire bisogna prima avere la lungimiranza di saper distruggere. Bella si distrugge nel primissimo minuto del film e ne impiega quasi 140 per ricostruirsi, aiutata dall’amore di un padre putativo che le ridà la vita e soprattutto una nuova identità, che la indirizza senza spingerla e che è capace di regalarle quelle libertà e consapevolezza fisiche, emotive e spirituali che da tempo le mancavano. In Povere creature! Lanthimos non perde un grammo del proprio sguardo o stile, tra fish eye spinti e zoom a rientrare o ad uscire e non cede mai a compromessi, soprattutto narrativi. Ne è un esempio il finale che fa del politicamente scorretto il proprio vessillo, ma anche le scene di sesso brutali, i riferimenti al socialismo o la critica non proprio sottile all’ipocrisia borghese.
Lanthimos va quindi all-in questa volta e gioca a carte scoperte per tutto il tempo, con un coraggio e una sicurezza di sé davvero rari nel cinema contemporaneo. Sa di avere tra le mani un piccolo gioiello che, casi clamorosi a parte, si farà probabilmente valere nella stagione dei premi, ma quello che è più importante è che sa che con questa sua nuova pellicola è riuscito nel difficile compito di plasmare un nuovo immaginario con una nuova eroina. Si chiama Bella, si è prostituita per sua stessa volontà a Parigi e ad Alessandria ha tentato di salvare dei poveri offrendo del denaro alle persone sbagliate. Ha un grande cuore, un grande cervello ed una vita straordinaria davanti a sé; peccato non poterla vivere assieme a lei.
Povere creature!. Regia di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Ramy Youssef e Christopher Abbott, in uscita nelle sale a gennaio 2024 distribuito da Disney Italia.
Quattro stelle e mezzo