La nostra recensione di Secret Team 355, spy movie al femminile di Simon Kinberg, con Jessica Chastain, Lupita Nyong’o, Penélope Cruz e Diane Kruger, temibili spie alleate loro malgrado per salvare il mondo
Agente 355 è il nome della prima spia donna assoldata da George Washington durante la Rivoluzione Americana, di cui, per motivazioni facilmente intuibili, resta ignoto il vero nome. Già dal titolo, quindi, Secret Team 355 omaggia questa figura leggendaria. Sin dal 2017 l’attrice Jessica Chastain aveva in mente di produrre, con la sua Freckle Films, una spy story tutta al femminile al fine di portare nuova linfa ad un genere per decenni prepotentemente androcentrico. Affidata la regia a Simon Kinberg (incrociato sul set di X-Men: Dark Phoenix), Chastain si è accerchiata di un gruppo di colleghe fuoriclasse, ed è diventata la protagonista di un action di spionaggio divertente, ma non così rivoluzionario.
Alleanze improbabili
Quando un dispositivo che contiene programma di decriptazione che può accedere a tutti i sistemi digitali del pianeta finisce tra le mani dell’agente DNI colombiano Luis Rojas (Edgar Ramirez), una delle più pericolose menti criminali del pianeta Elijah Clarke (Jason Flemyng) si mette sulle sue tracce per impossessarsi dell’arma. La CIA invia la sua agente Mace (Jessica Chastain) per recuperare il dispositivo e impedire che venga utilizzato per scopi criminali. Inizia così l’avventura di Mace che tra viaggi intercontinentali, tradimenti e inseguimenti, per portare a termine la missione dovrà allearsi con l’esperta informatica ed ex-agente del MI6 Khadijah (Lupita Nyong’o), con l’agente tedesca Marie (Diane Kruger) e con la psicologa colombiana Graciela (Penélope Cruz).
Uno spy action prevedibile
Nella sua evidente volontà di svecchiare e rinfrescare un genere ormai codificato e perfettamente inserito nell’immaginario cinematografico di qualunque spettatore, Secret Team 355 tenta di riscrivere i topoi classici degli spy movie, ma finisce spesso con il riproporre espedienti e dinamiche trite e ritrite che lo rendono un prodotto piuttosto prevedibile nel suo sviluppo. I riferimenti a James Bond e, ancor di più, a Jason Bourne (con echi action alla Mission Impossible) sono palesi e neanche troppo velati. Una regia piuttosto caotica in alcune scene e l’evidente assenza di un budget sufficiente a garantire l’efficacia della messa in scena inficiano, però, sulla riuscita della pellicola. Una produzione indipendente che tenta di emulare la spettacolarità dei prodotti delle grandi major, invece di tentare una declinazione più indie dello spy movie.
Girl Power
Nonostante questo sono interessanti le riflessioni che il film mette in campo riguardo alla pervasività della tecnologia nella contemporaneità, allo stesso tempo alleata delle nostre spie e pericoloso nemico invisibile. Lo scontro più evidente che si consuma in Secret Team 355 resta però quello tra un maschile rappresentato come avido, meschino e doppiogiochista e il femminile incarnato dalle protagoniste. Donne diverse per abilità e caratteri: istintiva e audace Mace, astuta e calcolatrice Marie, acuta e razionale Khadijah e impacciata e mesta Graciela che si ritrova, suo malgrado, invischiata in un’operazione per la quale non è pronta. La femminilità, declinata nelle sue varie forme, diventa protagonista di una narrazione che rasenta in alcuni passaggi il didascalico, ma non sfocia mai in retorica fine a se stessa. Restano, però, Chastain, Kruger, Nyong’o e Cruz il vero cuore pulsante del progetto: il loro incredibile carisma permette di chiudere un occhio su tutte le imperfezione di un film capace di coinvolgere e intrattenere.
Secret team 355. Regia di Simon Kinberg. Con Jessica Chastain, Lupita Nyong’o, Penélope Cruz, Diane Kruger, Bingbing Fan, Sebastian Stan, Edgar Ramirez, Raphael Acloque, Jason Flemyng, John Douglas Thompson e Sylvester Groth. Al cinema dal 12 maggio, distribuito da 01 Distribution.
2 stelle e mezza