Venezia 75: Opera senza autore, recensione dell’emozionante film di Donnersmarck

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Opera senza autore, film di Florian Henckel Von Donnersmarck presentato alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia, racconta la crescita e l’evoluzione umana e artistica di Kurt Barnert.

Una ricerca universale

Il film Opera senza autore di Florian Henckel Von Donnersmarck, presentato alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia, racconta, attraversando quasi tre epoche storiche della Germania, l’intensa vita dell’artista Kurt Barnert (Tom Schilling), la sua storia d’amore con Elisabeth (Paula Beer) e il rapporto conflittuale con il suocero (Sebastian Koch). Tra la ricerca della verità e della propria identità di uomo e artista, Kurt tenta di superare tutti gli orrori e i dolori che la vita gli ha causato, senza mai dimenticare, senza immaginare che proprio attraverso il ricordo e il legame con il suo passato, riuscirà a fare ciò che è veramente importante: trovare se stesso.

Un film nel film

Opera senza autore tocca temi forti e variegati, che a volte possono distrarre l’uno dall’altro. È denso di avvenimenti, momenti storici, sentimenti e, soprattutto, messaggi. Il regista Florian Donnersamrck non solo mette in scena la Germania nazista, quella sotto il governo sovietico e poi quella divisa dal muro di Berlino, ma racconta come tutti questi eventi hanno influenzato la vita di persone che, anche involontariamente, ne hanno fatto parte, vivendo momenti che non potranno mai dimenticare. La Storia, che sembra fare solo da sfondo al racconto, ne diventa parte integrante, legando indissolubilmente i personaggi che saranno, senza poterlo evitare, anche prodotti della guerra.

Opera senza autore
Sebastian Koch in una scena del film Opera senza autore

Tutta una generazione

Il film parte da un Kurt bambino che vive l’avvento del nazismo senza rendersene conto, subendone le conseguenze. La storia diventa poi quella di un ragazzo in preda a sogni adolescenziali che riesce a rifugiarsi solo nell’arte. Il racconto arriva infine a quel bambino ormai cresciuto, diverso, disilluso, che cerca di trovare un senso alla propria vita senza il quale non riuscirà mai ad essere felice, e a lasciarsi alle spalle tutto ciò che lo ha fatto soffrire. Kurt cerca la propria identità perché non ha mai avuto modo di poterla costruire, perché attorno a lui accadevano troppe cose che lo distraevano, cose terribili a cui cercava invano di non pensare.

Una storia fatta di immagini

Il protagonista non dice mai effettivamente quale sia il suo tormento, ma da spettatori del film e della storia, si riesce a percepire quella che prova. Kurt è un ragazzo e diventerà poi un uomo, che non parla di sé, che non si apre, che non dimentica, ma che riesce ad esprimersi solo attraverso l’arte, quella stessa arte che la Germania nazista, all’epoca della sua infanzia, gli vietava. Kurt non si sente nessuno senza la pittura che occupa ogni secondo della sua giornata, lui non parla del suo passato perché è quello che lo blocca, ma che potrebbe anche salvarlo.

Opera senza autore mostra
Cai Cohrs (nei panni di Kurt a 6 anni) in una scena del film Opera senza autore

Verità personale

Attraverso l’arte si vede tutta l’evoluzione di Kurt, come uomo e come artista, accanto alla vita dell’inquietante personaggio del professor Seeband, uomo sadico e rigido che sembra privo di qualsiasi umanità, persino nei confronti della sua famiglia. Lui è il perfetto esempio di prodotto della guerra, tanto da arrivare a condannare a morte le persone con la sua professione di medico durante il nazismo, continuando a fare poi, dopo la fine della guerra, gli stessi terribili errori, macchiandosi degli stessi crimini. In Opera senza autore è chiaro che Kurt ricerca da sempre la verità, ma si tratta della sua verità, dei suoi ricordi e dei momenti felici vissuti con persone che non ci sono più.

Da sfocate a nitide

Kurt fa quello che ama: dipinge, ma per lui non è abbastanza. Capisce di non riuscire a mettere se stesso in quei dipinti, in quella disperata ricerca della sua arte attraverso continue prove, studio e sperimentazione. Sperimenta nell’arte sperimentando nella sua vita. Lui cerca qualcosa, ma ancora non sa che cosa. Nel corso del film Kurt sembra capire che a renderlo unico sono le vicende che hanno cambiato e condizionato la sua vita e cerca di conoscersi concentrandosi su quei momenti, sulle foto che contengono ricordi, istanti che catturano per sempre qualcosa… prima che svanisca.

Opera senza autore Tom Schilling
Tom Schilling in una delle più celebri scene del film Opera senza autore

Uno straordinario insieme

Dalla guerra, alla difficoltà di comunicazione che lascia spazio a sentimenti ed emozioni magistralmente raccontati, a un film fatto di immagini che trasmettono l’interiorità del protagonista, al tema dell’amore, del senso di colpa, del ricordo, della censura, della nostalgia di ciò che non si può più recuperare, il film mostra l’importanza di avere uno scopo nella propria vita, sempre, di ricercare la propria identità, la propria verità, senza la quale, per quanto ci si sforzi, è difficile se non impossibile, essere felici. Un’ottima regia, una recitazione pulita ed emotiva, fatta di sguardi e volti che esprimono l’intensità dei sentimenti e della sofferenza dei personaggi, e una fotografia che ritrae con attenzione sia il periodo storico che quello della vita privata, tutto questo abilmente accompagnato dalle musiche del grande compositore Max Richter, rende Opera senza autore, titolo fortemente simbolico, un film quasi perfetto.

Opera senza autore, scritto, diretto e prodotto da Florian Henckel Von Donnersmarck, con Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Saskia Rosendahl, presentato alla 75ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, uscirà nelle sale il 4 ottobre 2018.

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