Punto di sbarramento, tredicesimo appuntamento della nona stagione di The Walking Dead, rimane ancorato a un clima carico di promesse che si snodano con svogliata lentezza.
Una lunga attesa
Punto di sbarramento (Chokepoint), tredicesimo episodio di The Walking Dead 9, determina l’ennesima battuta d’arresto di questa nona stagione, che nella prima parte sembrava aver corretto il tiro, rimediando agli errori commessi in precedenza. Un’altra puntata filler, che promette nuovamente grande azione e colpi di scena, che crea il clima per un pathos, che in realtà non arriva, se non in una breve scena di lotta finale tra Daryl (Norman Reedus) e il numero due dei Sussurratori (Ryan Hurst). Anche Punto di sbarramento, proprio come l’episodio 9×12 Guardiani, prepara il terreno per quello che dovrebbe essere, almeno ci auguriamo, il grande finale di stagione, lo fa però indugiando con la stessa vitalità e lo stesso entusiasmo di un paziente in sala d’attesa dal dentista, che sfogliando vecchie riviste o buttando l’occhio sui quadri di un improbabile artista post moderno alle pareti, si prepara alla resa dei conti con il trapano ortodontico.
Daryl e l’Angelo Custode
Anche in questo caso una sottotrama debole, inefficace e a tratti assurdamente banale, fa da sfondo alla storyline principale, che gira attorno a Daryl, al suo fedele amico cane Dog e alla new entry Connie (Lauren Ridloff), vista dai suoi compagni d’avventura rimasti a Hilltop come l’angelo custode per eccellenza, e alla loro “missione segreta”. Quello che si sviluppa tra l’arciere e la ragazza è un rapporto di complicità, fatto anche di piccoli scontri e di opinioni discordanti, che ricorda molto la tenera amicizia, a cavallo tra la quarta e la quinta stagione, tra Dixon e la compianta Beth (Emily Kinney). Ma Connie è una donna più forte e determinata della defunta sorella di Maggie (Lauren Cohan), sa fare valere le sue idee nonostante non le esprima a parole, e tiene testa a Daryl come forse riesce a fare solo Carol (Melissa McBride). Che sia finalmente arrivato il tempo dell’amore anche per il taciturno della serie?
Una sottotrama priva di mordente
La già citata scadente sottotrama, purtroppo non aggiunge nessun punto in più allo snodarsi della vicenda. Anche nella storyline secondaria di Punto di sbarramento, come in quelle degli ultimi episodi, si gettano le basi per creare la suspance, in modo poco convincente e quasi tedioso, del gran finale. Si continua dunque a menzionare la tanto attesa fiera, che via via inizia a diventare un po’ più concreta (ma senza esagerare non sia mai!), cominciando a snocciolare aspettative e speranze che i vari personaggi ripongono in essa. E come d’obbligo ormai in queste puntate di transizione, troviamo un ostacolo, un problema futile, insipido, con l’unico obiettivo di rallentare la narrazione, che però, magicamente, la parlantina di Carol e una proposta veramente insulsa, risolvono nei canonici quaranta minuti dell’episodio.
The Walking Dead come Titanic?
A tre episodi dalla conclusione ci chiediamo se il fulcro del cambiamento di rotta di The Walking Dead sia concentrato tutto alla fine, oppure se questa nona stagione non sarà stato l’ennesimo tentativo fallito di salvare una nave che sta inesorabilmente affondando. Probabilmente bisognerebbe dare maggiore spessore ad alcuni personaggi, come per esempio Michonne (Danai Gurira), Tara (Alanna Masterson), Aaron e perfino Negan (Jeffrey Dean Morgan) a cui era stata tacitamente promessa una marcia in più, ma che invece sembra quasi vadano a marcia indietro. Soltanto i prossimi appuntamenti potranno darci le risposte giuste, sperando di non assistere ancora a escamotage improbabili, triangoli (o quadrangoli?) amorosi improponibili, per cercare di rendere più appetibile una serie che forse ha esaurito il suo percorso.
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