Quel posto nel tempo, recensione del film sull’Alzheimer con Leo Gullotta

Quel posto nel tempo - Leo Gullotta
Quel posto nel tempo - Leo Gullotta

La nostra recensione di Quel posto nel tempo con Leo Gullotta, Giovanna Rei e Beatrice Arnera: l’Alzheimer come motore di un viaggio che il protagonista compie tra passato, presente e visioni immaginarie in cerca di un posto nel tempo

Quel posto nel tempo

Mario (Leo Gullotta) è un direttore d’orchestra ormai in pensione e trascorre le sue giornate in un resort di lusso fuori dall’Italia. Soffre da tempo di Alzheimer e teme che, a causa della malattia, inizi a dimenticare il suo passato fatto di successi, fama e dell’amore di sua moglie Amelia (Giovanna Rei), deceduta in un incidente, e di sua figlia Michela (Beatrice Arnera), con la quale ha un rapporto conflittuale. Vive oscillando continuamente tra un passato che ritorna per pochi attimi e un futuro costituito da visioni immaginarie. Vuole ritrovare l’amore della figlia e, grazie alla malattia, ci riuscirà in un tempo diverso dal nostro.

La sceneggiatura

Il regista Giuseppe Alessio Nuzzo ha trattato più volte il tema della malattia. Spicca il docufilm Manuele sull’Alzheimer – Lettere a mia figlia con protagonista sempre Leo Gullotta, che vanta numerosi riconoscimenti tra cui la menzione speciale ai Nastri d’Argento. All’interno del film Quel posto nel tempo si percepisce questa profonda conoscenza dell’argomento che si riflette in una sceneggiatura dettagliata che racconta con una precisione quasi scientifica gli effetti e le conseguenze dell’Alzheimer. Merito di tutto ciò è lo studio approfondito che il regista ha fatto negli anni attraverso studi, incontri e interviste,  e il consulto di neurologi per la scrittura.

Quel posto nel tempo - Giovanna Rei
Quel posto nel tempo – Giovanna Rei

Una realtà tra flashback e visioni immaginarie 

Ciò che stupisce del film è che oscilla tra il presente, il passato e un mondo onirico e questo è proprio ciò che accade a chi è malato. Una delle conseguenze della malattia è la perdita progressiva della coscienza del tempo, per cui il protagonista vive concretamente nel passato attraverso dei ricordi tattili ma si proietta anche in un futuro desiderato altrettanto concreto. Il presente si sgretola tra questa “realtà” così frammentata per cui Mario non riesce a distinguere fino in fondo ciò che sta accadendo da ciò che è accaduto. Il regista rende visivamente tutto questo attraverso una narrazione non lineare e alla fine del film il pubblico rimane stordito poiché non riesce a capire se ciò che ha visto sia la realtà oppure una proiezione mentale del protagonista. Giuseppe Alessio Nuzzo vuole andare oltre l’immedesimazione empatica con il personaggio per far vivere concretamente allo spettatore i sintomi della malattia.

Un nuovo tempo e un nuovo spazio

Quel posto nel tempo ha una forte componente visionaria che trova la sua espressione maggiore in una potente metafora che caratterizza la fine del film. Vengono messe sullo stesso piano due cerimonie religiose quasi opposte ossia il funerale e il matrimonio. I dialoghi sono costruiti in modo tale da poter essere plausibili in entrambe le situazioni e ciò che viene mostrato allo spettatore è l’opposto di ciò che in realtà sta accadendo. In questo “spazio” impalpabile della visione Mario ritrova il rapporto con sua figlia e ciò accade in un tempo e in luogo che pur essendo razionalmente inesistenti, sul protagonista hanno degli effetti concreti e assolutamente reali e ciò che stupisce è che risultano tali anche allo spettatore.

Quel posto nel tempo - Beatrice Arnera e Leo Gullotta
Quel posto nel tempo – Beatrice Arnera e Leo Gullotta

La memoria va, l’identità resta

La città di Napoli fa da sfondo a tutto il film. Il regista ce ne mostra una sfaccettatura non usuale che qui ha una valenza simbolica. Le strade e le piazze sono vuote, il protagonista si immerge in questi spazi a volte padroneggiandoli e altre invece facendosi sopraffare. La scelta di far percorrere a Mario dei luoghi privi di persone rispecchia la solitudine che il malato di Alzheimer vive. In tal senso, importante è stato il lavoro sul ruolo del caregiver per capire quale sia l’approccio più comune verso il malato e renderlo altrettanto veritiero. Questo compito è stato affidato a Beatrice Arnera che ha mostrato come rapportarsi con la malattia non sempre comporti una comprensione e una giustificazione “a prescindere” del malato. La malattia non elimina i conflitti così come non annulla l’individuo e la sua identità. La musica è veicolo di creatività e questo resta nonostante il malato di Alzheimer perda molto della sua personalità. In una scena molto toccante del film il protagonista diventa spettatore di un’opera lirica e proprio grazie al potere della musica inizia a muovere le mani con movimenti piccoli dal suo posto ma con la stessa potenza di un direttore d’orchestra.

Quel posto nel mondo esplora una storia molto delicata e racconta la malattia dandole dignità ed importanza lasciando la narrazione al malato stesso e non, come solitamente accade, al caregiver. La narrazione non lineare permette una comprensione maggiore e visivamente concreta degli effetti della malattia e come ogni puzzle film che si rispetti lo spettatore deve attendere il finale per unire i tasselli e comprenderne il significato.

Quel posto nel tempo. Regia di Giuseppe Alessio Nuzzo, con Leo Gullotta, Giovanna Rei, Beatrice Arnera, Erasmo Genzini e Tina Femiano. Uscita al cinema il 21 settembre 2022, distribuzione Nexo Digital e An.Tra.Cine.

VOTO:

3 stelle

 

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