Simone Cristicchi omaggia Dante Alighieri alla Sala Umberto con Paradiso – Dalle tenebre alla luce: un punto di vista originale e poetico
In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, i Centri di Produzione Teatrale Elsinor e Accademia Perduta/Romagna Teatri, insieme ad Arca Azzurra e Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato presentano Paradiso – Dalle tenebre alla luce, il nuovo lavoro teatrale di Simone Cristicchi, attore, musicista, scrittore eclettico che, con questa opera, affronta il poema dantesco con il suo originale, poetico punto di vista.
Simone Cristicchi ha scritto l’opera in collaborazione con Manfredi Rutelli ed è co-autore, con Valter Sivilotti, delle musiche originali, oltre a firmare canzoni e regia.
Lo spettacolo, patrocinato dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, ha debuttato il 23 luglio scorso a San Miniato (PI), quale momento culminante della 75ª edizione della Festa del Teatro organizzata dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare.
Paradiso – Dalle tenebre alla luce va in scena al Teatro Sala Umberto dal 22 marzo al 3 aprile 2022.
La storia
In ogni uomo abita una nostalgia dell’infinito, un senso di separazione, un desiderio di completezza che lo spinge a cercare un senso alla propria esistenza. Il compito dell’essere umano è dare alla luce se stesso, cercando dentro all’Inferno – che molto spesso è da lui edificato – barlumi di Paradiso: nel respiro leggero della poesia, nella magnificenza dell’arte, nelle scoperte della scienza, nel sapientissimo libro della Natura.
A partire dalla cantica dantesca, Simone Cristicchi scrive e interpreta Paradiso – Dalle tenebre alla luce, opera teatrale per voce e orchestra sinfonica, racconto di un viaggio interiore dall’oscurità alla luce, attraverso le voci potenti dei mistici di ogni tempo, i cui insegnamenti, come fiume sotterraneo, attraversano i secoli per arrivare con l’attualità del loro messaggio, fino a noi.
La tensione verso il Paradiso è metafora dell’evoluzione umana, slancio vitale verso vette più alte, spesso inaccessibili: elevazione ed evoluzione. Il viaggio di Dante dall’Inferno al Paradiso è un cammino iniziatico, dove la poesia diventa strumento di trasformazione da materia a puro spirito, e l’incontro con l’immagine di Dio è rivelazione di un messaggio universale, che attraversa il tempo e lo vince.
Le parole del regista
“La nostra vita è un grande mistero, che un giorno ci sarà rivelato”.
Questo sembra dirci Dante Alighieri, con la forza immutata delle sue parole, ancora oggi a distanza di settecento anni. In questo mistero mi sono calato, cercando di raccontare – tra monologhi e canzoni – l’inconsueto e rendere testimonianza di ciò che di “misterioso” è accaduto nella mia vita. La parola – nella sua nudità e potenza – è al centro dell’intero spettacolo, e affronta tutte le declinazioni possibili: parola recitata, parola narrata, parola cantata.
Con il coautore Manfredi Rutelli, ho cercato di sviscerare il concetto di “paradiso” in tutte sue sfaccettature: dalla ricerca millenaria dell’Eden perduto – il mito universale più diffuso in tutte le culture del mondo – fino all’insuperato capolavoro dell’intera Commedia: il trentatreesimo canto, dal quale ho musicato i primi versi – l’Inno alla Vergine Madre. L’epicità dell’orchestra Oida – le cui partiture e la direzione è del collaboratore storico Valter Sivilotti – diventa la calda placenta dove nuota la voce.
Due colonne doriche incorniciano le suggestive e mai didascaliche proiezioni di Andrea Cocchi. Il disegno luci è affidato alla visionarietà delicata di Rossano Siragusano. La situazione che stiamo vivendo, ha mandato in frantumi tutte le certezze che avevamo, e ci troviamo in una dimensione paragonabile all’attraversata del deserto. Perché sappiamo che tutto ciò che è rimasto dietro non ha più validità, e quindi ci muoviamo in una dimensione sconosciuta.
In questa selva oscura io credo che alla fine riprenderà il sopravvento quello che è già codificato in noi, quella unione fra noi e il Tutto. Perché è proprio quando tutto sembra perduto, quando le certezze crollano, che è possibile ritrovare la coordinata di origine.
E comprendere che il vero “peccato mortale” è l’incapacità di vivere in sintonia con l’universo. “Paradiso” non è uno spettacolo su Dante e il suo affascinante iter nel terzo regno ultraterreno della sua Commedia. Non c’è l’imponente architettura, nè gli incontri con i suoi personaggi.
Eppure, proprio grazie ai versi memorabili e alle universali intuizioni del sommo poeta, il mio “Paradiso” diventa un viaggio iniziatico nella parte più sottile e profonda dell’essere, un tentativo di riconnessione con la parte più autentica che ci abita, quella scintilla divina che ci permetta di trasumar.