La nostra recensione di Argentina, 1985 di Santiago Mitre, intenso legal dramedy in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2022: un film potente sulla necessità di tutti gli uomini di non scendere mai a compromessi con il potere e con la Storia
Ricardo Darín e Peter Lanzani sono i protagonisti di Argentina, 1985, il nuovo film di Santiago Mitre prodotto da Amazon Prime Video e presentato in concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia: un’opera stratificata e incredibilmente emozionante che racconta dell’uscita di un paese dai suoi giorni più bui fatti di repressione e totalitarismo, e che potrebbe riservare qualche sorpresa ai prossimi Oscar.
Uno dei processi più importanti del ‘900
Siamo a Buenos Aires nella primavera del 1985. A due anni dalla fine della sanguinosa dittatura guidata dal generale Jorge Rafael Videla, nota anche come Processo di riorganizzazione nazionale, un pubblico ministero di nome Julio Strassera (Ricardo Darín) viene incaricato dal neopresidente argentino Raúl Alfonsín di guidare il procedimento giudiziario contro Videla e la sua intera giunta militare, colpevoli di crimini contro l’umanità per aver ucciso o fatto sparire nel nulla migliaia di dissidenti politici e di innocenti; si tratta del secondo processo più importante del secolo dopo quello di Norimberga. Verrà affiancato da un altro PM molto più giovane ed inesperto ma altrettanto determinato di nome Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani), e da una squadra di avvocati alle primissime armi ma desiderosi di fare la propria parte e di entrare nella storia del paese. Tra minacce più o meno anonime, attentati falliti e pressione dell’opinione pubblica che spinge per la condanna da un lato e dei vertici militari e politici che spingono per l’assoluzione dall’altro, il processo servirà come occasione di riscatto per un’intera nazione dopo gli anni terribili della repressione.
Un film che si muove tra dramma e commedia
Argentina, 1985 sembra partire come il più classico dei legal drama, ma appare subito chiaro come in realtà l’intera struttura narrativa sia stata concepita per bilanciare perfettamente dramma e commedia. A far da contrappeso infatti a scene cariche di tensione, come quelle che precedono il processo in cui tutto il team si trova a far fronte ad intimidazioni e ritorsioni, troviamo momenti che volgono decisamente lo sguardo verso la commedia pura: da antologia è la scena in cui la moglie del personaggio di Julio risponde a tono ad uno dei tizi al telefono che continuano a minacciarli di morte. Questo continuo rimbalzare tra i generi aiuta l’immedesimazione dello spettatore anche per quanto riguarda la sfera privata sia di Strassera che di Ocampo; se del primo infatti vengono mostrati l’armonia e l’equilibrio familiare nonostante la situazione di pericolo, del secondo viene sottolineata la forte contrapposizione tra l’etica del giovane Luis e i legami stretti che la sua famiglia ha da sempre intessuto con Videla.
Un racconto rigoroso e solido
Nel portare alla luce questa pagina di storia tragica e di grande impatto emotivo Santiago Mitre tesse la tela di una narrazione senza fronzoli, in cui la ricostruzione precisa e puntuale dell’Argentina post-dittatura si fonde con una messa in scena altrettanto accurata e impreziosita da un cast di attori in stato di grazia. Oltre ai due protagonisti infatti si segnalano le prove di Norman Briski, nei panni del mentore e amico del protagonista Alberto Ruso, e di Héctor Diáz in quelli dell’avvocato di Videla. Due personaggi agli antipodi i loro, accomunati dalla lunga esperienza in tribunale ma profondamente divisi dalle motivazioni etiche del proprio lavoro. E in un film come Argentina, 1985 sono proprio le motivazioni dei personaggi a spingerli ad accettare o no dei compromessi col potere. Lo sguardo di Mitre però non è mai né colpevolizzante e né tantomeno assolutorio nei loro confronti, limitandosi invece a fotografare la rabbia di un popolo che grida a gran voce di volere giustizia e non vendetta e che per sette lunghi anni si è visto costretto a lottare per tenere acceso l’ultimo barlume di speranza per la libertà. Sarebbe stato molto facile scadere nella più becera e rassicurante retorica, ma Argentina,1985 riesce a delineare vittime e carnefici con un senso di gravitas narrativa non comune in questo tipo di rappresentazioni. L’unico neo è la rappresentazione della figura di Videla, ridotta quasi ad una macchietta nelle poche scene in cui compare; sarebbe stato più interessante regalargli maggior spazio e maggior profondità, e magari anche farlo interagire direttamente con Strassera o Ocampo. Invece si limita quasi sempre ad un terribile, quanto esaustivo, silenzio.
Il cinema come strumento di lotta universale
Nonostante Argentina, 1985 ( prima produzione Prime Video del paese sudamericano) sia una pellicola profondamente legata alla sua terra e al suo popolo, riesce comunque ad utilizzare il racconto cinematografico come mezzo di espressione universale per denunciare il pericolo del silenzio e della connivenza rispetto ad ogni forma di sopraffazione e totalitarismo. Questo avviene tramite una sceneggiatura lucidissima, che nel corso dei quasi 140 minuti di durata riesce a tratteggiare il conflitto interno, esterno e ambientale di entrambi i protagonisti mettendoli contro le loro stesse famiglie, alcuni dei loro stessi ideali e parte del loro stesso paese pur di andare fino in fondo nella ricerca della giustizia. Un impegno difficilissimo ed estremo portato avanti da personi comuni (come si definisce lo stesso Strassera in una scena chiave del film), che hanno la responsabilità di parlare a nome di chi non può più farlo o di chi non ha mai avuto il potere di farlo.
Nunca más
Argentina, 1985 è quindi la cronaca di come anche la pagina di storia più atroce e disumana di un paese possa essere il punto di partenza per poter andare avanti, per poter guardare alla democrazia e al futuro come strumenti potentissimi di riscatto sociale. Il processo che guida la trama non è solo un processo alla dittatura, agli stermini, al sangue innocente versato e alla repressione ma anche e soprattutto agli uomini che li hanno permessi perché hanno voltato la testa indietro. Ed è proprio questo il monito che il film vorrebbe lanciare, rappresentato dal tema della responsabilità individuale e collettiva nel far sì che certe tragedie non vengano dimenticate e che soprattutto non vengano ripetute mai più. O, come recita il nome del rapporto della Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas che ha dato il via al processo, nunca más.
Argentina, 1985. Regia di Santiago Mitre con Ricardo Guarín, Peter Lanzani, Norman Briski, Héctor Diáz, Alejandra Flechner, Carlos Portaluppi e Gina Mastronicola, uscirà direttamente su Prime Video il 21 ottobre 2022 distribuito da Amazon Prime Video.
4 stelle