La nostra recensione di The Beekeeper, nuovo action thriller diretto dallo specialista David Ayer con protagonista Jason Statham, questa volta affiancato da Jeremy Irons e Josh Hutcherson: un film adrenalinico e muscolare che si appoggia ai topoi del revenge movie
Dopo il testa a testa con il luciferino Jason Momoa in Fast X e l’ennesima missione suicida di The Expend4bles, Jason Statham torna a lavorare da solo facendo quel che sa fare meglio: uccidere chiunque gli si pari davanti. The Beekeeper gli fornisce allora tutto l’occorrente, a partire da un villain arrogante e meschino che ha la faccia da schiaffi di Josh Hutcherson fino ad un Jeremy Irons suo protettore e complice. A dirigere ci pensa lo specialista David Ayer (Training Day, Fury, Suicide Squad), il quale tiene bene botta fino alla fine regalando un divertissement che non si prende troppo sul serio e che evita alcuni cliché del genere, ma non tutti. È nata una saga?
Mai truffare un’anziana indifesa
Adam Clay(Jason Statham) è un ex agente di una potente organizzazione clandestina conosciuta come “Beekeeper”. Dopo che la sua amica, nonché vicina di casa, la signora Parker (Phylicia Rashad), si suicida a causa di una truffa, Adam decide di vendicarsi contro la società responsabile. Così l’uomo decide di mettere in atto il suo piano senza sapere che la caccia lo porterà fino al figlio della presidentessa degli Stati Uniti, un ragazzino arrogante e spietato di nome Derek Danforth (Josh Hutcherson) e al suo protettore, un ex funzionario CIA di nome Wallace Westwyld (Jeremy Irons).
Le api e l’alveare
Curiosamente The Beekeeper non è il primo film uscito in sala nelle ultime settimane ad utilizzare le api e la loro organizzazione strutturale e sociale per tentare un parallelismo con il mondo che ci circonda, ma a differenza del suo predecessore qui i rimandi simbolici sono ben più simbolici e grezzi. L’ultima fatica con Jason Statham predilige la violenza dei colpi e degli scontri a fuoco o corpo a corpo alle metafore, sfruttando in pieno il carisma muscolare e machissimo del divo britannico. È cinema di mestiere quello di David Ayer, specialista che si è fatto le ossa negli ultimi vent’anni prima sceneggiando lo sporco e viscerale Training Day di Fuqua e poi con il war movie e il cinecomic.
Il risultato di questa lunga sublimazione è proprio The Beekeeper, un action thriller dal ritmo sincopato, dal montaggio brutale e frenetico come la propria materia narrativa e dalle scarse ambizioni, se non quelle di raccontare una storia il più dritta e avvincente possibile. Lo fa caricandola di un sottotesto etologico che paragona l’ascesa vendicativa di Adam Clay / Jason Statham ad un alveare da risalire favo dopo favo, livello dopo livello, in cui la difficoltà e la posta in gioco possano aumentare gradualmente come in un videogame. E proprio come in un videogame le soluzioni narrative diventano mano a mano più contorte, fino ad intrecciarsi al thriller cospirativo di matrice politica.
Botte da orbi
Quello che però alla fine interessa, e forse dovrebbe interessare di più di un prodotto come The Beekeeper (e l’utilizzo del termine prodotto non è del tutto casuale), sta proprio nel suo DNA fracassone. D’altronde non è un caso che Statham sia al centro in tutto e per tutto, sempre, anche quando il film tenta di instradarsi su di una sottotrama legata al senso della giustizia seguendo il personaggio della poliziotta dell’ FBI Verona, interpretata da Emmy Raver Lampman, alle prese con la caccia ai responsabili del suicidio della madre e, di rimbalzo, anche di Statham stesso. È l’unico momento in cui la pellicola tenta un minimo scarto rispetto alla progressione action sempre più incalzante, senza peraltro metterci troppa convinzione.
In The Beekeeper sono invece le botte da orbi, gli inseguimenti, le esplosioni, gli scontri corpo a corpo alla lama bianca o con armi improvvisate, la violenza ultra-stilizzata e la messa in scena patinata a farla da padrone, com’è d’altronde giusto che fosse. Il film di Ayer ingloba e fagocita letteralmente decenni di cinema di genere, dagli John Wick di recente memoria all’estetica anni ’80 di Jean-Claude Van Damme e Chuck Norris, senza dimenticare i Die Hard con Bruce Willis o i Rambo di Stallone. Un fritto misto che rimane comunque gustoso e accattivante, grazie al carisma di Statham e ad un ben ritrovato Jeremy Irons, capace di regalare un po’ di sana ironia British ad un villain altrimenti convenzionale.
Nel complesso quindi The Beekeeper risulta essere un lungometraggio non particolarmente originale o fresco ma senz’altro godibile, a patti ovviamente di mantenere una sospensione dell’incredulità molto alta e la capacità di resistere a qualche illogicità o assurdità diegetica di troppo. Per chi volesse ritrovare uno Statham al pieno della forma capace di frantumare teste, far fare indigestione di proiettili, spezzare arti e far passare un pessimo quarto d’ora ai propri sventurati avversari il consiglio è di goderselo in sala con un bel secchio di popcorn, senza preoccuparsi troppo del resto ma facendosi attrarre come gli orsi dal miele.
TITOLO | The Beekeeper |
REGIA | David Ayer |
ATTORI | Jason Statham, Josh Hutcherson, Jeremy Irons, Emmy Raver-Lampman, Michael Epp, Phylicia Rashad, Minnie Driver |
USCITA | 11 gennaio 2024 |
DISTRIBUZIONE | 01 Distribution |
Tre stelle