Tully è il riuscito terzo atto di una trilogia con la quale Jason Reitman e Diablo Cody raccontano l’essere donna in opposizione ai principali stereotipi di genere. Con una straordinaria Charlize Theron nel (difficile) ruolo principale.
Una sola storia lunga tre film
Se c’è un filo rosso che lega questo Tully alle due precedenti collaborazioni tra il regista Jason Reitman e la sceneggiatrice Diablo Cody, Juno e Young Adult, è il modo in cui questi tre film riescono a descrivere l’universo femminile nel modo meno stereotipato e consolatorio possibile, concentrandosi in modo diacronico su tre periodi fondamentali nella vita di una donna. Anzi, volendo completare il quadro, potremmo aggiungere alla lista, come postilla legata a un’età più matura, anche il bellissimo (ed enormemente sottovalutato) Dove eravamo rimasti, scritto dalla stessa Cody per Jonathan Demme.
La femminilità come ribellione
Il trait d’union tra queste quattro opere è la scelta delle protagoniste di vivere ognuna la propria età in aperta ribellione alle regole comportamentali che la società del buonismo più politically correct tende ad associarvi. Ecco quindi che Ellen Page in Juno decideva di portare a termine una gravidanza indesiderata malgrado fosse poco più di una bambina e Charlize Theron in Young Adult si rifiutava di vivere il suo non essere (ancora?) moglie e madre a trent’anni come un fallimento personale. In Tully questo meccanismo viene addirittura estremizzato in una quarantenne che, arrivata al terzo figlio, del tanto decantato miracolo della maternità avverte ormai quasi solo il disagio, in primis quello fisico.
La storia
Marlo (interpretata nuovamente da una straordinaria Charlize Theron, ingrassata 23 chili per questo ruolo) ci appare infatti fin da subito come una donna prima di tutto stanca. Ogni sua azione quotidiana viene ripetuta ad libitum come parte di un copione al quale nessuna madre/moglie può in alcun modo sottrarsi. Fino a quando, all’alba della terza maternità, suo fratello Craig (Mark Duplass) le offre in regalo una tata notturna. La donna, sulle prime riluttante a rinunciare alla centralità del suo ruolo sulla figlia appena nata, si lascia convincere a fare entrare nella propria vita la giovane Tully (Mackenzie Davis) che, con i suoi modi spensierati e stravaganti, porta una inaspettata ventata d’aria fresca nell’ormai stantio menage familiare di Marlo.
Un concetto ben più complesso
Il classico canovaccio dell’elemento alieno che arriva all’improvviso a sparigliare la carte in una dinamica descritta come evidentemente stagnante serve in realtà a Reitman e Cody per ragionare su un concetto ben più complesso, ovvero l’accettazione di sé nello spazio e nel tempo nel quale ci si trova ad abitare. L’impulso primario di Marlo è infatti un vero e proprio rifiuto del uno stato fisico e sociale, ma soprattutto anagrafico. La triste presa di coscienza che la propria vita sia ormai soltanto una questione di poppate notturne e cambio pannolini porta la protagonista ad una forma di dissonanza cognitiva che è il vero cuore pulsante del film.
Tully: una Mary Poppins 2.0
Il fatto che Tully, questa Mary Poppins 2.0, abbia più o meno la stessa età che aveva Marlo quando ha messo su famiglia, non fa che amplificare i rimpianti della protagonista verso un passato che sembra un’altra vita. Lo stesso rifiuto espresso da Marlo verso il proprio essere madre e moglie lo ritroviamo nella scelta degli autori – difficile considerare Tully un film solo di Jason Reitman – di confezionare una commedia indie, tutto sommato classica, sulle difficoltà del crescere evitandone i dogmi più abusati. È evidente nel ritmo a fasi alterne e per niente piacione impresso all’opera, così come nell’apparente disinteresse per la risata più fracile.
In conclusione
Anche il twist narrativo finale – di cui ci guarderemo bene dal dire oltre – è esemplificativo di un film che si rifiuta ostinatamente di essere ciò che, almeno superficialmente, potrebbe apparire e che rappresenta un ulteriore scarto di senso che, sebbene giovi alla fruizione generale dando un’effettiva chiusura all’arco narrativo, sa un po’ troppo di già visto. Ma forse anche questo rientra nella scelta di Jason Reitman e Diablo Cody di rifuggire da tutti gli elementi più abusati dello storytelling. Anche quello del facile stupore.
Tully, diretto da Jason Reitman e interpretato da Charlize Theron, Mackenzie Davis, Ron Livingston e Mark Duplass, sarà in sala dal 28 giugno 2018, distribuito da Universal Pictures.