
La nostra recensione di Ricchi a tutti i costi, sequel di Natale a tutti i costi del 2022 in cui tornano i protagonisti dell’originale tra cui Christian De Sica e Angela Finocchiaro: ritroviamo una location più esotica, un tono un filo più malinconico e qualche battuta ben piazzata
La caratteristica positiva di Ricchi a tutti i costi è il voler seguire una strada piuttosto diversa dal primo capitolo, sia nel tono che nella costruzione diegetica vera e propria. Non è solo una dichiarazione d’intenti ma un film che segue dei binari diversi, un tracciato che si apre ad una commedia con qualche tocco di malinconia in più, personaggi ancora più cinici e una narrazione che costeggia più da vicino lo zeitgeist coadiuvata da un cast che ormai ha trovato una propria dimensione all’interno di questi personaggi, a questo giro impreziosito ulteriormente da Ninni Bruschetta. Certo alcune ingenuità permangono e la cattiveria non deflagra del tutto, ma si comincia a vedere una luce tra l’oscurità.

Un matrimonio che non s’ha da fare
La famiglia Delle Fave al completo parte per Minorca. L’intento è quello di proteggere la nonna (e la sua ricca eredità) dalle grinfie del viscido Nunzio, che ha sedotto l’anziana donna e progetta di sposarla, portandola con sé in Sud America e, probabilmente, facendola sparire in qualche anfratto nascosto del Rio delle Amazzoni. Anna trascina il marito e i figli in un folle piano per salvare la madre: uccidere il futuro marito pochi giorni prima del matrimonio. Tra litigi familiari, vecchi dissapori e tragedie sfiorate, gli improvvisati killer scopriranno ancora una volta che il vero tesoro è essere una famiglia.

Tra cinismo e paura del futuro
Alla fine sono sempre i soldi. Ci aveva già pensato Dino Risi una sessantina d’anni fa a smascherare cinismi, idiosincrasie e comportamenti nefasti degli italiani e, da allora, una certa commedia all’italiana si è adagiata sul racconto più o meno cinico e disincantato di un popolo lontano dallo stereotipo di bellezza, classe e poesia. L’Italia non forse mai stato il bel paese là dove ‘l sì suona di dantesca memoria e gli italiani, se possibili, sono pure peggio. Pensiamo d’altronde alla carriera di un (bravo) attore come Christian De Sica, costruita su delle maschere di uomini ripugnanti, cafoni e spregevoli a cui però l’interprete romano ha quasi sempre donato un pizzico di umanità e pateticità.
Ecco, se Ricchi a tutti i costi ha un merito è quello di aggiornare al 2024 queste maschere, questi uomini (ma anche queste donne) specchi di una società informe e votata al mors tua, vita mea. Solo che qui la mors è tutt’altro che simbolica, bensì diventa l’unica chiave di volta che questa famiglia possiede per cambiare la propria vita, riappropriarsi dell’eredità di una nonna tutt’altro che sprovveduta (Fioretta Mari è un monumento nazionale) e garantirsi un futuro ben più che dignitoso. Sorprende quindi in positivo la scelta della sceneggiatura di rilanciare rispetto al cinismo del primo film, con una pellicola un po’ più cattiva che, specialmente nel primo atto, non manca di sferrare qualche stoccata al politicamente corretto.
E poi c’è una seconda dimensione, più malinconica e diremmo persino più ancorata allo zeitgeist contemporaneo: quella dell’incertezza economica dei trentenni di oggi, a cui ancora una volta prestano il volto i figli Dharma Mangia Woods e Claudio Colica. Lo spazio di manovra purtroppo è limitato e sacrificato (fin troppo), ma il momento intimo in cui i due fratelli confessano i rispettivi fallimenti regala al film quel pizzico di calore emotivo necessario per farci intravedere l’umanità in questi esseri deformati dall’avidità.

La lezione di Agatha
Purtroppo però Ricchi a tutti i costi, pur mantenendosi gradevole e scorrevole anche dopo il midpoint, risenta di un po’ troppa pragmaticità nella scrittura che si fa macchinosa e poco fluida, oltre che di qualche sbalzo tonale di troppo, che sfocia in un finale clamorosamente buttato via. Ed è un peccato perché stavolta c’erano ancora più intuizioni ed intenzioni, oltre a riferimenti alla scuola di giallo inglese (Sono un’assassina? di Agatha Christie che Anna legge in più momenti, ma anche l’aconito come arma del delitto che rimanda a Conad Doyle) e momenti farseschi che invece richiamano certe produzioni spagnole (sarà un caso che Darko Perić de La casa di carta è una delle new entry?).
Ricchi a tutti i costi può quindi dirsi un sequel tutto sommato riuscito che viaggia sulla falsaria del capostipite, infondendolo di una dose di asprezza e corrosività maggiori ma anche forse rischiando di rimanere più sfilacciato e con meno benzina dopo un’ottima partenza, laddove invece Natale a tutti i costi garantiva una tenuta più costante. In ogni caso lo sforzo di staccarsi da certi dettami linguistici e da certe carinerie della nostra commedia contemporanea c’è e si vede, ed è tutto molto apprezzabile.
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Leggi cos’ha raccontato il cast nell’incontro stampa
TITOLO | Ricchi a tutti i costi |
REGIA | Giovanni Bognetti |
ATTORI | Christian De Sica, Angela Finocchiaro, Dharma Mangia Woods, Claudio Colica, Ninni Bruschetta, Fioretta Mari, Darko Perić, Fernando Albizu, Irma Carolina di Monte |
USCITA | 4 giugno 2024 |
DISTRIBUZIONE | Netflix |
Tre stelle