La recensione di Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie firmata da Zerocalcare sempre per Netflix: torna l’armadillo con la voce di Valerio Mastandrea, coscienza in un mondo tra disillusione e ipocrisia
Dopo il debutto cinematografico con La profezia dell’armadillo e quello seriale con Strappare lungo i bordi, Zerocalcare torna su Netflix per raccontare la propria vita, il proprio mondo e il degrado generazionale della contemporaneità in Questo mondo non mi renderà cattivo. Come al solito l’universo di Michele Rech, vero nome di Zerocalcare, è ricco di suggestioni, di dolori inespressi, di rimpianti, di paure, di speranze e di una buona dose di irriverenza, ma anche di troppe parole che tolgono in parte potenza a ciò che vediamo.
Un quartiere diverso
Un vecchio amico torna nel quartiere dopo diversi anni di assenza e fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per lui, ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. Il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare vengono ampliati tra digressioni sullo stato della politica e della società, paura del futuro e incertezza generazionale. A Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, si aggiunge un nuovo, centralissimo personaggio: Cesare.
La vita così com’è
Cosa si può dire di una persona che non vede un futuro davanti a sé? Come si può tentare di inquadrarla, di provare a capire le sue ragioni, le sue scelte, le sue emozioni? Zerocalcare torna con 6 episodi da circa 30 minuti ciascuno (di cui solo i primi 4 verranno recensiti) e lo fa attraverso la storia che Questo mondo non mi renderà cattivo ci racconta: una storia di periferia e di periferie, di sogni spezzati, di vite che in alcuni casi non solo non hanno una direzione precisa ma neanche la forza per potervici arrivare. Solo che Zerocalcare è troppo intelligente (e anche un po’ furbo) per cadere nella trappola dell’utilizzare i toni del dramma sociale, e invece tira fuori un racconto pregno della sua ironia dissacrante, molto graffiante in alcuni frangenti e capace di toccare un po’ tutte le corde emotive principali. Il maggior pregio del Zerocalcare fumettista e quindi narratore è quello di non porsi filtri, di non averne e di non volerne, e quindi di poter far esplodere con una deflagrazione tanto improvvisa quanto violenta il disagio generazionale di cui si fa portavoce. E, nel farlo, di raccontare tantissimo anche di questo paese, delle sue contraddizioni, dei suoi tanti limiti, delle prospettive mancate o irraggiungibili.
Nella mente di Zero
Posto il ritorno dell’Armadillo, sempre meravigliosamente doppiato da Valerio Mastandrea e voce della coscienza di Zero, il secondo aspetto più interessante di Questo mondo non mi renderà cattivo è il lavoro di introspezione letterale sul protagonista che ci permette di entrare nella sua mente. Quasi fosse un Inside Out alla romanesca siamo in grado quasi di poter vedere ciò che Michele Rech pensa, cosa si attiva o no all’interno del suo cervello, quali sono le scappatoie dalla realtà o, al contrario, i modi con cui riesce a leggerla e a definirla con più precisione. Aiutato da un’animazione più fluida che nel precedente Strappare lungo i bordi, Questo mondo non mi renderà cattivo è senza dubbio più ambizioso e maturo, entra nelle pieghe e nelle piaghe di un’umanità allo sbando che però vuole sopravvivere a tutti i costi e in tutti i modi e ci fa partecipi di un dolore condiviso e straziante, un dolore che può essere raccontato solo attraverso la sensibilità di uno sguardo artistico che però sia capace di guardare ciò che racconta dalla giusta prospettiva. Come gli ricorda l’amico Cesare, non si può raccontare di chi non ce l’ha fatta senza fare i conti coi propri fallimenti.
Asciugare le parole
C’è però una grossa pecca nel modo che Zerocalcare ha di raccontare il suo mondo, ed è una pecca che in qualche modo è figlia e madre allo stesso tempo di un problema più profondo. Questo mondo non mi renderà cattivo ha infatti il problema di non essere narrativamente coeso, oltre che eccessivamente verboso, perché l’impressione che si ha è quella di un flusso di coscienza ininterrotto più che di una struttura drammaturgica vera e propria. Un po’ come se fosse nella tavola di un fumetto Zerocalcare butta dentro tante (troppe) parole, tanti immagini suggestive ma forse dimentica che una narrazione filmica o seriale ha bisogno di un linguaggio più strutturato, di una maggiore solidità diegetica ; il talento indiscutibile di Zerocalcare nel pennellare personaggi veri e sanguigni andrebbe direzionato da questo punto di vista, stando però attenti a non ingabbiarlo in forme troppe schematiche o prevedibili. Senza contare i troppi dialoghi che vanno a stemperare la forza stessa di alcune inquadrature o momenti visivi di per sé potentissimi, tanto da risultare alle volte anche un po’ didascalici e inutili. Ecco, nel momento in cui Michele Rech riuscirà a trovare una formula più vicina al linguaggio del racconto per immagini seriale o cinematografico e non avrà paura di rinunciare a qualche parola di troppo, chi scrive è certo che saprà regalarci qualcosa di davvero indimenticabile. Nel frattempo questo rimane un gustoso antipasto.
Questo mondo non mi renderà cattivo. Una serie di Zerocalcare con le voci di Valerio Mastandrea e Silvio Orlando, in uscita in esclusiva su Netflix da domani 9 giugno.
Tre stelle e mezza