La nostra recensione di The French Dispatch di Wes Anderson con Timothée Chalamet ed un cast stellare: una smisurata ode al giornalismo in cui il regista estremizza tutti i suoi meravigliosi vezzi, rischiando però di trasformarla solo in un esercizio di stile
Dare forma cinematografica ad un giornale con tanto di divisione in articoli e inserti. The French Dispatch, ultima fatica larger than life del regista Wes Anderson è un patchwork visivo e narrativo che trasuda da ogni fotogramma la sfavillante estetica del suo autore. Presentato al Festival di Cannes 2021, è un film strabordante che vanta un cast all star sterminato e riconferma la stravaganza maniacale del regista di Grand Budapest Hotel.
Tra le pagine di un giornale
Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray), l’ammirato direttore della testata French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, muore per cause naturali e la redazione del suo giornale si riunisce nei suoi uffici ad Ennui-sur-Blasé, Francia, per scriverne il necrologio. A partire da questo quadro iniziale il film rivela la sua natura di contenitore di storie. La narrazione, infatti, è frammentata in vari episodi che adattano su schermo le pagine del numero finale della testata, in cui trovano spazio svariati pezzi scritti dai più esimi giornalisti della redazione.
Gli episodi del film
A fare da sfondo a tutti gli episodi del film è la cittadina francese di Ennui, descritta nel suo fascino macabro e degradato nel pezzo d’apertura del bizzarro Sazerac (Owen Wilson). Segue il racconto firmato dalla cronista Berensen (Tilda Swinton) della storia di uno squilibrato artista ergastolano (Benicio del Toro) che conquista la critica con la sua arte astratta grazie all’interesse del famelico gallerista Cadazio (Adrien Brody). C’è posto anche per la cronaca di una rivolta studentesca guidata dal giovane Zeffirelli (Timothée Chalamet), che vede implicata ideologicamente e sentimentalmente l’integerrima autrice del pezzo, Krementz (Frances McDormand). Chiude il ritratto del rinomato chef Nescaffier (Stephen Park) ad opera del solitario Wright (Jeffrey Wright) che si trasforma in un rocambolesco racconto poliziesco.
Un’ode al giornalismo
L’intento primario di questo film antologico è osannare le possibilità del giornalismo decantato in tutta la sua carica libertaria. Gli episodi, uniti dalla volontà di rendere con le immagini la visceralità del processo creativo, trasudano un amore per la comunicazione giornalistica e per i suoi prodigiosi artefici che fa da trampolino di lancio alla celebrazione della parola. The French Dispatch è, infatti, un film logorroico in cui la presenza della parola non si esaurisce nello scambio di battute tra i tantissimi personaggi, ma si materializza in un’infinità di didascalie, manifesti, stralci di giornali, copertine di libri e qualunque oggetto di scena possa aver impresso e ben visibile una manifestazione di linguaggio scritto.
Un regista visionario
Bizzarro, grottesco, maniacale, intellettualistico, esagerato. The French Dispatch è Wes Anderson all’estrema potenza. Simmetria, fluidità nei movimenti di macchina, uso artistico dello zoom, gestione magistrale delle folle (vedasi le straordinarie scene in cui gli attori si ritrovano immobilizzati nelle pose più bislacche) sono solo alcune delle maniacalitò tecniche che impreziosiscono la pellicola. Alla variegata scelta cromatica, che è pura gioia visiva, tipica del regista, inoltre, si aggiunge questa volta un continuo switch con il bianco e nero che aggiunge poeticità alla messa in scena. Non mancano, tra l’altro, personaggi stravaganti, satira graffiante e ironia grottesca, situazioni più paradossali e strampalate in un tripudio di eccentricità che è il meraviglioso marchio di fabbrica dell’autore. Gli amanti di Anderson non potranno che amare quest’opera d’arte.
Esercizio di stile?
Il problema più grande del film, però, è che a tratti c’è troppo Wes Anderson. La straordinaria messa in scena non riesce a colmare delle lacune nel ritmo di alcuni episodi ed a sopperire ad una generale confusionarietà che alla lunga potrebbe stancare lo spettatore meno avvezzo ai tecnicismi. Non tutti gli spunti tematici sono ugualmente approfonditi perché non c’è il tempo per farlo. Si raccontano troppe vicende ed in questo calderone fumante anche i temi più interessanti perdono il proprio sapore. È, inoltre, un vero peccato vedere sprecati nel marasma dei personaggi grandi interpreti che si limitano ad apparizioni fugaci come Edward Norton, Saoirse Ronan, Willem Dafoe ed Elizabeth Moss solo per citarne alcuni. Che si rischi l’ostentazione?
Nonostante il film possa apparire un mero esercizio di stile e non tutte le storie narrate risultino ugualmente efficaci, The French Dispatch resta un capolavoro visivo fuori dal comune che merita lo schermo più grande possibile per essere guardato e godere insieme a Wes della magia del cinema.
The French Dispatch. Regia di Wes Anderson. Con Timothée Chalamet, Saoirse Ronan, Elisabeth Moss, Léa Seydoux, Bill Murray, Willem Dafoe, Christoph Waltz, Tilda Swinton, Benicio Del Toro, Frances McDormand, Rupert Friend, Owen Wilson, Adrien Brody, Alex Lawther, Anjelica Huston, Lyna Khoudri, Edward Norton, Fisher Stevens, Jeffrey Wright, Tony Revolori, Jason Schwartzman, Henry Winkler, Lois Smith, Griffin Dunne, Mathieu Amalric e Denis Ménochet. Uscita al cinema 11 novembre 2021, distribuzione The Walt Disney Company Italia.
