La recensione di Soul, il nuovo film targato Disney Pixar e diretto da Pete Docter: un vero capolavoro nel significato e nella musica, ma che difficilmente potrà essere compreso a pieno dai bambini
Un insegnante che sogna il jazz
Joe Gardner (che nella versione italiana ha la voce di Neri Marcorè) è un insegnante di musica delle scuole medie, perennemente insoddisfatto della vita e del suo lavoro. Se lui sogna una carriera come musicista jazz, la madre Libba invece vorrebbe vederlo sistemato e con uno stabile contratto a tempo indeterminato. Un giorno a Joe capita un’occasione d’oro: c’è un posto disponibile nella band della leggenda del jazz Dorothea Williams. Lui, determinato ad ottenere l’ingaggio, si presenta al provino e ottiene il lavoro che tanto sognava. Ma mentre si avvia felicemente verso casa per prepararsi alla sua prima vera esibizione, cade in un tombino.
Joe e 22, un incontro per la vita
Il distratto Joe si ritrova così nell’Altro Mondo, dove i consulenti aiutano le giovani anime a trovare una passione che le accompagnerà durante la vita sulla Terra. Joe finge di essere un “mentore di anime” nella speranza di trovare un modo per tornare nel suo corpo. Così, gli viene assegnata “22” (Paola Cortellesi), un’anima cinica rimasta nell’Ante Mondo per millenni poiché non crede che abbia alcun senso vivere. Ma l’incontro tra i due darà ad entrambi l’opportunità di mettersi in gioco come non avevano mai fatto prima.
Pete Docter ci riprova
Pete Docter torna a parlare di anime e senso della vita dopo i successi ottenuti con Up e Inside Out, entrambi vincitori dell’Oscar per il Miglior film d’animazione rispettivamente nel 2010 e nel 2016. Il regista, divenuto direttore creativo della Pixar nel 2018 dopo le dimissioni di John Lasseter, si muove su un terreno delicato ma che si dimostra perfettamente nelle sue corde. La visione di Soul è una vera meraviglia, poiché la storia accompagna con disinvoltura e tatto attraverso una inevitabile riflessione personale. Il linguaggio utilizzato non potrebbe essere più chiaro né più universale: passioni che costituiscono il sale della vita, ambizioni lavorative, amicizia, incomunicabilità familiare. Questi ed altri i temi affrontati, senza mai ricorrere a scorciatoie e soprattutto senza mai scivolare in banali ovvietà.
A suon di jazz
Il tutto è accompagnato dalle note jazz scritte per l’occasione da Trent Reznor e Atticus Ross. La musica è la passione di Joe, ma diventa anche una scintilla capace di accendere questo raffinato film d’animazione. Non a caso il titolo gioca sul doppio significato della parola, che richiama sia l'”anima” che il tipo di musica sviluppata negli anni ’60 dalla fusione di jazz, gospel e pop. Anche l’orecchio vuole la sua parte – soprattutto quando si tratta di lungometraggi Disney – ed è impossibile non apprezzare una colonna sonora godibile ed ispirata.
Ma i bambini?
Ciò che semmai va criticato – o almeno messo in discussione – è il target di riferimento. Soul va certamente considerato un film d’animazione per adulti, destinato ad un publico che ha superato da un bel pezzo l’età scolare o prescolare. Basti pensare alle considerazioni fatte appunto sul senso della vita o sulla persona che ogni essere umano vorrebbe diventare. Il film invita a vivere ogni giorno con passione, gustandosi ogni più piccola cosa senza sprecare nemmeno un istante. Così, anche un buon pezzo di pizza o una brezza leggera sul viso possono regalare una gioia a chi sa restare in ascolto. Difficile far passare un simile messaggio (per quanto importante) ad un bambino. Impossibile se si sceglie la strada percorsa da Soul. Il pubblico più giovane non troverà stavolta un nuovo Re Leone né una nuova Sirenetta, ed è un vero peccato. L’unico.
Soul, dopo aver aperto la 15ª Festa del Cinema di Roma (e costretto a rinunciare all’uscita nelle sale a causa dell’emergenza Coronavirus), è stato rilasciato gratuitamente su Disney+ il 25 dicembre 2020.