La nostra recensione di Rifkin’s Festival, il nuovo film di Woody Allen con Wallace Shawn, Gina Gershon e Louis Garrel sullo sfondo del Festival di San Sebastián
Rifkin’s Festival
Mort Rifkin (Wallace Shawn), ex insegnante e grande appassionato di cinema, si reca al Festival di San Sebastián insieme a sua moglie Sue (Gina Gershon), addetta stampa che partecipa all’evento per assistere il giovane regista Philippe (Louis Garrel). A Mort non sfugge il feeling tra i due e comincia a temere che sua moglie abbia una relazione con il conturbante cliente. L’uomo approfitta del Festival per riflettere sulla sua vita, momentaneamente in stallo: vorrebbe scrivere il suo primo romanzo ma continua a riempire pagine che poi puntualmente strappa. Ad aiutarlo a mettersi in discussione ci sarà il cinema che tanto ama e un incontro inaspettato con l’affascinante dottoressa Jo Rojas (interpretata da Elena Anaya).
Buon cinema che omaggia il cinema
100% Woody Allen
Lo staff tecnico cui si affida Woody Allen, che ha scritto e diretto Rifkin’s Festival, è di prim’ordine. Il direttore della fotografia è Vittorio Storaro mentre le musiche sono di Stephane Wrembel. La scenografia è stata affidata ad Alain Bainée e beneficia degli affascinanti scenari della città di San Sebastián, mentre montaggio e costumi sono opera rispettivamente di Alice Lepselter e Sonia Grande. Per il resto si vede la firma e lo stile inconfondibili di Allen, che riempie la pellicola di dialoghi brillanti ai limiti del surreale. L’umorismo delle parole si affianca all’ironia di molte situazioni: spiccano in tal senso la scena a casa della dottoressa Rojas (il marito Paco ha il volto di Sergi López) e la partita a scacchi tra Mort e la morte. Un film da non perdere, soprattutto per gli appassionati di cinema (oltre che per i fan dell’inconfondibile stile alleniano).
Sul lettino dello psicanalista
Ovviamente non manca la componente romantica, a volte declinata in modo carnale e altre volte con toni più amari. Non si parla solamente dell’amore di coppia ma anche dell’amore per il cinema. Wallace Shawn ha il privilegio di interpretare un personaggio brillante nella sua crisi, frenato proprio dalle sue stesse ambizioni. Vuole scrivere un libro, ma sogna di creare un capolavoro che lo avvicini a Dostoevskij o a Fellini. Altrimenti, meglio non scrivere nulla. Per inseguire questo suo grande desiderio ha abbandonato la sua classe di cinema, che pure lo rendeva felice, e si è accontentato di un matrimonio che fa acqua da tutte le parti. Ma ne sarà valsa la pena? Un simile estremismo, che si rifletteva inevitabilmente anche sul suo modo “un po’ snob ed elitario” di insegnare, è davvero necessario? Mort si pone queste ed altre domande e, seduto sulla poltrona del suo psicanalista, prova a trovare nuove risposte. Senza mai tradire lo spirito di Allen.
Rifkin’s Festival è stato presentato al Festival di San Sebastián, lo stesso che fa da scenario alla pellicola. In Italia debutta nelle sale il 6 maggio grazie a Vision Distribution.