Uomini da marciapiede, la recensione della commedia di Francesco Albanese con Paolo Ruffini, Herbert Ballerina, Clementino e Rocìo Munoz Morales
A un passo dal baratro
Gabriele, Gennaro, Oscar e Paco (Paolo Ruffini, Francesco Albanese, Herbert Ballerina e Clementino) sono quattro amici che, per ragioni diverse, si trovano a un passo dal baratro. Durante i Mondiali di calcio scoprono che alcune donne si sentono sole e cercano compagnia. Diventano, un po’ per caso e un po’ per necessità, dei veri e propri “uomini da marciapiede” e trovano così il modo di guadagnare una piccola fortuna. Ad aiutarli l’adorato zio Leonardo e sua moglie Mirella (Francesco Pannofino e Serena Grandi). Questa situazione paradossale li porta a scoprire se stessi da un punto di vista diverso, mettendoli di fronte a sorprese inaspettate.
La regia di Francesco Albanese
Francesco Albanese firma il suo secondo lungometraggio, del quale è regista oltre che protagonista: “Ho immaginato una regia non statica, la macchina da presa si deve muovere seguendo i personaggi e lo stile, sempre al servizio della narrazione, cambi a registro in base alle situazioni in cui si trovano i protagonisti. Infatti se nelle scene che riguardano in modo più specifico l’avventura, i movimenti di macchina sono più rapidi, più vicini al linguaggio del videoclip, in altri momenti utilizzo inquadrature più intense per raccontare gli stati d’animo dei protagonisti e dei personaggi a loro più vicini”, ha spiegato.
Un fallimento nefasto
L’alternanza di stili registici differenti, tuttavia, non fa brillare una commedia che non eccelle in nessuna delle sue caratteristiche. L’aspetto puramente ludico, affidato alla presenza di Herbert Ballerina ma anche a quella di Paolo Ruffini e di Francesco Pannofino, si rivela troppo banale e prevedibile per poter risultare efficace. Se poi si vuole analizzare la componente più riflessiva, il fallimento diventa ancora più nefasto. Alcuni spunti narrativi sembrano trarre la loro ispirazione da pellicole di successo quali Nessuno mi può giudicare (con Paola Cortellesi costretta a improvvisarsi escort per il bene di suo figlio) o Full Monty (in cui un gruppo di uomini “normali” impara a sedurre con divertenti spogliarelli), ma Uomini da marciapiede non si avvicina nemmeno lontanamente al piglio brillante dei titoli citati.
Buona coralità del cast
Non va meglio alle storie d’amore in cui vengono coinvolte Rocìo Munoz Morales e Cristina Marino, per non parlare del finale buonista che all’improvviso mette tutti d’accordo. Uomini da marciapiede pone sullo sfondo il calcio, lo sport più amato in Italia, ma non riesce comunque a parlare degli italiani. Buttare nel calderone la famiglia allargata, la violenza sulle donne o il vizio del gioco non rende più profonda una storia che non ha la forza né di far ridere né di far riflettere. La coralità del cast – in cui spiccano Francesco Pannofino e Fioretta Mari – resta probabilmente l’aspetto più riuscito di una storia troppo sbiadita per poter convincere.
Uomini da marciapiede. Diretto da Francesco Albanese con Paolo Ruffini, Francesco Albanese, Herbert Ballerina, Clementino, Rocìo Munoz Morales, Cristina Marino, Fioretta Mari, Lucia Di Franco, Yari Gugliucci, Francesco Pannofino e Serena Grandi, al cinema dal 7 settembre distribuito da Altre Storie con Minerva Pictures.