La nostra recensione di Raymond & Ray di Rodrigo Garcia in concorso nella sezione principale della Festa del Cinema di Roma, un family drama con protagonisti Ethan Hawke e Ewan McGregor nei panni di due fratellastri riuniti dalla morte del padre
Ethan Hawke e Ewan McGregor, i due belli e maledetti degli anni ’90, riuniti per la prima volta dal regista Rodrigo Garcia in Raymond & Ray, presentato in concorso qui alla 17ª Festa del Cinema di Roma. Un family drama che non rinuncia ad un pizzico di leggerezza grazie ad una grande chimica tra i due protagonisti, ma poco corrosivo.
La famiglia è tutto
Raymond (Ewan McGregor) e Ray (Ethan Hawke) sono due fratellastri con un rapporto conflittuale che si vedono costretti a viaggiare insieme verso la Virginia per seppellire il padre, la cui morte improvvisa ha sconvolto la vita di entrambi. Il primo pluridivorziato e con un figlio forse illegittimo, il secondo ex-eroinomane si troveranno costretti a disseppellire ricordi dolorosi dal loro passato ma la conoscenza di Lucia (Maribel Verdú), la ex compagna del padre e di Kiera (Sophie Okonedo) un’infermiera dell’ospedale dove era stato ricoverato potrebbe divenire la chiave di volta della loro salvezza. I fantasmi però sono sempre lì che bussano alla porta e, per scacciarli una volta per tutte, i due fratellastri dovranno riavvicinarsi in nome del perdono.
La famiglia è nulla
Raymond e Ray conducono due vite molto diverse, ma entrambi ormai camminano da tempo sulla soglia del baratro. Il destino offre però loro l’occasione di un pronto riscatto concedendogli di fare i conti una volta per tutte con le ferite del loro passato, ma dovranno dimostrare di esserne degni. Se è vero che la famiglia è il luogo in cui per primi impariamo a sopravvivere e a costruirci come persone, è altrettanto vero che la famiglia può rappresentare una gabbia che ci impedisce di correre verso il futuro. I legami familiari possono diventare un’arma a doppio taglio micidiale, e il senso di colpa o la paura per non averli recisi del tutto può portarci ad odiare persino il nostro stesso padre che ci ha fatto del male. Ed è proprio nel senso di colpa che si annida il tema di questo Raymond & Ray. Senso di colpa come per un’occasione mancata, come per delle parole dette o non dette, come per un ti voglio bene e sono fiero di te da un padre ad un figlio forse solo accennato ma mai esplicitato.
Il passato è una terra sconosciuta
Il passato di Raymond & Ray non li lascia mai davvero in pace. Certo, c’è il rapporto conflittuale con il padre, i problemi matrimoniali dell’uno e di dipendenza dell’altro, problemi economici per entrambi (al punto che discutono se dover pagare o meno 500 dollari per il funerale) ma la verità è che è il loro vissuto ciò che più temono. Quando incontrano e si innamorano rispettivamente di Lucia e Keira il destino sembra tendere loro una mano: le due donne sono forti, tenaci, hanno una vita tutto sommato equilibrata e serena nonostante possano o forse perché possono contare solo su se stesse. Harris (il padre) non ha lasciato altro che terra bruciata dietro di sé e, a peggiorare le cose, arriva una rivelazione destinata a sconvolgere la relazione tra i due fratellastri e il figlio di Lucia, Simon. Forse Harris non è la persona che immaginavano fosse, o forse era esattamente ciò che temevano fosse. Harris era un uomo incredibilmente pieno di contraddizioni: tanto violento e schivo con loro quanto dolce e mite con Simon, profondamente razzista eppure amico di un reverendo nero che poi celebrerà il suo funerale, profondamente misogino eppure capace di volere be due donne accanto a sé negli ultimi mesi della sua vita. La ferita che Harris ha lasciato nei figli, che ha chiamato con lo stesso nome pur di confonderli, è profondissima tanto quanto la fossa che chiede loro di scavare appositamente per lui.
Il lascito di un padre
Harris lascia a tutti i figli e a tutte le persone della sua vita qualcosa di quel (poco) che aveva, ma il suo lascito è molto più ingombrante. Un’eredità silenziosa, fatta di misteri, di silenzi e di errori, un puzzle che i due fratelli non sanno risolvere perché non gli sono mai stati forniti gli strumenti per farlo. Raymond & Ray diventa così un film su ciò che rimane dopo che le persone che abbiamo amato o odiato ci lasciano improvvisamente, senza averci dato l’opportunità di riempire quelle caselle vuote. E viene allora da chiedersi se il regista Rodrigo Garcia ( figlio di quel Garcia Marquez) non abbia attinto dalla sua esperienza personale per scrivere questo film. Poco importa alla fin fine, perché Raymond & Ray rimane un’opera posata e tenera, ma priva di un po’ di quella corrosività che ci saremmo aspettati da un film simile. Alla fine sono le donne in qualche modo a vincere, interpretate dalla brava ma un po’ spaesata Maribel Verdú e dalla magnetica Sophie Okonedo. Il film scorre piuttosto veloce, aiutato da una scrittura di buon livello, ma è un peccato che decida di non affondare più di troppo il coltello. In fondo bastano una buona birra artigianale, una canzone folk e una lettera a farci riconciliare non con nostro padre o con il nostro passato ma con noi stessi. E a permetterci di poter andare finalmente avanti.
Raymond & Ray. Regia di Rodrigo Garcia con Ethan Hawke, Ewan McGregor, Sophie Okonedo, Maribel Verdú e Vendie Curtis Hall, in uscita su Apple TV il 21 Ottobre.
Tre stelle