Ecco la nostra recensione di Zerosettanta Volume Tre, primo capitolo del nuovo triplo album di Renato Zero, che festeggia i suoi 70 anni: un disco intenso, in cui la fede e la musica come antidoti per accettare il tempo che passa
Renato Zero pubblica Zerosettanta Volume Tre (clicca qui per acquistarlo su Amazon), il primo dei tre album che ha deciso di regalare ai fan in occasione dei festeggiamenti del suo 70° compleanno. Ecco la nostra recensione delle dodici tracce in cui il cantautore romano dispensa consigli per l’ascoltatore e cerca di fare un’analisi sincera della sua esistenza, senza rinunciare ad allargare gli orizzonti alle problematiche sociali dei giorni nostri, dalla mancanza di fede ai danni all’ambiente.
Zerosettanta Volume Tre
Questo intenso disco si apre con il suono del piano ad accompagnare un’inno alla vita con la costante ricerca del senso dell’esistenza che non ci è dato conoscere e con Il linguaggio della terra fatto di amore ed odio, bene e male. Un testo ispirato e un pezzo in crescendo che non lascia indifferenti già al primo ascolto. Con L’angelo ferito (guarda il videoclip), primo estratto del disco attualmente in rotazione radiofonica, Renato riunisce le sue emozioni attorno alla figura dell’angelo, una figura incompresa dalla gente che prova a tarpare le ali dell’anticonformismo e a spiccare il volo. Non manca il riferimento alla fede, presenza importante nella vita del cantautore romano.
Come fai è un quesito che Renato pone a un tu immaginario e si interroga su come sia deleterio “reprimere gli slanci”, cercare di non emergere in una società che ci costringe ad essere eccellenti attori e dove la reputazione è difficile da mantenere. L’arrangiamento minimal e quasi lirico mette quasi il cantautore in una veste di superiorità divina rispetto all’interlocutore, come se volesse far riflettere ed aiutare il pubblico ad analizzare questi aspetti. Stai giù ha un arrangiamento impreziosito dalla presenza dell’armonica, e ha un testo sociale che parte dalla critica nei confronti dell’abolizione della cristianità nei luoghi pubblici e nelle televisioni, un’invettiva verso chi mette da parte l’anima per il denaro, definito la pornografia dei giorni nostri.
Poca vita è dedicata a coloro che si lasciano inghiottire dai rimorsi del passato e non riescono a uscire dall’abisso per guardare avanti: “non morire mai di nostalgia, ricordi troppo deboli per vincere il presente”. Soprattutto ai giorni nostri l’apparenza di una felicità perpetua ci fa pensare che la vita degli altri sia tutta rose e fiori ma “un selfie non può guarire”, e la soluzione che offre è quella di lasciarsi andare e non rimanere intrappolati “tra dubbi amletici e falsi alibi”. Più amore è una ballata intensa in cui Renato racconta del sentimento per antonomasia incitando a scegliere sempre il cuore quando subentra l’affetto e, soprattutto in un mondo fatto di frivolezze e rapporti malsani, invita a non mettere mai lucchetti come ha fatto lui.
Chiedi scusa si apre con un bridge molto accattivante di chitarra e un ritmo frenetico, a metà tra country e folk. Il perdono e l’ascolto reciproco sono qui i consigli che Renato regala all’ascoltatore per riportare l’azzurro nelle nostre vite, per passare sopra gli errori commessi. Una lode alla natura, da difendere, con riferimenti al rispetto ambientale e ai problemi dell’inquinamento dei mari. Molto azzeccato l’inserimento del battito di mani nell’intermezzo finale. Con L’età Zero si mette a nudo cercando di raccontare la consapevolezza dell’invecchiamento con l’invito a non nascondere i segni perché è inutile fare finta che il tempo non stia passando anche per noi: “poco spazio all’allegria, sta scomparendo pure la sincerità“, e poi “nei momenti di difficoltà la fede ci servirà“, e ancora “è traumatico si sa, purché non vincano l’ipocrisia e la cecità“.
Arrangiamento blues per Innamorato di me, brano autobiografico in cui spiega che, nonostante i continui cambiamenti della sua quotidianità e del suo modo di vivere la vita, non ha mai smesso di amare quello che stava facendo: “tanta la smania di mostrarsi poi con quei complessi dimmi dove vai, la risata è la virtù dei popoli”. Assistiamo poi a un crescendo ritmico dopo il secondo ritornello che potrebbe dare molto dal vivo con un assolo di chitarra e cori. Sognando sognando passa da strofe ritmate dalla presenza del coro per arrivare a un ritornello in cui la sua voce si apre e in cui esorta l’ascoltare a non rinunciare ai suoi desideri. Cambia totalmente ancora la parte finale del brano con un bridge accennato di chitarra ad accompagnare il cantato quasi rappato e con un altro riferimento alla fede, tema ricorrente nel disco.
Gli ultimi è uno dei pezzi più toccanti del disco, una dedica sentita a coloro che vivono cercando di rispettare l’altro, di non lasciarsi influenzare dai cattivi comportamenti della società odierna, dalla corruzione al disinteresse verso l’ambiente e i sentimenti. Il disco si conclude con Seduto sulla luna, interlocutrice silenziosa degli sfoghi di Renato, che con un atteggiamento di leopardiana memoria attinge al satellite per riflettere “forse un vero amore io non l’ho vissuto mai, mi fa compagnia la solitudine e qualche amico in transito se c’è”. La vera arma per vincere i pensieri negativi è la musica, capace di ferire ma di guarire subito dopo.
Sono quindi la fede e l’arte, nella fattispecie la musica, le ancore di salvezza alle quali Renato si aggrappa per affrontare al meglio questo periodo della sua vita. Con il bagaglio di esperienze vissute, non lesina di dispensare consigli su come affrontare il quotidiano, consapevole che serva uno sguardo sempre rivolto verso il futuro per non restare fermi a piangersi addosso.
Il CD di Zerosettanta Volume Tre, prodotto da Tattica, è venduto in abbinamento con uno splendido cofanetto gigante (ha le dimensioni all’incirca di un 45 giri) che conterrà tutti e tre i volumi, realizzato da Paolo De Francesco, mentre l’immagine di copertina è opera di Valeria Corvino. Ben 7 brani vedono gli arrangiamenti e la produzione musicale di Phil Palmer, e altri 3 quella di Alan Clark (Come fai, Poca vita, Sognando sognando), mentre i restanti 2 (Il linguaggio della terra, Seduto sulla luna) quella del Maestro Adriano Pennino.
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