RomaFF13, My Dear Prime Minister, recensione del profondo film

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My Dear Prime Minister di Rakeysh Omprakash Mehra, presentato alla Festa del Cinema di Roma, esplora le condizioni precarie di una comunità indiana serena, unita e umana in un’esplosione d’energia.

Periferia

My Dear Prime Minister di Rakeysh Omprakash Mehra, presentato alla Festa del Cinema di Roma, racconta la storia di Kahnu (Om Kanojiya), bambino di otto anni che vive a Gandhi Nagar, una baraccopoli di Mumbai, con sua madre Sargam (Anjali Patil). A Gandhi Nagar c’è la televisione satellitare, il frigorifero, internet e quasi tutti hanno lo smartphone, ma mancano i servizi igienici. Così le donne sono costrette a uscire di notte, spesso in gruppo. Una sera Sargam esce da sola e viene violentata, cadendo così in uno stato che condizionerà tutta la comunità e soprattutto suo figlio. Kahnu ha quindi un obiettivo: costruire un bagno a Gandhi Nagar per tenere sua madre al sicuro ed è disposto a tutto pur di realizzare il suo progetto.

Dal dettaglio all’universale

My Dear Prime Minister è un piccolo capolavoro che fonde insieme due generi, che riesce a far ridere e piangere allo stesso modo in un’unica scena. Partendo da una situazione che può sembrare comica come queste donne che escono in gruppo la notte, o la costruzione di un bagno per tenere Sargam al sicuro, mette in luce e riesce a rappresentare i problemi che sono presenti a Gandhi Nagar, legati principalmente all’assenza dei servizi igienici che costringono gli abitanti a dover andare a prendere l’acqua tutti i giorni dalle sorgenti pagando, dovendo sempre risparmiare sul consumo.

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Om Kanojiya e Anjali Patil in una scena del film My Dear Prime Ministe di Rakeysh Omprakash Mehra

Relativa normalità

Tutto ciò a cui la gente al giorno d’oggi è abituata, tutte quelle piccole cose a cui non si fa più caso, quando mancano, condizionano la vita delle persone, causando problemi e disagi. L’obiettivo di Kahnu rappresenta il desiderio di una vita migliore, normale, dove anche se le condizioni di vita sono completamente diverse dalle città vicine, hanno gli stessi privilegi. Internet e gli smartphone sono solo di facciata, perché è evidente che nella baraccopoli miseria e povertà esistono e tutti ci hanno fatto l’abitudine.

Un’incredibile vitalità

La comunità di Kahnu è vivace, piena di vita e allegria, come si vede nella lunghissima scena di festa dove tutti ballano, in cui si percepisce l’atmosfera di un posto circondato da condizioni precarie, ma riempito di colore e allegria dall’animo delle persone che ci vivono. La gente si vuole bene, nessuno desidera avere qualcosa in più rispetto agli altri, sembrano non esserci invide o gelosie, regna una grande armonia, sembra un luogo dove le persone conservano ancora una genuinità e una bontà difficile da trovare al giorno d’oggi.

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Om Kanojya, Nachiket Purnapatre e Adarsh Bharti in una scena del film My Dear Prime Ministe di Rakeysh Omprakash Mehra

L’età dell’innocenza

Kahnu e i suoi amici Ringtone e Sajju, ottime e sorprendenti interpretazioni dei giovanissimi attori Om Kanojya, Adarsh BhartiNachiket Purnapatre, sono bambini che vengono a contatto con situazioni da adulti, come il lavoro, con attività illegali e pericolose, come la vendita di droga e, ovviamente, la scuola. Cercano di conciliare come possono una vita che sono costretti a fare per sopravvivere, per contribuire anche loro ai soldi di cui le famiglie hanno bisogno. Vivono tutto con l’innocenza, il divertimento e l’ingenuità che solo da bambini si può avere e che anche i loro genitori sembrano avere.

Vivere

My Dear Prime Minister emoziona, commuove e diverte, coinvolge lo spettatore in un contesto dove si riconosce una profonda umanità, un altruismo e un’ingenuità che sembra davvero appartenere a un altro mondo. La fotografia è un esplosione di colori, la regia è attenta agli sguardi espressivi dei personaggi, con musiche locali in cui si sente l’anima diversa di un luogo lontano, in cui basta un rullo di tamburi per scatenare un gruppo in una danza dolce e al tempo stesso carica d’energia. La regista Rakeysh Omprakash Mehra sembra voler trasmettere che la felicità non vuol dire avere tutto ciò che si desidera, ma desiderare tutto ciò che si ha, anche se non è abbastanza, anche se è misero e non conforme alle necessità degli esseri umani. Quello che conta è il sorriso, perché si vive solo una volta.

My Dear Prime Minister, diretto da Rakeysh Omprakash Mehra, con Anjali Patil, Makrand Deshpande, Rasika Agashe, Sonia Albizuri, Niteesh Wadhwa, Jigyasa Yaduwanshi, Nachiket Purnaparte, Om Kanojiya, Adarsh Bharti, Syna Anand, Prasad, Atul Kulkarni, Neela Mulhekar, Firdaus Mevawalla, Kavita Pias.

VOTO:

 

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