Renato Zero, conferenza Autoritratto: «Le mie canzoni hanno guarito l’anima di tante persone»

Renato Zero - Autoritratto (foto Roberto Rocco)
Renato Zero - Autoritratto (foto Roberto Rocco)

Ecco cosa ha raccontato Renato Zero nella conferenza stampa di presentazione del nuovo disco Autoritratto, dal bilancio della sua carriera al legame con il pubblico, dall’orchestra alla piazza, dal Natale a tanto altro

Esce venerdì 8 dicembre Autoritratto, il nuovo disco di Renato Zero, già disponibile in preorder ➡️ Amazon.

Il cantautore romano ha presentato stamattina a Milano questo suo nuovo progetto e i concerti-evento del 2024 a Firenze e Roma (compra i biglietti ➡️ Vivaticket).

In apertura di conferenza stampa ha spiegato che questo album è servito per tirare le somme«Non mi sono voluto incensare, ma tirare delle somme. Per me è un’attitudine ricorrente, mi sono calato in diversi panni, questa facoltà di ricerca mi ha dato molto. Aver ballato per Jimmy Hendrix al Brancaccio è stato per me un tassello incredibile, siamo stati tutti contaminati da qualcuno. I bisogni di verifica ti conferiscono maggiore sicurezza e ti spronano a raggiungere traguardi importanti. Nel tour precedente uno Zero reclamava il primato, è un fatto importante per analizzare e decidere la coesistenza delle due entità nello stesso corpo».

La perdita di amici cari e la volontà di continuare anche per loro

Racconta del dolore di aver perso alcuni amici, tra cui Raffaella Carrà«Ho perso un certo numero di amici nell’ultimo periodo. Non hai più questi appoggi, la loro assenza va colmata dando di più, Raffaella l’avevo vicina di casa, me la godevo soprattutto d’estate, me la immaginavo a 90 anni con il plaid sulle spalle a canticchiare. Prendere le misure delle mie spalle, fare un sondaggio anatomico della propria salute, capire se poter essere abitanti di un palcoscenico, questa è l’analisi che ho reso pubblica perché è con il pubblico che mi confronto. A volte chiedevo a loro di non cantare quando mi esibivo in brani che non avevano bisogno di un coro, mi stoppavo e ricominciavo».

Si stupisce di essere chiamato Maestro e spiega quello che, secondo lui, è il potere della musica: «Non avrei mai sospettato di arrivare a essere quello che sono oggi con il gradimento e il rispetto di un sedicenne che mi chiamava Maestro per strada. Tutti ambiremmo ad avere un’educazione considerevole, non sentivo di ricoprire quel ruolo ma è un traguardo bellissimo.

La mia professione è anche un pronto soccorso, le mie canzoni hanno guarito l’anima di tante persone. Una canzone non chiede tanto, vuole essere canticchiata anche dallo stonato, ma in certi casi è servita ad alpini e militari impegnati in conflitti. La musica è la madre di tutti i tempi, degli umori e delle sconfitte, con lei la rabbia diventa necessaria».

Il rapporto con il suo alter ego artistico non è più conflittuale: «La meta è il motore più funzionante di una prospettiva, la mia è una serie di opportunità, di incontri, di condivisioni e spesso di brutte sorprese, anche queste fanno parte della verifica di cui parlavo. Finalmente ho stabilito la diversità tra la mia persona e il mio essere artista, Zero è uno strumento, una liana per attraversare una foresta, è sempre il signor Fiacchini che si deve far carico delle scelte che ha fatto».

Renato Zero - Autoritratto - box
Renato Zero – Autoritratto – box

Il racconto di due brani chiave del disco e la critica alla tv

Racconta del brano dedicato al Natale contenuto nel disco: «Quando Alterisio Paoletti mi ha mandato il provino di questo brano, ho sentito il bisogno di trattare il Natale, ne ho attraversati molti di poetici e splendidi con una famiglia che godeva di ottima salute, l’atmosfera ti obbligava a deporre le armi e a fare delle promesse.

Adesso questo Natale è sbiadito e non può promettere la pace degli anni passati, sarebbe una resa per chi è belligerante nelle ossa. Noi sappiamo bene che se prendiamo un uomo qualunque in un luogo qualsiasi del mondo, vorrebbe abbracciare qualcuno, essere padre o figlio di qualcuno e avere un ideale anche stracciato, affamato, un po’ informe, perché anche la diversità oggi grida vendetta. Parlando col mio pubblico io raccomando di scendere in piazza, l’ottenimento di certe vittorie avviene lì, mettendo la propria faccia e il proprio nome. In un momento grave come questo, mai come ora, la piazza dovrebbe ripopolarsi.

Oggi stiamo a casa davanti alla televisione, che è un altro sonnifero, un’altra bugia, un’altra macchinazione. Quello che offre oggi la televisione è vergognoso, e ve lo dico guardandola da tutte le angolazioni, vorrei tanto ricredermi. Purtroppo siamo messi male, perché abbiamo dato alla televisione quel tempo e quell’importanza che non abbiamo dato ai nostri amici, alla nostra donna, al nostro compagno, ai nostri figli. È un giro vizioso dove noi non siamo più attori ma spettatori, impotenti tra l’altro, proprio perché ci manca quel millimetro di coraggio che ci porterebbe forse a riguadagnarci quella identità».

Un altro pezzo preso in esame è Quel bellissimo niente: «Ritengo che sia l’apertura sorridente di un tracciato, parlo di quel niente di cui entrammo in possesso, soprattutto quelli della mia generazione: noi ci cibavamo di niente, ci divertivamo con niente, incontravamo il nulla. Il niente non significa per forza operosità, ma che il cervello finalmente ha campo libero e il cuore può battere quanti cazzo di battiti vuole al minuto. Il nulla mi è servito per assaporare meglio quello la qualità di quello che poi ottenevo, deve avere un senso quando compiamo l’azione, il niente diventa il tutto».

Renato Zero - Autoritratto - cover 2
Renato Zero – Autoritratto – cover

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Le anticipazioni in vista dei live del 2024

Renato sarà protagonista dal vivo a marzo per dieci live (ecco le date e i biglietti), quattro a Firenze e sei a Roma: «Il live è ancora tutto da immaginare, io ho una certa velocità nel concepimento e nelle formule del mio stare sul palco. Non lascio alla casualità perché non mi piacerebbe che fosse così. Viceversa ho bisogno anche di sorprendermi quando c’è un mio manifesto in giro, devo sorprendere me stesso, sia nella velocità con cui concepisco una sceneggiatura, oppure anche una sequela di brani e la scelta degli stessi.

La complicazione sta anche in questo, delle volte mi sono trovato a dover realizzare dei medley perché tutta sta roba non ci stava dentro. Mi aiuta la coerenza nello scegliere un repertorio che vada bene con quello che indosso e con il pensiero di quel periodo. C’è un’analisi che forse non è necessariamente richiesta agli artisti, considerate che l’artista è sempre soggetto a manipolazioni di impresari, uffici stampa (ride) e bisogna stare sempre in campana. Per chi vuole fare arte e musica oggi serve la preservazione: se tu ti riesci a preservare integro, tutto quello che farai sarà credibile, perché non c’è contaminazione».

Il legame con il pubblico

Le esperienze e il forte legame con il pubblico sono tra le più grandi soddisfazioni della sua carriera: «Mi sono fatto delle belle esperienze in teatro, compreso lo Stabile di Genova dove c’era Squarzina e dove ho fatto “L’anconitana” di Ruzzante diretto da De Bosio. Un elemento che unito a tutte le altre esperienze ti dà quella sensazione di appagamento, di avere un peso specifico, di poterti concedere la possibilità di un dialogo personale laddove il pubblico per certi versi mi conosce più di me.

Certe mie fragilità, che non riesco a nascondere e a celare, si sono palesate durante i concerti, la lacrima è stata una mia debolezza ma anche una mia vittoria, perché un uomo che piange, e piange con onestà e sincerità, è un uomoIo ho un pubblico particolare, sono persone cresciute con me, nel bene e nel male abbiamo raggiunto delle certezze che è dipesa anche da questo rapporto sincero e costante che abbiamo avuto. Quando si abbraccia la carriera artistica, il nostro pubblico viene prima di tutto.

Quando io ho speso 140 mila euro perché volevo far sedere i romani e non romani al Circo Massimo e non li volevo in piedi nel pantano, che scivolassero nel fango con due gocce d’acqua, è stata una spesa che rifarò sempre, tutte le volte che mi sarà possibile, per ringraziare, difendere e proteggere il mio pubblico anche da queste ansie di dover stare in piedi, con le creature in braccio. L’artista deve fare anche questo, deve occuparsi della salute del pubblico».

Renato Zero - Autoritratto live - box date Firenze Roma
Renato Zero – Autoritratto live – box date Firenze Roma

L’importanza dell’orchestra, patrimonio della nostra musica

Consiglia ai colleghi di utilizzare l’orchestra: «Faccio molto uso di orchestra, di fiati, archi, percussioni classiche. Lo raccomando a tutti coloro che vogliono lasciare una traccia di se stessi, nella sensibilità e nell’intelligenza che da lì veniamo, siamo figli di una stirpe di grandi compositori, va premiata la scrittura di questi strumenti per dare corpo a una visione, a una volontà di compiere un’opera che sia significativa, ho dovuto rifiutare un organico orchestrale italiano con un dolore immenso nell’anima e chiamare questi amici di Budapest e fare queste registrazioni in remoto.

I musicisti devono ascoltarsi, devono essere intonatissimi, perché il calante o il crescente da parte di un solo primo violino può determinare la contaminazione generale. Recuperare il vantaggio di utilizzare le orchestre non è invecchiarsi, non vuol dire tornare indietro nel tempo. Ray Charles o Aretha Franklin hanno seminato capolavori servendosi di un’orchestra che non è un contornino, non è la verdura, è il sale, è il condimento fondamentale di un evento musicale. Raccomando ai miei colleghi, anche se costa, l’utilizzo di un’orchestra; non è una passeggiata perché bisogna investire economicamente, ma se avessimo la possibilità di far suonare questi signori di più, costerebbero di meno e sarebbero più bravi».

I giovani e il peso della cultura

Parla dei giovani e del cattivo esempio genitoriale: «Non attribuiamo a questa fascia molto esposta una responsabilità eccessiva, sono vittime della gestione perversa di certe famiglie, una parolaccia è raccolta dai figli, un microfono diventa veicolo involontario di questo. Ci aspettiamo che questi ragazzi non abbiano bisogno di usare parole inopportune ma che vadano incontro al futuro».

Ultimo appunto e invito alle istituzioni di prendersi carico la questione culturale dell’Italia: «La cultura si è stancata di non essere ascoltata, di essere sottovalutata. Quando la possiedi ti dimentichi di averla, fosse consegnata ai giovani dignitosamente le cose cambierebbero, se qualcuno ha gli strumenti ma non ha l’incoraggiamento non va da nessuna parte, bisogna accedere alle fonti artistiche del nostro Paese».

Renato Zero - Autoritratto - cover 1
Renato Zero – Autoritratto – cover

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