Se la strada potesse parlare è il delicato ritratto di una storia d’amore condizionato da due gravi piaghe sociali dell’America targata anni ’70: razzismo e giustizia corrotta. Alla regia il premio Oscar Barry Jenkins.
Persone dietro ad ogni azione
Se la strada potesse parlare (il titolo originale è If Beale Street Could Talk) è la storia di Tish (Kiki Layne) e Fonny (Stephan James), due ragazzi neri di Harlem che sognano un futuro insieme. Tutto cambia all’improvviso quando lui, poco più che ventenne, viene accusato di uno stupro che non ha mai commesso. Tish e la sua famiglia – pronta a dare fiducia e supporto incondizionati – cercano in tutti i modi di provare l’innocenza di Fonny ma purtroppo i fatti dimostrano che la giustizia non è uguale per tutti. Il giovane deve fare i conti con il razzismo e con la discriminazione della polizia, due muri difficili da abbattere. Quando Tish scopre di essere incinta, la mancanza del suo fidanzato diventa ancora più pesante. Il duro contesto nel quale si trova a vivere la fa crescere più in fretta ma i suoi valori non vengono intaccati. Se la strada potesse parlare, allora direbbe che Fonny non ha mai commesso quel crimine e soprattutto urlerebbe cos’accade realmente nella periferia di Manhattan.
Soprattutto una storia d’amore
Se la strada potesse parlare è un film che affronta diverse tematiche: dal razzismo alla maternità, dalla famiglia al ghetto, dalla corruzione della polizia alle solidarietà del quartiere. Un episodio esprime bene molte di queste sfaccettature: Fonny viene preso di mira dalla polizia per aver difeso Tish in un supermercato ma a risolvere il guaio ci pensa la titolare del negozio, una donna bianca che viene ascoltata proprio in virtù della sua pelle. Ma la pellicola è soprattutto una storia d’amore capace di passare sopra alle ingiustizie e ad un infausto destino. Kiki Layne lavora benissimo con lo sguardo: i suoi occhi brillano quando si trova accanto al fidanzato, a prescindere da cosa ci sia intorno. I due giovani innamorati riescono a ridere insieme anche in carcere: le brutture di Harlem non fanno perdere loro la voglia di vivere e di viversi.
Gli aspetti negativi della gravidanza
Le energie di Tish si dividono tra Fonny e il bambino che porta in grembo. La maternità non è tutta rose e fiori: a soli 19 anni deve lavorare, cercare di scagionare il padre del suo bambino, far fronte a nausee e stress. “A volte penso di mollare”, dice la giovane ad un certo punto. Alle parole però non seguono i fatti: Tish non molla affatto. Fondamentale il supporto della sua famiglia: la sorella (Teyonah Parris) la aiuta nelle indagini, il papà (Colman Domingo) la abbraccia durante le notti insonni, la mamma (interpretata da Regina King) è disposta a prendere un aereo fino a Portorico per cercare prove dell’innocenza del futuro genero. Ecco perché l’aspetto umano rappresenta la vera ricchezza del film. Le strade purtroppo non possono parlare ma il regista, il premio Oscar (vinto nel 2017 con Moonlight) Barry Jenkins, è capace di esaltare l’eloquente umanità di questi toccanti personaggi.
Empatici elementi narrativi
La musica e la voce narrante (è quella di Tish) creano un legame diretto con lo spettatore. Sembra di parlare con un’amica, o meglio, sembra di sentire lo sfogo di un’amica che vuole raccontare ciò che le sta accadendo. Jenkins indugia su alcuni dettagli per mostrare l’evoluzione dei personaggi, che passano dalla spensieratezza alla consapevolezza. All’inizio Tish e Fonny sono solo dei ragazzi innamorati, ma la vita li costringe a diventare molto di più. Nel finale c’è spazio per un’intensa riflessione sulla giustizia americana e sulle discriminazioni cui dovevano (o devono?) sottostare i cittadini neri. Tutto ciò crea una sana curiosità sulla situazione attuale: il problema è stato davvero risolto?
Se la strada potesse parlare, tratto dall’omonimo romanzo di James Baldwin, è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018 e arriva nelle sale distribuito da Lucky Red.