Suburra è uno spaccato sociale che vede tre ragazzi, prima sconosciuti e rivali, poi amici pronti ad ergersi contro le varie famiglie mafiose, per i propri interessi
Suburra – La serie Netflix tratta dall’omonimo film, è una delle sorprese televisive più piacevoli ed inaspettate dell’anno. Una storia raccontata con maestria, lontana dalle banalità legate al genere e con la capacità di coinvolgere sempre di più lo spettatore, con il passare delle puntate Un’opera costellata di intrighi ben congegnati, che danno forma e spessore ad un racconto sviluppato con cura e che riesce a mandare svariati messaggi al pubblico. I personaggi, punto forte di Suburra, risultano quasi grotteschi per la loro forte componente caricaturale, un modo di scrivere i volti di questo prodotto idoneo per la storia esasperata a cui appartengono.
I tre amici
I tre protagonisti, rappresentanti di tre mondi separati e in conflitto tra loro, si ritroveranno per un evento del tutto casuale a dover collaborare tra di loro e per un bene comune. Spadino, zingaro di Roma e della dubbia personalità, personaggio complesso e sfaccettato, un criminale innovativo nella caratterizzazione ed affascinante per il suo background. Aureliano, tipico bullo di quartiere, uno di quelli che si nasconde dietro al nome della propria famiglia e ai suoi soldi. Un delinquente che ha fatto della violenza il suo marchio di fabbrica, lasciando terra bruciata intorno a lui.
Gabriele, ragazzo diligente e borghese, uno sventurato che si ritrova contro la sua volontà in un mondo fatto di violenza e che trova nel crimine organizzato, la sua rivincita sociale. Tre emarginati contro un carosello di personaggi spietati, senza scrupoli e una Roma sempre più corrotta e affamata di sangue. Suburra è il cuore della capitale malfamata, un teatro di personaggi portati allo stremo, ma nonostante tutto credibili nel contesto in cui sono inseriti. Macchiette di loro stessi, ma incredibilmente di carattere e in grado di apparire originali ed umani per le loro peculiarità.
Roma ti divora come un barracuda
Una città quasi surreale, fatta di sparatorie e di intrighi, dove bene e male spesso si confondono, dissacrando ogni cosa in cui sarebbe giusto credere. Una critica ad un paese ingenuo, che ancora oggi ripone la propria fiducia nei politici che la governano, ritenendo la mafia lontana dagli alti seggi e dagli scrigni sacerdotali. Un prodotto che descrive una Roma cruda e cinica, dividendola in varie fazioni e rendendo le sue vie e le sue piazze, dei palcoscenici per la malavita.
Il cast
La recitazione risulta ampiamente godibile per tutta la durata della serie, seppur sia impossibile non notare qualche sbavatura nell’interpretazione degli attori. Nel complesso l’intero cast si rivela un punto a favore, una sorpresa nel panorama italiano, caratterizzata da performance che puntano molto sulla mimica facciale e sui movimenti del corpo. Una menzione legata al cast va in particolare a Claudia Gerini, Alessandro Borghi e a Filippo Nigro, che oltre a svolgere un buon lavoro, appaiono come volti di spicco in mezzo a tanti altri.
Il comparto tecnico
I primi due episodi della serie, diretti da Michele Placido, rappresentato la punta di diamante di un’opera realizzata con cura, soprattutto per quanto riguarda il lato tecnico e artistico. La fotografia, seppur non sia sempre qualitativamente omogenea, risulta nel suo complesso gradevole e all’altezza delle aspettative. La regia fa anch’essa il suo lavoro e trova il suo massimo sfogo nella puntata pilota, che si apre con una magnifica sequenza realizzata con un effetto vertigo, funzionale ed estremamente bella da vedere.