La recensione di Ti mangio il cuore: la Puglia diventa un Far West selvaggio e sanguinoso nella pellicola diretta da Pippo Mezzapesa presentata a Venezia 79
La miccia dell’odio
Puglia, 2004: il promontorio del Gargano è conteso da criminali che sembrano venire da un tempo remoto governato dalla legge del più forte. Una terra arcaica da far west, in cui il sangue si lava col sangue. A riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali, è un amore proibito: quello tra Andrea (Francesco Patanè), riluttante erede dei Malatesta, e Marilena (Elodie), bellissima moglie del boss dei Camporeale. Una passione fatale che riporta i clan in guerra. Ma Marilena, esiliata dai Camporeale e prigioniera dei Malatesta, si opporrà con forza di madre a un destino già scritto.
L’eleganza del bianco e nero
Pippo Mezzapesa porta alla Mostra del Cinema di Venezia una pellicola che ha l’eleganza tipica del bianco e nero, capace di esaltare gli affascinanti scenari del Gargano. Esemplare, in questo senso, l’ampia panoramica delle saline che fa da sfondo al primo incontro d’amore tra Andrea e Marilena. Il regista gioca con i chiaroscuri e li sfrutta sapientemente per aumentare la gravità di alcuni momenti ma anche le espressioni del volto dei suoi attori. I lineamenti di Elodie, al suo esordio cinematografico, ben si adattano alla situazione: il ruolo della femme fatale le calza a pennello non solo per l’innegabile bellezza ma anche per l’algida dignità che riesce ad imprimere al suo personaggio.
La prima pentita della mafia del Gargano
Quella che all’inizio sembra solamente una storia d’amore e vendetta, infatti, si rivela essere molto di più. Il personaggio di Marilena, come sottolineato nei titoli di coda, è infatti liberamente ispirato alla prima pentita della mafia del Gargano (Rosa di Fiore). La sua testimonianza ha fatto luce sul sistema dei clan del promontorio ma l’ha anche costretta a fuggire per sempre verso una meta tutt’ora ignota. Una decisione coraggiosa, cui il film cerca di dare tutta la complessità che la accompagna.
Sete di vendetta
Il protagonista maschile interpretato da Francesco Patané è quello che subisce la maggiore evoluzione. Il cambiamento, tuttavia, lo avvicina inevitabilmente al clan nel quale è nato e alla sanguinosa disumanità che lo caratterizza. Se all’inizio Marilena viene attratta dalla candida genuinità del giovane che la corteggia spudoratamente, il rapporto si va via via sgretolando col crescere dei crimini di cui si rende autore. “Non ho mai ucciso nessuno”, dichiara con orgoglio all’inizio della pellicola. Con la complicità della madre Teresa (interpretata da Lidia Vitale), accecata dall’onore e dalla sete di vendetta, le cose cambieranno velocemente. E per Marilena sarà impossibile tenere ancora gli occhi chiusi.
Atmosfere da Far West
Ti mangio il cuore trae la sua ispirazione da una vicenda reale, oggetto dell’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini edito da Feltrinelli. Pippo Mezzapesa racconta quella storia a modo suo, attingendo alle polverose atmosfere del Far West. Per farlo si affida ad un cast altisonante, tra cui spiccano i nomi di Michele Placido e Tommaso Ragno, che risulta credibile grazie ad una buona alchimia e alla capacità di non calcare mai troppo la mano. Lo scorrere del sangue non viene strumentalizzato e risulta efficace proprio per questo. Il punto di rottura nella trama arriva poi al momento giusto. Proprio quando il cerchio sembra chiuso, le carte vengono rimischiate per impartire una lezione che ogni clan dovrà imparare sulla propria pelle: non ci si può fidare di nessuno.
Ti mangio il cuore, prodotto da Indigo Film con Rai Cinema in collaborazione con Paramount+, è stato presentato alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti e uscirà nelle sale il 22 settembre distribuito da 01Distribution. Diretto da Pippo Mezzapesa, il cast è formato da Elodie, Francesco Patanè, Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Tommaso Ragno, Giovanni Trombetta, Letizia Cartolaro, Michele Placido, Brenno Placido, Giovanni Anzaldo, Gianni Lillo e Mauro Lamanna.