The hate U give imprigiona lo spettatore tra i due mondi di Starr: quello della scuola privata che frequenta e quello del ghetto dal quale proviene (dove assiste ad una sparatoria mortale). Il risultato è una pellicola forte, divertente, emozionante.
Starr e Starr 2.0
Starr (interpretata da Amandla Stenberg) è una ragazzina del ghetto. I genitori la mandano in una scuola privata per offrirle una scappatoia, così lei si divide tra il quartiere in cui è cresciuta e il costoso istituto nel quale studia. A scuola si sente una Starr diversa, una Starr 2.0. Una sera però tutte le sue certezze vengono spazzate via: davanti ai suoi occhi viene ucciso Khalil, un amico d’infanzia che spacciava per mantenere la sua famiglia. La polizia ha compiuto un’ingiustizia ma le discriminazioni verso i neri rischiano di lasciare il crimine impunito. A quel punto l’adolescente non potrà più chiudere gli occhi e lotterà per i diritti della sua gente.
Protagonista magnetica
La giovane Amandla Stenberg è splendida nel suo ruolo. Sguardo intenso e viso pulito, rende la sua Starr un vero catalizzatore. A lei il merito di adattarsi a tutti i registri del film: dalla spensieratezza della scuola alla tragedia dell’omicidio, dal dolore per la morte di Khalil alla determinazione nel volerlo vendicare, dal romanticismo dei suoi baci con il fidanzato Chris (KJ Apa) alla tenacia nel sopportare le minacce del boss locale King (Anthony Mackie). Tutto ruota intorno a lei e la giovane attrice, classe 1998, regge decisamente bene il colpo. Ciò rende più semplice per il regista far passare il messaggio del film: The hate U give significa che l’odio che ricevono i bambini frega tutti proprio perché loro non sapranno far altro che restituire quell’odio. Starr cerca di spezzare la catena e per farlo attinge ad una maturità e un coraggio che vanno oltre la sua giovane età.
Quando tutto cambia è impossibile tornare indietro
La morte di Khalil spinge Starr a riflettere sul concetto di amicizia. In passato un proiettile vacante aveva ucciso una sua amica ma in quell’occasione, pur avendo riconosciuto l’assassino, aveva taciuto per non essere presa a sua volta di mira. Stavolta però è cresciuta, si sente più forte e vuole essere un’amica migliore. Impossibile tornare indietro perché ha una nuova consapevolezza di se stessa e della sua gente: perché deve vergognarsene? Perché non deve lottare affinché le cose cambino? Questo la rende la portavoce perfetta per il movimento Just us for Justice, impegnato nel combattere per la parità di diritti tra bianchi e neri. “È impossibile essere disarmati quando l’unica arma che temono è il tuo essere nero”, dice Starr al suo fidanzato (bianco). Lui capisce perfettamente cosa significa questa frase, ma farlo capire a tutti gli altri sarà una sfida ben più complessa.
Lotta tra bene e male dai contorni sfumati
La polizia non sempre rientra tra i ‘buoni’ e i cattivi (come Khalil, che spaccia droga solo perché sua madre non è autosufficiente e sua nonna ha il cancro) non sempre sono così ‘cattivi’. Lo si capisce da una chiacchierata che Starr ha con suo zio Carlos (interpretato da Common, premio Oscar nel 2015 per la canzone Glory di Selma – La Strada per la libertà), un poliziotto che non può dirsi corrotto ma nemmeno imparziale. Lui stesso ammette che nessuno avrebbe sparato se al posto del nero Khalil ci fosse stato un uomo bianco in giacca e cravatta. Quell’uomo sarebbe potuto essere un signore della droga, ma nessuno avrebbe fatto partire il colpo letale. Starr a quel punto vuole fare qualcosa: come suo padre le dice, lei ha quel nome perché deve risplende. E risplenderà.
The hate U give è stato presentato alla 13ª Festa del Cinema di Roma ed è distribuito da 20th Century Fox. La storia è tratta dall’omonimo romanzo del 2017, opera di Angie Thomas.