Short Theatre, dal 3 al 13 settembre parte la XVI edizione del Festival al Teatro Argentina, India, La Pelanda, WEGIL: anteprima il 2 settembre alla Reale Accademia di Spagna a Roma
La forma operistica che incontra l’epica africana, la poesia Romantica a confronto con la militanza ambientalista, la decostruzione dell’immaginario maschilista del rap, le danze di resistenza e autodeterminazione, le cartografie corporee, gli spazi hackerati e le disseminazioni urbane. Giunta alla XVI edizione, torna a Roma dal 3 al 13 settembre Short Theatre, il festival internazionale dedicato alla creazione contemporanea e alle performing arts, disseminato in spazi diversi della città: WEGIL e La Pelanda – Mattatoio di Roma, il Teatro Argentina, il Teatro India, il Teatro del Lido di Ostia e altri spazi urbani, in risonanza con le realtà attive nel tessuto sociale e culturale cittadino.
La coreografa cileno-messicana Amanda Piña e l’afroamericana nora chipaumire, la cantante lirica svedese di origini etiope Sofia Jernberg, l’eclettico e radicale artista francese François Chaignaud e il performer e regista coreano Jaha Koo, la scrittrice femminista di origini marocchine Wissal Houbabi e la diva apolide Lafandawh, la compagnia Motus e il collettivo Kinkaleri sono alcuni dei nomi di punta che segneranno dieci giorni di musica, teatro, danza, performance e installazioni, dj set, incontri e progetti di arte pubblica, anticipati dalla consueta anteprima alla Reale Accademia di Spagna il 2 settembre. Un festival in cui si incontreranno artisti e artiste, teorici, musicisti, poetesse, autrici, collettivi, spettatori e spettatrici provenienti dalle diverse anime che attraversano la città.
L’edizione 2021 sarà la prima con la direzione artistica di Piersandra Di Matteo che subentra a Francesca Corona ma la programmazione di quest’anno, che recupera alcuni progetti previsti nel 2020 e posticipati causa covid, porta la firma di entrambe, risultato di un dialogo continuo durante i mesi di avvicendamento.
Short Theatre 2021 è ideato e organizzato da AREA06 con la direzione artistica di Piersandra Di Matteo, nell’avvicendamento con Francesca Corona. È realizzato con il contributo di MiC e Regione Lazio con il Fondo Unico 2021 sullo Spettacolo dal Vivo, promosso da e con il patrocinio di Roma Culture. Si svolge con il sostegno di Azienda Speciale Palaexpo, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Lazio Crea, con il supporto di Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, Institut Français Italia, Reale Accademia di Spagna a Roma, Istituto Svizzero, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, DOTA – Dance On Tour Austria e di State of Geneva, The Swiss Arts Council – Pro Helvetia, SIS Foundation. Short Theatre fa parte dell’Estate Romana 2021.
Titolo di questa edizione: The Voice This Time. Eco vocali, falde sonore sotterranee, fremiti fantasmatici, frequenze interdette dal discorso maggiore, parole poetiche, atti di creolizzazione, ritmi e tuoni che sappiano invocare zone di attesa, di non ancora, di vibrazione tra i corpi: un continuo contrappunto fra udibile e visibile in grado di generare un ambiente che riverberi nel legame tra poesia, vocalità, suono. Sono queste le parole chiave di Short Theatre 2021, che si innestano in un percorso pluriennale di ricerca sulle questioni dei formati espressivi, sul rapporto con lo spazio pubblico, sulle stratificazioni culturali prodotte dalla Storia, sui processi di decolonizzazione delle arti e degli immaginari, e sulle identità di genere.
WEGIL
3/5 settembre
Il primo esempio evidente di questo articolato impianto teorico sono i tre giorni in apertura del festival al WEGIL – ex GIL, edificio razionalista di Luigi Moretti simbolo del colonialismo fascista, da tre anni al centro di un processo di risignificazione dello spazio pubblico come sede ideale di pratiche di decolonizzazione delle arti da parte di Short Theatre – che dal 3 al 5 settembre ospiterà CRATERE: uno spazio da cui sgorgherà verso l’esterno un flusso collettivo di voci, suoni antichi, poesie, vibrazioni ottiche. La prima scossa tellurica, il 3 settembre (con replica il 4), sarà provocata da Sofia Jernberg, cantante lirica di fama internazionale, svedese di origini etiopi, che indaga le possibilità strumentali della voce, includendo suoni e tecniche ancestrali che spesso contraddicono e inquietano lo stile convenzionale del canto, e che aprirà il festival affacciandosi e cantando al “balcone delle aquile” con Chasing the Phantoms: un gesto intenzionato che sovverte la prospettiva e l’eredità storica di WEGIL. Dentro questo CRATERE poi per tre giorni si avvicenderanno personalità e collettivi, tra teoria, pratica performativa, ricerca sonora, sperimentazione musicale e spoken poetry, all’interno di SPACCO (inteso come spazio relazionale), un allestimento curato dall’artista francese Anne-Lise Le Gac e dall’artista visivo svizzero Basile Dinbergs che ripensa la hall dell’edificio, consentendo al pubblico di attraversarlo in modo differente. Fra i protagonisti di CRATERE il teorico statunitense Norman Ajari, membro della Fondation Frantz Fanon, che da Philadelphia arriva a WEGIL per la prima volta in Italia: il 4 settembre discuterà nello spazio pubblico delle contraddizioni del pensiero eurocentrico, di black masculinity e delle sue rappresentazioni, in un incontro in collaborazione con il Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di Genere di Roma Tre. Di un paesaggio umano e fonetico in continua trasformazione, il Mediterraneo, si occuperanno invece il 4 settembre l’attivista femminista, artista e scrittrice Wissal Houbabi con il cantautore polistrumentista Vittorio Zollo, in una performance vocale dal titolo La muta. Mescolanza linguistica, performatività del dire e intertestualità sono le traiettorie in cui si colloca il lavoro artistico di Loreto Martínez Troncos, protagonista dell’anteprima di Short Theatre 2021 alla Reale Accademia di Spagna a Roma con breathe in, breathe out che, insieme al progetto Bacio all’aria dell’artista, ricercatrice, direttrice artistica Maral Kekejian, borsista per l’anno 2021 dell’Accademia, e al set del duo milanese Tzaziky & Crack di Tomboys Don’t Cry anticipa l’inizio della nuova edizione del festival. Troncoso sarà poi presente con [è-cri-tures]: Alma (primi tentativi) il 3 settembre nel CRATERE di WEGIL, articolando l’atto del dire, le parole, il loro tempo, il loro ritmo, il loro silenzio e attivando diverse forme di scrittura vocale.
Performatività dei corpi e rivendicazione politica, partendo dalle lotte femministe degli anni ’60 e ’70 a Roma, saranno i temi affrontati, sempre il 4 settembre, dalla studiosa Giovanna Zapperi in Strumenti dell’Autonomia, una conferenza sul cinema documentario delle e sulle donne realizzato in quel ventennio di radicali trasformazioni sociali, culturali e politiche. Su un fronte simile si muovono la poetessa Allison Grimaldi-Donahue, che il 3 settembre presenta A Mouth Covering a Mouth: The Women of Gruppo 63, performance poetica in cui reincorpora i versi delle donne del Gruppo 63; e le studiose Ilenia Caleo, Giada Cipollone e Annalisa Sacchi che nel talk dal titolo In fiamme (dagli anni Sessanta), cosa brucia ancora del 5 settembre indagheranno il lungo ‘68 per tornare a incendiare oggi le questioni esplose allora. Proseguendo lungo questa direzione, CRATERE ospita un affondo sullo snodo di quegli anni con la presentazione del documentario Essere donne, girato da Cecilia Mangini nel 1965 con l’intento di documentare la realtà sconcertante della condizione lavorativa e familiare della donna a confronto con l’immagine femminile edulcorata proposta dall’industria culturale degli anni Sessanta, cui segue Stendalì – Suonano ancora (1960), cortometraggio di Mangini su soggetto di Pier Paolo Pasolini, dedicato ai canti funebri della Grecìa salentina. Si insinuano all’interno di questo ciclo di incontri, talk e performance di CRATERE, all’interno di WEGIL, Cosimo Ferrigolo, Gaia Ginevra Giorgi e Edoardo Lazzari del collettivo Extragarbo con Acabadabra, un progetto di ricerca acustica su Roma che recupera sonorità del passato ed esplora le risonanze delle voci scomparse nei luoghi abbandonati della città, presentato al festival il 5 settembre. Il richiamo alla tradizione popolare, al lamento, alla dimensione percettiva e rituale della parola è poi al centro di Scongiuro di Giulia Crispiani e Patrizia Rotonda, lavoro a metà tra performance musicale e poetica, installazione visiva, teatro, presentata in una duplice versione site-specific: prima a WEGIL il 5 settembre, in cui compare la collaborazione della ricercatrice e attivista Mackda Ghebremariam Tesfau, e poi alla Pelanda l’8 settembre, con la presenza della musicista Julie Normal. La presentazione a Short Theatre di Scongiuro (parte I e II) rientra nella più generale collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio di Roma: Giulia Crispiani e Patrizia Rotonda, Jacopo Benassi e Lady Maru / Brutal Casual Magazine e Alexia Sarantopoulou sono infatti tre delle compagini artistiche che hanno preso parte durante l’anno a Prender-si cura, progetto di produzione e residenza artistica, ideato e curato da Ilaria Mancia negli spazi della Pelanda, i cui lavori saranno presentati al festival, in quegli stessi spazi che esso stesso abita da luglio a settembre.
La programmazione di Short Theatre 2021 a WEGIL prosegue poi con un calendario di performance più prettamente di danza, oltre che musicali. A partire dal suono dell’altrove di Думи мої – Dumy Moyi di François Chaignaud, tra le presenze internazionali più rilevanti di questa edizione del festival. Coreografo, danzatore, ma anche scrittore, storico e cantante, figura unica capace di mescolare cultura alta e pop, sfidando generi e categorie, Chaignaud darà vita, il 3 e 4 settembre, a un rituale percettivo alimentato dalla musica ucraina, filippina e sefardita e ispirato alle danze theyyam in Malabar, indossando un sontuoso costume dalle valenze scultoree e con la breve apparizione di un serpente di piccola taglia. Poi, il live set di Lafandawh del 3 settembre e il concerto di Ivo Dimchev, il giorno seguente 4 settembre: la prima è una vera diva apolide tra Iran, Messico, New York City e Londra che nella sua musica tesse un’identità insieme arcaica e avveniristica, tra sonorità elettroniche, ritmi intricati e influenze musicali molteplici; Dimchev invece è un artista di origini bulgare, camaleontico e irriverente, che spazia dal teatro alla musica dal vivo e che attraverso voce e corpo restituisce ogni volta un’essenza ibrida, misteriosa e incredibilmente attraente. I loro concerti saranno seguiti da due sonorizzazioni: il venerdì 3 quella della musicista palermitana trapiantata a Roma Maria Violenza, che offre un affaccio sulla sua variegata collezione di dischi; il sabato 4 delle Playgirls from Caracas, progetto che ricerca nel spazia nel panorama musicale in una sorta di archeologia queer portando nelle selezioni pop, cantautorato, elettroclash, punk, rrriot, synth pop e altro ancora.
LA PELANDA – MATTATOIO (e altri spazi)
6/11 settembre
Come l’edificio di Moretti a Trastevere, anche La Pelanda – Mattatoio di Roma – che ospiterà il festival dal 6 all’11 settembre – vedrà i suoi spazi, principalmente quelli esterni, radicalmente trasformati grazie al progetto di arte pubblica CHEAP Street Poster Art che a Roma presenta RECLAIM YOUR FUTURE, un’installazione di bandiere realizzate da diversi artisti attraverso le quali rivendicare ciò che è stato tolto sulla base di un diritto o di un desiderio. Silvia Calderoni e Ilenia Caleo realizzano la prima delle cinque tappe del progetto nomadico SO IT IS, ideato per The Time Being (Prototyping the Queering Platform) di Hong Kong: a Roma invitano la musicista Lola Kola a immaginare un poster del proprio corpo a grandezza naturale, unico come unici sono i nostri corpi: dal 6 settembre sarà possibile cercarlo nello spazio pubblico. Vero spazio da vivere e abitare durante i giorni del festival, la Pelanda sarà quotidianamente attraversata da ascolti musicali, live e dj set, fra cui la performance di crystallmess (11 settembre), producer e dj francese di origini caraibiche e africane, il cui stile eclettico passa dallo zouk e la dancehall all’afro-trance, alla techno di Detroit, che sarà introdotta dai dj di DEEP ‘N DANCE; e quello di MIGHTY (10 settembre), che nei suoi set esplora l’immaginario queer e black, come una navigazione sonora tra eredità del passato e sperimentazioni future, preceduta dal dj e producer romano BLECKBY; la sera di giovedì 9 sarà poi curata dal Circolo ARCI Fanfulla 5/a, rilanciando la duratura collaborazione con lo spazio di Roma Est, in una serata che vedrà alternarsi dj set e concerti e che si ripromette di toccare tutte le frequenze: dai dispositivi elettronici e i suoni macchinici dell’improvvisazione live del duo svizzero Semoroz / Souharce, alle chitarre e ai synth sognanti e malinconici del francese Marietta, dai suoni morbidi di PierPanico, alle bizzarre selezioni italo-francesi di GLM & Bob Junior.
ANTICIPATION OF THE NIGHT è il programma degli appuntamenti discorsivi, presentazioni di libri e pratiche di ascolto condiviso che vede già un primo appuntamento a WEGIL il 5 settembre – In fiamme (dagli anni Sessanta) cosa brucia ancora – per poi spostarsi alla Pelanda, ospitando la collaborazione la presentazione di Più brillante del sole, storico testo di Kodwo Eshun, appena uscito per la prima volta in italiano per i tipi di NOT, a partire dal quale si dipana una serata, di letture e ascolti con Valerio Mattioli e l’afrofuturist dj set a cura di Andrea Benedetti (7 settembre); la presentazione pubblica del progetto WILL YOU MARRY ME? Artist’s Book di Sara Leghissa e Marzia Dalfini, in partnership con NERO (9 settembre); la presentazione del volume Drammaturgie sonore, a cura di Valentina Valentini, con incursioni musicali di Daniele Verni e un intervento di Carla Tatò (8 settembre); l’incontro Assemblaggi Catastrofici con la compagnia madalena reversa, lo studioso britannico David Higgins e gli/le attivisti/e di Fridays for Future Roma, pronti a indagare la relazione tra romanticismo e crisi climatica come accade nello spettacolo Rømantic Disaster.
Fra i primi ad animare La Pelanda, Cherish Menzo, artista olandese di origini surinamesi che il 7 e 8 settembre presenta a Short Theatre Jezebel, performance ispirata alle modelle iper-sensuali presenti nei videoclip rap americani degli anni ’90 e 2000 invischiate in un cortocircuito tra autoaffermazione e oggettificazione da parte dello sguardo maschile che ha plasmato la cultura pop di quegli anni. Danze di resistenza e di autodeterminazione, che ribaltano le dinamiche del potere e della subordinazione e che, nell’intreccio tra corpo, ritmo e immaginario culturale, creano nuove modalità di interazione e socialità, sono anche quelle di Amanda Piña e Alessandro Carboni che durante il festival presenteranno al pubblico il risultato di un lavoro iniziato già nel mese di luglio nell’ambito di RECIPROCITY: progetto triennale la cui prima fase si è svolta a luglio grazie alla collaborazione del Mattatoio di Roma/Azienda Speciale Palaexpo, al via da quest’anno con il contributo di diverse realtà impegnate nel sociale e nella promozione culturale come CivicoZero Onlus, Carrozzerie n.o.t., Asinitas, MaTeMù, Lucha Y Siesta, Coloriage, SìR – Sharing In Rome, Teatro del Lido di Ostia e altre. RECIPROCITY sperimenta nuovi modelli di intersezionalità tra appartenenze e soggettività differenti diffuse nella città, attraverso diverse pratiche corporee e di condivisione. Un progetto che sposta il baricentro di Short Theatre nel cuore della vita urbana, osservandone i processi di selezione e marginalizzazione, mirando alla creazione di comunità temporanee in grado di attivare una reciproca trasmissione dei saperi e di riabitare le forme dell’aggregazione e della convivialità.
Ne sono esempio il progetto di shooting fotografico-performativo URLO_Roma del collettivo sperimentale toscano Kinkaleri, anche questo avviato a luglio e che a settembre invaderà la città con l’affissione disseminata di 300 manifesti raffiguranti soggetti urlanti, fra annunci di protesta e atti di liberazione; STELLE POLARI. Da Ostia a Short mi da 58 minuti coi mezzi pubblici, progetto di esplorazione del territorio dell’artista Sara Leghissa che si interroga sui concetti di visibilità e invisibilità nello spazio pubblico, partendo dal Teatro del Lido di Ostia, dove conduce un percorso partecipativo con un gruppo di adolescenti che si concluderà alla Pelanda con la presentazione/azione del libro WILL YOU MARRY ME? Artists Book (realizzato con Marzia Dalfini e pubblicato da NERO Editions) che invita il lettore a staccare le pagine e a ricollocarle nello spazio urbano; e la performance site-specific per la Galleria di Pelanda della coreografa ivoriana Nadia Beugrè dal titolo Quartiers Libre che esplora l’idea di tabù corporei e della rappresentazione del corpo nero femminile, in cui interverrà anche il gruppo di ragazzi e ragazze che avrà preso parte al suo laboratorio nei giorni precedenti la performance.
La coreografa cileno-messicana Amanda Piña – insieme a un corposo gruppo di donne e performer provenienti da alcune associazioni attive a Roma e in collaborazione con la sartoria romana Coloriage che ha co-ideato e realizzato la “nahuilla”, gonna di origine preispanica rivisitata per Short Theatre con una commistione di wax, plastica, paillettes – sarà al festival il 10 e 11 settembre con Frontera/Procesión. Un ritual del agua, rinnovato e collettivo rituale dell’acqua immaginato per Piazza Testaccio. Quella che Piña convoca e condivide è una danza y frontera, le cui radici affondano in una danza che celebrava la vittoria dei Cristiani sui Mori, passata a essere strumento di dominio nel progetto coloniale e infine riappropriata come pratica di autodeterminazione da parte di una comunità di giovani al confine tra Messico e Stati Uniti: sarà reincorporata e risemantizzata dalle partecipanti al laboratorio che l’artista terrà a Roma durante il festival. L’artista visivo e coreografo Alessandro Carboni presenta alla Pelanda sia The Angular Distance of a Celestial Body (7 e 8 settembre) che una incursione urbana esito del percorso laboratoriale Captures: due progetti che vertono sulla cartografia corporea dello spazio pubblico nel tentativo di riappropriarsi della complessità del mondo attraverso la relazione fisica, ritmica e spaziale tra i corpi. La dinamica dell’attenzione è invece al centro di ff_fortissimo del coreografo emergente Giuseppe Vincent Giampino, che debutta il 9 settembre: due corpi messi in vibrazione dalla musica elettronica della dj e producer Lady Maru, si trasformano in dispositivi di trasmissione reciproca di informazioni sensibili, sensuali ed erotiche, dissolvendo il confine fra osservati e osservatori, fra rappresentazione e corpo. Alla Pelanda Lady Maru sarà protagonista anche del concerto-performance Brutal Casual Magazine con il fotografo e artista visivo Jacopo Benassi, in scena l’8 settembre: un omaggio ironico e surreale al mondo delle sottoculture, dove la fotografia “in presa diretta” di Benassi danzerà con l’ebm, l’industrial, il synthpunk e il noise di Lady Maru. Le possibilità drammaturgiche della danza, infine, saranno esplorate, dal 7 al 9 settembre, dagli ospiti della seconda edizione di Les Cliniques Dramaturgiques, con un focus sulla Dance Dramaturgy, a cura di Riccardo Fazi/Muta Imago, progetto che sviluppa in Italia il format di ricerca e condivisione sulla drammaturgia contemporanea, ideato dal Festival TransAmériques di Montreal con il sostegno di PAV/Fabulamundi Playwriting Europe, in cui interverrano cinque dramaturg: Riccardo Fazi, Elena Giannotti, Anne Jelena Schulte, Stella Succi, Paola Granato.
Alla Pelanda Short Theatre presenta anche una serie di progetti che indagano il rapporto fra passato e presente, Storia collettiva e storia individuale, identità e appartenenza, classicità e linguaggi del contemporaneo. A partire dall’attesissimo ritorno al festival, dopo il grande successo riscontrato nel 2019, del coreano Jaha Koo che in The History of Korean Western Theatre, in scena il 9 e 10 settembre, esplora in profondità l’influenza della tradizione teatrale occidentale sul teatro coreano. Utilizzando video e musica, il regista e performer intreccia frammenti della propria storia con estratti della grande tradizione teatrale per costruire una sottile metafora della società coreana. Sempre nel segno del riverbero della Storia nelle vicende personali – ma in questo caso in relazione ai luoghi, agli oggetti e alla tradizione canora dello jodel – si muove Rompere il Ghiaccio di OHT, altro prezioso ritorno al festival, l’11 settembre: uno spettacolo che esplora i confini politici, paesaggistici e romantici di un’area transfrontaliera come il Trentino-Alto Adige, che mette in crisi l’idea stessa di confine così come l’amore mise in crisi l’isolamento del confino fascista. L’artista e performer italiana di origini eritree Muna Mussie debutta con una performance sui temi di identità, appartenenza, con una attenzione all’evento corporeo del linguaggio in Curva cieca, il 9 e 10 settembre: in scena sé stessa e le parole di Filmon Yemane, un ragazzo non vedente dall’età di dodici anni, per un lavoro che punta a scoprire la lingua tigrina, in una performance che usa la forma didascalica e la narrazione biografica per comporre un paesaggio intimo, nutrito di riflessioni filosofiche che interrogano la presenza. Sul versante del rapporto fra classici e linguaggi contemporanei, il 7 settembre Alexia Sarantopoulou porta in scena Ondina Quadri nella rilettura dell’Emilio di Jean-Jacques Rousseau, con una riflessione sul rapporto tra natura e cultura, sui modi con cui esperire la propria identità a contatto con il mondo attraverso una manipolazione sensibile di materiali, colori, immagini, in una vera drammaturgia degli oggetti. Rømantic Disaster segna invece, il 10 e 11 settembre, il debutto del duo artistico madalena reversa: un dispositivo ibrido fra concerto, performance video, testo teatrale e lettura poetica che mette in relazione la poetica dei giovani poeti del Romanticismo rivolta alla natura con le rivendicazioni ecologiche di chi lotta contro la crisi climatica. Rømantic Disaster fornirà l’occasione di un dialogo tra Maria Alterno e Richard Pareschi di madalena reversa con lo studioso britannico David Higgins e le/gli attivisti di Fridays for Future Roma in occasione dell’incontro Assemblaggi Catastrofici l’11 settembre, coordinato da Clara Ciccioni.
TEATRO INDIA E TEATRO ARGENTINA
9-13 settembre
Il rapporto fra classici della cultura occidentale e la creazione contemporanea è al centro anche del debutto di Tutto brucia di Motus, in scena al Teatro India dal 9 al 12 settembre nell’ambito di Short Theatre ma con repliche fino al 23 settembre. Tutto brucia è una co-produzione del Teatro di Roma – Teatro Nazionale, presentata nell’ambito della stagione 2021-2022 del Teatro India in collaborazione con Short Theatre. Con un titolo che evoca le parole di Cassandra nella riscrittura delle Troiane di Jean Paul Sartre, il nuovo progetto di Motus continua lo scavo fra le più scomode figure femminili del tragico, ripartendo da alcune domande divenute urgenti e imprescindibili durante la pandemia: quali vite contano? Cosa rende una vita degna di lutto?
Sempre al Teatro India, inoltre, Short Theatre ospiterà il 12 settembre la presentazione della 29° edizione del master internazionale di alta formazione teatrale École des Maîtres, coinvolgendo alcune compagnie della città nella messa in scena dei testi drammaturgici creati dai/lle partecipanti al progetto.
Domenica 12 e lunedì 13 settembre, infine, ci si sposta al Teatro Argentina per la grande chiusura del festival con uno dei progetti più attesi di questa edizione: dopo l’entusiasmo con cui è stata accolta nel 2019 torna a Short Theatre la travolgente artista e coreografa afroamericana, originaria dello Zimbabwe, nora chipaumire che presenta in Prima Europea uno degli 8 capitoli di Nehanda. Opera performativa (concepita in parallelo come format radiofonico, una vera Radio Opera), Nehanda ripensa l’idea di Opera, uno dei generi artistici più storicamente rilevanti nella cultura europea, mettendola in dialogo con l’immaginario africano, le sue tecniche di canto (in gola), la sua mitologia, la sua epica. Nehanda è uno spettacolo in co-realizzazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale nell’ambito di Grandi Pianure, presentato con il sostegno dell’Ambasciata degli Stati Uniti di America di Roma.