Alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 conferenza del film The Room Next Door con il regista Pedro Almodovar e le interpreti Tilda Swinton e Julianne Moore: ecco cos’hanno raccontato
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 è stato presentato, in Concorso, il film The Room Next Door del regista Pedro Almodovar (qui la nostra recensione). Erano presenti le acclamate interpreti Tilda Swinton e Julianne Moore. Tra gli altri attori a partecipare al progetto ci sono anche, John Turturro e Anya Taylor-Joy. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures a partire dal 5 dicembre 2024.
Pedro a quasi 75 anni, questo è il tuo primo film in lingua inglese, perché è stato importante per te fare un film in inglese?
P.Almodovar: Per me è come iniziare una nuova era, con un film in inglese. Ci ho pensato da quando ho letto le prime pagine del romanzo di Sigrid Nunez, ho pensato anche che fosse impossibile adattarlo tutto. Ma ero molto attaccato ad un particolare capitolo, con protagoniste due donne newyorkesi nella metà degli anni ’80. Non sarò un esperto di cultura americana, ma so come lavorare con due donne degli anni ’80, è un periodo che conosco bene.
La lingua non è stata un problema e le interpreti hanno compreso alla perfezione il tono melodrammatico che volevo dare al racconto. Loro due sono il tema principale del film, vederle recitare è come un festival, sono stato molto fortunato.
Pedro che conversazioni avete avuto rispetto al tema della morte, e alla capacità di parlare di questo tema che non è per niente semplice?
P.Almodovar: Sì, è sempre difficile parlare della morte. Sono nato in una regione della Spagna chiamata La Mancha, e lì c’è un’importante cultura della morte, soprattutto tra le donne, infatti è stata mia sorella a tramandarmela. Io sono vicino al personaggio di Julianne, mi sento immaturo rispetto alla morte, che è ovunque, ma non riesci ad acchiapparla. Quando abbiamo girato nel bosco, eravamo noi tre ma sentivo un’altra presenza, come se la morte fosse lì. Il personaggio di Tilda dà una lezione sull’argomento, e anche io mi sento accresciuto.
T.Swinton: Abbiamo parlato così tanto di vita, che questo film per me è sulla vita. Io personalmente non sono spaventata dalla morte e non lo sono mai stata. So che ci fermiamo, so che la morte è intorno a noi, la percepisco, sono vicina alle mie persone care che trapassano, ma abbiamo parlato solo di vita, cosa si può dire sulla morte? Questo è un film sull’autodeterminazione, su un personaggio che prende la vita e la morte tra le sue mani e decide cosa farne nei limiti del suo possibile. Quando abbiamo girato nella casa nel bosco è stato speciale, il mio personaggio non vuole morire, vede la possibilità di nuove avventure, diventa un trionfo, una celebrazione della vita.
J.Moore: Penso ci sia una potente forza vitale nei film di Pedro, quando li guardi è quasi come se potessi sentire il battito del cuore di tutti i personaggi. Molto di questo film nasce da domande come “Cosa significa essere vivi?” “Avere un corpo?” “Avere qualcuno accanto?”. Il mio personaggio decide di rimanere accanto a quello di Tilda, impara ad essere presente per lei e la fa sentire più viva. Pedro riesce a mostrare benissimo questa celebrazione della vita ogni giorno.
P.Almodovar: Il mio film credo sia in definitiva una risposata alle forme di odio presenti in tutto il mondo. Dalla guerra, ai problemi di immigrazione che esistono nel mio Paese e in molti altri. Vorrei fare un appello, credo che l’unica soluzione sia che ognuno di noi debba far sentire la propria voce e il proprio negazionismo negli ambiti che gli sono consentiti. Dobbiamo parlare e manifestare il negazionismo, solo così possiamo aspirare ad un futuro migliore (applausi).
Pedro vorrei chiederti della fede, hai speranza nel futuro?
P.Almodovar: Ci provo ad essere ottimista, Almudena Grandes una magnifica scrittrice spagnola che non è più tra noi, mi dedicò una delle sue opere, dicendo, “Pedro, L’allegria, la felicità, sono la migliore forma di resistenza, il miglior modo di resistere…”. Io sono molto d’accordo.
Pedro in alcuni dei tuoi film c’è spesso un personaggio malato, c’è un motivo particolare?
P.Almodovar: Io stesso ho delle infermità che mi hanno impedito, non tanto la mia carriera nel cinema, ma alcuni spostamenti in generale. Nel caso di questo film, la malattia è terminale, non come in “Dolor y Gloria“. Questa è una pellicola a favore dell’eutanasia, e ciò che è ammirabile del personaggio di Tilda è il modo in cui reagisce e affronta il suo cancro.
Tilda e Julianne cosa vi ha entusiasmato del portare questi personaggi sul grande schermo?
T.Swinton: Questo film è una storia d’amore, tra i personaggi di Ingrid e Martha, e cerca di mostrare come l’amicizia nella sua maniera più essenziale è il cuore di ogni forma di amore. Inoltre credo riguardi l’evoluzione, e qualsiasi cosa tocchi, che sia la guerra o il cambiamento climatico, c’è fede. Fede nell’evoluzione e nel cambiamento. Il rapporto tra madre e figlia, ad esempio, sopravvive attraverso il personaggio di Ingrid. C’è sempre speranza, la speranza nell’evoluzione è per me il cuore del film.
J.Moore: Quello che trovo estremamente commuovente di questo film e che spesso vediamo pellicole sul rapporto madre figlia, ma raramente vediamo film sull’amicizia femminile. E davvero non so se esiste un altro regista al mondo che lo farebbe oltre a Pedro. L’importanza dell’amicizia, come una storia d’amore, ed è stato speciale per me e Tilda, nel lavorare ogni giorno, nel conoscersi ed imparare di più l’una dell’altra. È stato molto profondo.
Pedro quando compare il personaggio della figlia è esattamente uguale a quello di Tilda, perché questa scelta?
P.Almodovar: Si avevamo avuto l’idea che Tilda potesse interpretare entrambi i personaggi, una madre ed una figlia che sono identiche. Ciò aiuta a far fuoriuscire i problemi che le hanno tenute separate per anni. Io non credo nella reincarnazione, ma in questa pellicola c’è qualcosa che ha che fare con la reincarnazione del personaggio di Tilda. E lo stesso avviene con Ingrid che si trasforma praticamente in sua figlia.
Tilda e Julianne, cosa apprezzate di più dei film di Pedro e c’è qualcosa di lui che avete scoperto e vi piacerebbe condividere?
J.Moore: La cosa che ho trovato fantastica è che in tutti questi anni ho pensato che nei film di Pedro ci fosse qualcosa di puramente spagnolo, ma quello che non avevo capito, è che c’è solo Pedro, è solo Pedro. L’ho scoperto entrando in casa sua, i suoi film sono diventati realtà, i colori, l’arredamento, tutto. Era tutto lì, c’è così tanto di lui in quello che fa, è questo che ho scoperto mano a mano lavorando con lui. Per me è stato eccitante, e come attore devi arrenderti alla visione del regista, e la sua vibrava di vita e umanità.
T.Swinton: Ho scoperto il lavoro di Pedro nella metà degli anni ’80 quando ero a Londra, il primo suo film che ho visto è Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi” e ci siamo resi conto di avere un cugino a Madrid che occupava uno spazio artistico similare, facendolo suo. Pedro non è mai stato marginale, è sempre stato al centro di un movimento culturale e di un cambio culturale. Da allora l’ho venerato, e non mi ero mai resa conto che avrebbe potuto trovare spazio per me nella cornice di un suo film.
Quando l’ho incontrato gli ho detto, imparo lo spagnolo per te, puoi farmi fare un personaggio muto. Lui è stato dolcissimo. Quando conosci il suo linguaggio, e finisci a far parte di uno dei suoi film… è davvero un viaggio. È stato davvero un privilegio per me, lui continua ad essere un ispirazione e ancora mi sento una studentessa guardando il suo primo film (applausi).