Scarseez è il nuovo singolo del duo degli Smokin’ Velvet che parla di musica come oggetto di consumo, ecco cosa ci hanno raccontato del brano e del loro progetto
Ciao ragazzi, il vostro nuovo singolo “Scarseez” parla di musica come oggetto di consumo. Voi reagite con ironia a questo dato di fatto ma cosa pensate del mercato attuale?
(Deep Sheet) Che dire, lo abbiamo appunto espresso nella canzone, la musica è un
oggetto di consumo, con un bel vestito e poca sostanza. Questo in particolare nel genere
che, antipaticamente, viene definito “urban”. Tante foto, tanti loghi, tanti endorsement,
tante luci insomma. Non solo, la cultura street (se può avere un senso come termine) è di
tendenza quindi tanti raccontano di un passato o di un presente che non gli appartiene. E
quando si tratta di povertà, violenza e disagio direi che è piuttosto grave. Ma noi l’abbiamo
voluta trattare in maniera leggera, perché alla fine chi parla di cose che non gli
appartengono deve essere trattato con il giusto peso. E poi rimane musica!
(Dreabb) Siamo consapevoli che, nella maggior parte dei casi almeno, più sei inserito
nella macchina del sistema dell’industria musicale e meno hai libertà artistica. Questo fa si
che gran parte della musica che esce debba seguire determinati canoni sonori e testuali
per far sì che stream e ascolti possano salire il più possibile. Questa cosa di per sé non è
necessariamente giusta o sbagliata, ma per quello che è il nostro approccio creativo
essere totalmente indipendenti, che per molti può essere problematico, è anche la nostra
cifra stilistica e ciò si rispecchia al 100% nel nostro immaginario musicale e grafico.
Musicalmente quali sono le vostre influenze?
(Deep Sheet) Mah, guarda, negli ultimi anni di tutto, ma proprio di tutto. Certo prediligo la
musica black: dalla house (sì, è musica black!) a Marvin Gaye ai BROCKHAMPTON.
Certo la mia primissima scuola è il rap italiano puro e crudo. Poi mi piace molto l’Indie
italiano e ovviamente tutte le perle della musica napoletana come si deve, da Pino Daniele
ai Nu Guinea.
(Dreabb) Io ho avuto la fortuna di crescere con un grande appassionato di musica in
famiglia (mio padre). Se stiamo parlando di hip hop e musica nera non posso non citare
Dr. Dre, Public Enemy e Quincy Jones, e ovviamente (anche se erano bianchi) i Beastie
Boys. Fin bambino sino ad oggi il gruppo che mi ha aperto la strada alla musica e mi ha
letteralmente deviato il cervello con la sperimentazione e l’umorismo sono gli Elio e le
Storie Tese. Poi sono un grande amante dei “classiconi”, i Beatles, Pink Floyd, Hendrix
come anche della scena elettronica anni ‘90 (Primal Scream, DJ Shadow, Prodigy per
citarne alcuni).
Ci raccontate di più sulla copertina del pezzo dato che l’avete realizzata voi?
(Deep Sheet) Si, ho realizzato io la cover del pezzo. Nella vita oltre a scrivere faccio anche
grafica, che sarebbe anche io mio “primo” lavoro. Cosa posso dire, ho cercato di
esprimere al meglio lo spirito della canzone.
Quali sono i vostri progetti futuri?
(Dreabb) Intanto segnatevi sul calendario che per la fine di gennaio avrete fra le mani il
nostro primo lavoro discografico, del quale non possiamo ancora svelare il titolo, e
soprattutto non vediamo l’ora di suonare dal vivo!